Tutto il calcio secondo Totti

Tutto il calcio secondo Totti LEADER IN CAMPO E FUORI, APPASSIONATO DI DONNE E BELLE AUTO, L'EX PUPONE È ATTESO ALL'ESAME DI MATURITÀ IN AZZURRO Tutto il calcio secondo Totti AldoCazzullo inviato a SAPPORO ADESSO che si comincia davvero, guai a chi scrive ancora: «TOTTI PALLONE BORO», come da storico striscione laziale. Boro, modernizzazione di binino, caricatura della romanità. Totti non è così: è Roma, è la Roma, e anche un bel pezzo della nazionale. Nessun calciatore è stato tutt'uno con una squadra e una città come lui, nato in via Vetulonia quartiere di porta Metronia, pulcino nella Smit Trastevere, amico dei capitifosi, gente che si chiama Mortadella e Marione, cacciatore di tifose e letterine nella discoteca Goa ai Mercati generali, gran giocatore di bingo e di playstation (gioco preferito le carte, scopa briscola e poker); figlio di una famiglia della piccola borghesia da lui riunita nel villone con piscina a Casalpalocco, periferia Sud, tutti insieme il papà Enzo impiegato di banca la mamma Fiorella casalinga il fratello Riccardo procuratore. E nessun calciatore in tempi recenti è stato così giovane e così importante per gli Azzurri, forse neanche Rivera, grandissimo ma discusso, molto amato e molto odiato, mentre l'unico pericolo per Francesco è di essere sopravvalutato, Già nessuno lo chiama più Pupone. Il Trap non ha occhi che per lui. Certo, altri giocatori gli stanno nel cuore, il Trap è attento alla difesa, è conscio del peso di Vieri, ha un debole per la grinta di Gattuso che gli ricorda il Furino del Comunale, gli piace Inzaghi anche per il modo di giocare, rapido e rapinatore, lo chiama con affetto Pippo talvolta anche Pippetto; con lui però non si allarga mai, lui è sempre e solo Totti. Indispensabile. Lo consacrò a Praga, dopo la sconfitta: «Ci è mancato Totti». Trapattoni è convinto sia un fenomeno. Probabilmente ha ragione. Di sicuro, ne abbiamo bisogno. In questi 14 giorni di ritiro giapponese, Francesco ha tenuto su il gruppo. Con gli scherzi, con le battute: Del Piero è triste? «Ha festeggiato troppo dopo lo scudetto». A Sapporo si gioca al chiuso, in uno stadio tutto coperto? «Sembra de sta' ar concerto». Ma non manca l'aria? «Soffiamo noi». Stringiamoci a Totti, dunque: perché il tasso di fantasia del centrocampo muscolare del Trap è modesto; e perché fa davvero un freddo terribile. I giapjohesi, nella loro millenaria stona, lanno coi^iderato Hokkaido, l'isola più a Nord dell'arcipelago ghiaccio e fuoco, nevai e vulcani -, un posto per reietti e banditi dalla società. La colonizzarono solo nel 1860, ovviamente decimando gli indigeni, gli Ainu. L'incrocio di correnti calde e fredde, provenienti dalla Siberia, ne fa uno dei luoghi più nevosi del pianeta: un posto da Gustavo Thoeni, che infatti vi conquistò il primo oro olimpico; essendo giugno, piove. I giapponesi prsvidenti hanno costruito un surreale stadio tutto coperto, che a Trap ha ricordato 2001 Odissea dello spazio (da lui posticipata al 2005) e agli Azzurri è parsa una palestra; solo Totti ha pensato a un auditorium; o forse era un palazzotto dello sport riconvertito per un concerto cu Venditti. Subito dopo l'Italia si sono allenati i nostri avversari di oggi. Intirizziti, i calciatori dell'Ecuador hanno salutato i rari ma rumorosi tifosi, stremati da un viaggio durato due giorni (Guayaquil-Miami-San Francisco, per- nettamento, poi 16 ore di volo sino a Tokyo e altre due per Sapporo) e pagato a rate che li perseguiteranno per 18 mesi. «Speriamo di non finire come l'Arabia Saudita» che ne ha presi 8 dai tedeschi, sorridevano, ignari che il Trap ha rinunciato alla difesa a 3 per timore delle discese di tale Delacruz, e ieri ha precisato di non temere solo lui, ma anche El Capitan Aguinaga che ha quasi quarant'anm, Kaviedes ennesima trouvaille esotica ài Gaucci e Augustin Delgado detto El Tin. Totti tiene comunque a precisare che «io non c'ho paura de nessuno». Lo dimostrò all'Europeo, semifinale con l'Olanda, al momento di tirare quei rigori che ci sono costati gli ultimi tre Mondiah. «Mo' je faccio er cucchiaio», anticipò ai compagni. E quelli: ma va là! pensa a segnare! Fece il cucchiaio, fece anche vacillare Zoff poi finito da Berlusconi, ma segnò. Un gesto di immaturità. Oppure di maturità precoce e straordinaria.. Qualcosa che ricorda le mosse bizzarre e geniali di un Celentano, che gli valsero la definizione di Bocca, «un cretino di talento». Totti ha