Margherita e Ds, due lingue diverse di R. R.
Margherita e Ds, due lingue diverse LA MOSSA DELL'ESECUTIVO APRE UN DOPPIO FRONTE NEL CENTROSINISTRA Margherita e Ds, due lingue diverse Letta: trattare è una cosa positiva. Fassino: vogliono solo dividere ROMA E il centrosinistra si divide sulla rottura sindacale e sul significato politico della mossa del governo. Se per la Margherita trattare «è positivo», per il segretario della Quercia Piero Fassino (d'intento del governo è quello di dividere i sindacati». «Credo che il dialogo sia utile e positivo e che la trattativa sia necessaria», afferma il responsabile economico della Maigherita Enrico Letta. Anche s? l'ex ministro dell'Industria giudica «un fatto non positivo la divisione sindacale», sottolinea che «il governo oggi ha ammesso una sconfitta e ha fatto un passo indietro», ma aggiunge che «ora è fondamentale sbloccare il nodo delle riforme». «Un giudizio di merito lo daremo a fine trattativa - spiega Letta - ed esprimiamo fiducia nei confronti del negoziato che le parti sociali faranno in questo mese. Per ora il giudizio è sospeso, ma non pregiudizialmente negativo. Bisogna sbloccare l'impasse sulle rifor¬ me che sta avendo un'influenza negativa sulla crescita del Paese». Sulla stessa linea il responsabile lavoro (e altro exministro) del partito di Rutelli, Tiziano Treu. «I temi proposti dal governo sono temi concreti ed è importante che almeno sui primi tre tavoli il confronto avvenga con tutti gli interlocutori, compresa la Cgil», afferma Treu. «Non è positiva la-rottura tra i sindacati aggiunge - ma anche sui temi del mercato del lavoro noi riteniamo che sia inopportuno rifiutare a priori la trattativa. I temi degli ammortizzatori sociali e il mercato del lavoro sono importanti per tutta l'economia; anche per questi solo la trattativa può fornire le soluzioni migliori e fino adesso sono mancate per colpa del governo. Auspichiamo - conclude Treu - che questa trattativa vada nel senso indicato dalle nostre proposte di allargamento delle tutele e ci riserviamo di giudicare, come sempre, al merito delle soluzioni che verranno proposte». Di tutt'altro avviso è Fassino, che attacca il governo, reo di aver ideato «una soluzione equivoca e non risolutiva», trasferendo in un disegno di legge le proposte sul lavoro finora contenute nella leggedelega. «Ancorché Berlusconi - spiega il segretario dei Ds - sotto l'incalzare della mobilitazione sindacale unitaria abbia dovuto fare un mezzo passo indietro, appare essere prevalsa nel Governo la volontà di perseguire l'obiettivo pohtico di dividere i sindacati, anziché ricercare una soluzione seria e condivisa sui temi del lavoro e della competitività delle imprese». «Se infatti, il governo - prosegue Fassino - avesse voluto aprire davvero un negoziato sui temi del lavoro, non aveva che da stralciare l'art. 18. Tanto più che ancora in questi giorni tutte le organizzazioni sindacali hanno ribadito la inaccettabilità delle proposte di modifica dell'art. 13, e per altro che la Cgil non abbia un atteggiamento pregiudiziale al confronto è dimostrato dalla decisione della Cgil stessa di proseguire il negoziato con governo e Confindustria sul lavoro sommerso, sul fisco e sul Mezzogiorno». Fassino appare molto preoccupato per la spaccatura nelle confederazioni. «Al di là delle diverse valutazioni di queste ore tra sindacati conclude - auspichiamo che la conduzione delle iniziative sindacali sia guidata da quello spirito unitario che in questi mesi ha visto la mobilitazione di miUoni di lavoratori fino allo sciopero generale del 16 aprile. E, in ogni caso, per l'unità del mondo del lavoro e per la tutela dei diritti dei lavoratori agiranno i DS». E l'Ulivo si divide anche sul referendum promosso da Rifondazione per estendere la tutela dell'art. 18 ai dipendenti delle piccole imprese. Francesco Rutelli, intervenendo ad una iniziativa promossa dalla Margherita romana, afferma che «l'obbligo di reintegro per aziende piccole ad esempio con tre dipendenti, produrrebbe un enorme contenzioso e, una situazione di conflittualità. È la negazione ha proseguito - di ciò di cui c'è bisogno nel nostro paese. Noi diciamo no a rendere più rigida una situazione che rischia di far perdere lavoro e di rendere meno competitiva l'Italia. Spero che prevalga il buonsenso». [r. r.]
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