Quella trappola di seduzione tra Stephen King e Playstation di Marco Neirotti

Quella trappola di seduzione tra Stephen King e Playstation DIÈTRO IL MASSACRO, DIAGNOSI Di UN AMORE SBAGLIATO Quella trappola di seduzione tra Stephen King e Playstation Due personalità che incrociavano momenti di desiderio e inquietudine Dal narcisismo alla sudditanza, fino alla decisione fatale dell'assassinio retroscena Marco Neirotti TORINO INQUIETUDINI di adolescenti e desideri da adulti. Play Station e sesso, Stephen King e seduzione. Due mondi che si incontrano e si accompagnano mano nella mano fino al doppio delitto di una mamma e di un bambino. Quella che la Corte d'Appello di Torino sta sfogliando è la storia di un'integrazione di personalità quasi irripetibile, fra narcisismo e sudditanza, sicurezza e fragilità. Hanno la forma di una X l'intreccio prima e la lontananza poi di Erika e Omar, Si avvicinano, si avvinghiano, si ritrovano dopo il sangue e si allontanano. Ciò che i magistrati stanno valutando è, prima di Lutto, l'episodio, ormai accertato, del macello. Poi però ci sono - e hanno un peso forte - le perizie fatte a suo tempo insieme con i percorsi individuali in questo anno e qualcosa in più di detenzione. Eccoli che s'incontrano ed eccoli che quasi non si vedono, se non in aula, ieri mattina. Lo schiavo è passato prima all'odio come ha detto lui stesso - e poi all'indifferenza per paura che l'odio foss.e un sentimento che lei non meritava. Omar che fugge dalla prima parte di quell'incrocio di strade. Quello di Erika come una droga del pensiero e del fisico. I giornali hanno saccheggiato, a suo tempo, le perizie sui due ragazzi. Ma al di là deUe parole scientifiche c'è una storia che va verso il primo incontro, o incrocio. Erika bella, Erika narcisista, Erika abituata a essere apprezzata - anche e soprattutto al di fuori della sfera amorosa o sessuale. E Omar bambino e grande, Omar che simbolicamente colpirà, quel- la notte, la mamma che lo fa piccolo e il bambino che è comunque qualcosa di lui. Mai avrebbe colpito De Nardo, l'uomo che, come suo padre, avrebbe voluto essere. La Corte d'Appello giudicherà ciò che hanno compiuto e, insieme, ciò che sono ora. E giudicherà, come già è stato fatto in primo grado, le braccia iniziali di quella forbice così strana, che molto potrà dire in sede di giudizio. Qui si gioca tutto su sudditanza e dominanza, su «paura di perderla» e forme di disprezzo. Il che non rientra nel concetto di cattiveria e umile sottomissione: sarebbe troppo facile, è questione di incontro fra personalità congeniali a ciò che è accaduto. Altri due, diversamente assortiti, non avrebbero fatto lo stesso., Allora - eliminate tutte le. curiosità morbose o, più semplicemente, voyeristiche - ecco Erika che saluta Omar entrando nella stanza, dove si avvolge e riavvol¬ ge la loro storia. Ci sono tutti i mondi dei nostri figli o nipoti o cugini: c'è una play station che cattura una mente quando un'altra è lontana, c'è un libro horror o fantasy, Stephen King style. E c'è un'alternanza di desiderio - di lui - e gratificazione di lei. Perché così come le carte ci narrano là «prigionia» erotica di Omar, ci raccontano anche Erika: non è ninfomane, non è sessuomane, non ha depravazione da eros. E'. un'adolescente ^ libri e play station - che crede fino in fondo nel potere della seduzione. La seduzione totale, la seduzione come forza, la seduzione che fa andare il mondo nella direzione in cui tu vuoi. Parla Omar, rielle perizie. Parla con i giudici. E c'è il dettaglio di questa stregoneria erotica, di questa impossibilità di perdere quella «padrona». La seduzione per lei non è un momentaccìo. E' stile di vita. Chi l'ha vista entrare nell'aula in cui la dottoressa Loc¬ ci le avrebbe fatto domande delicate è rimasto sorpreso: abitini fatti venire da casa neri e, appunto, «seducenti». Erika - non ai giornali, ma a chi lavora sul caso - ha narrato in questo tempo l'omicidio visto da lei. Ma anche ha spruzzato frammenti dell'omicidio visto da assenze e dolori, cinismi e stupori. Ha urlato, quando per lei fu chiesto il massimo della pena. Urlava perché il mondo andava al contrario. E' qui che si separa quella X di estasi. L'Omar che non ne può più per il desiderio e invece deve giocare con la play perché lei sta leggendo, Omar succube, Omar che scrive - troppo platealmente, troppo sotto udienza - a don Gallo è davvero un pezzo di storia che si stacca dall'altro costone di questo dolore, da quando lei decideva che cosa lui poteva fare e quando. Letto così è atroce. Letto così, è un gioco sadomaso da zapping notturno. Invece è in quel punto di incontro della X che sta la matrice del delitto ed è da lì che si separano le due storie. A Erika De Nardo è rimasto soltanto un padre. Un padre, vittima predestinata e mancata, che con dignità immensa ha il coraggio di leggere il passato e prevedere un domani. Omar ha la memoria di una donna per la quale ha ucciso, per la quale sta in galera, per la quale non esprime odio soltanto perché l'odio confina con l'amore. E allora si sforza di provare indifferenza. Voleva fare il dj Omar. Lei glielo impedì. Quando le scrissero in tanti per dire che l'amavano non ha scelto altri che un dj. Tanto per dire a Omar: sei fallito un'altra volta. La Corte d'appello valuterà una storia tra letti, abiti sexy, sesso «sfrenato» come è stato scritto, o piuttosto affannato o distratto, come è accaduto. E una donna e un bimbo ammazzati. E quel che adesso è veramente chi l'ha fatto.

Persone citate: De Nardo, Erika Bella, Erika De Nardo, Gallo, Stephen King

Luoghi citati: Torino