certo talento, e un modo molto romano e niente affatto cretino di esprimerlo, immediato, sapido, conciso, che gli consente di sdrammatizzare le cose senza banalizzarle. Ti sei accorto di essere in Giappone, Francesco? «Come no. Dalle facce». Lui però ha scelto di circondarsi delle solite. I compagni della Roma: ora ha fatto anche pace con Montella («ma siete stati voi giornalisti a fare tutto 'sto casino»). Il preparatore atletico Vito Scala, che ha fatto venire dall'Italia a sue spese e con il permesso della federazione, uno di quei personaggi oscuri e importanti cui i calciatori si appoggiano come a un padre. La fidanzata Ilary Blasi, professione letterina, che oggi si porterà a Sapporo in favore di telecamera. Il fratello Riccardo, che è arrivato l'altro ieri Riccardo è anche presidente della società «Number Ten» per lo sfruttamento della sua immagine, curatore degli investimenti immobiliari (case terreni e un centro sportivo), procuratore; e protagonista di un storia significativa del personaggio. Fino al febbraio 2001, Francesco era rappresentato da Franco Zavaglia, sodo di Alessandro Moggi, figlio di Luciano. Zavaglia ha trattato con la Roma il rinnovo del contratto. A un passo dall'accordo - un miliardo al mese -, Totti ha revocato il mandato a Zavaglia, l'ha affidato al fratello e ha lasciato passare tre mesi prima di firmare: così il denaro della percentuale è finito in famiglia. Zavaglia l'ha presa male e ha fatto ricorso al collegio arbitrale della federazione. Francesco, ha presenziato alla prima udienza; alla seconda ha mandato un certificaito medico, ed è partito per Shann el Sheik; a conferma che per riuscire nel calcio occoire una certa dose di disincanto, e per mettere (almeno provvisoriamente) nel sacco un Moggi, ne occorre un po' di più. Totti ne dispone e questo lo aiuta a non prendersi troppo sul serio. Altri con il suo curriculum sarebbero diventati infrequentabOi: a 13 anni il primo Mondiale giovanile; a 16 l'esordio in A come appunto il golden boy Rivera; a 21 è il più giovane capitano della storia della Roma; a 22 la prima volta in nazionale; poi la consacrazione dell'Europeo, lo scudetto, il gladiatore tatuato sul bicipite destro (anche per ragioni pubblicitarie: scarpe, ' auto, una banca, e pure una marca di calzini). Cosa diventeremmo se vedessimo la nostra faccia in tutte le fermate del metrò di Tokyo? Lui l'ha vista ed è rimasto simpatico e disponibile, ieri ad esempio ha esordito con un «non parlo» e poi ha parlato più di tutti, ha firmato autografi (illeggibili, con il solo cognome, scritto con gigantesche t infantili) ai giornalisti giapponesi, si è espresso per frammenti e battute, accarezzandosi i capelli di continuo come quando non è del tutto a suo agio, ha pagato il tributo quotidiano alla banalità, la concentrazione l'emozione la pressione quelle cose lì, preoccupato no concentrato sì, appena una scrollatina di spalla alle domande insidiose; sempre facendosi il codino, spartendosi la riga, salutando i cronisti romani e romanisti di cui è amico personale, «tranquilli ragazzi, sto al 99 per cento», con quel sorrisetto che non dice se parla sul serio oppure no. Come ogni storia italiana ài successo, è consacrata da un imitatore - Massimo Giuliani, che ieri - sera ha dedicato una puntata di «Convenscion» a lui e al Trap dalle macchine - una Ferrari, una Lamborghini, un fuoristrada, più altre in prova - e dalle donne. A lui non piacciono allusive, pallide, angèlicate: le preferisce di una bellezza solare ed esplicita, insomma bbone: Maria Mazza la valletta di Domenica In, fidanzata storica; Samantha De Grenet, storia passeggera, divisa con Pippetto Inzaghi; Ilary, oggi in tribuna e in tv. Lui non se ne lascerà distrarre; perché si sente chiamato all'ultima prova di maturità, non più leader della Roma e di Roma ma della nazionale e per 29 giorni dell'Italia tutta, subito dopo il Trap. Sciolga gli ultimi dubbi, magari faccia qualche gol a incrementare vm bilancio non brillantissimo (in serie A, 59 in 10 anni), confermi che la genialità è semphee, e stavolta 0 Pallone d'Oro, quello con la d e l'apostrofo, non glielo potranno negare. PerTrap è un fenomeno ma lui sdrammatizza sempre. E dello stadio coperto dice: «Me pare de sta'ar concerto» In Giappone ha voluto la fidanzata letterina il fratello manager e a proprie spese il preparatore della Roma Alessandro Nesta (Lazio) e Francesco Totti (Roma), i simboli delle due anime romane in Nazionale