«Obelisco di Axum in Etiopia dopo il restauro» di Maria Corbi

«Obelisco di Axum in Etiopia dopo il restauro» L'IMPEGNO DEL MINISTRO URBANI PER IL MONUMENTO DANNEGGIATO IERI NOTTE «Obelisco di Axum in Etiopia dopo il restauro» Maria Corbi ROMA Ci voleva un fulmine per mettere tutti d'accordo sulla opportunità di riportare l'obelisco di Axum in Etiopia da doye venne portato via nel 1937 per celebrare il quindicesimo anniversario della marcia su Roma. All'una di notte un boato e poi il crollo della parte superiore in ima pioggia di frammenti di granito. Proprio nel giorno della festa nazionale dell'Etiopia. Quando si dice il destino. Mentre si continuava a Utigare su cosa fosse megho fare: tenerselo o riconsegnarlo al suo paese la natura ha deciso drasticamente. E adesso dopo il restauro il ministro della Cultura Giuliano Urbani ha assicurato che la stele partirà per un lungo viaggio di 1600 chilometri : «Dopo il restauro, riporteremo l'obelisco in Etiopia. Come da accordi». Finisce così una lunga odissea per questo blocco di granito alto 21 metri eretto a testimonianza della grandezza della regina di Saba. Quando venne portato via da Mussolini fu piazzato proprio di fronte al neonato ministero delle Colonie dell'Africa italiana. Ed è rimasto un simbolo del colonialismo nostrano anche quando, archiviate le colonie, in quel palazzo davanti al Circo Massimo arrivò la Fao. Sempre di paesi poveri si.trattava. L'Etiopia lo rivoleva nellacittà sacra di Axum, la sinistra appoggiava la richiesta ma la destra minacciava di arrampiòarsi tipo pertica sull'ohelisco se qualcuno lo avesse toccato. Un omaggio alla memoria fascista. In realtà la restituzione della stele era prevista fin dal 1947, quando venne firmato il trattato di pace con l'Etiopia. Ma solo nel 1997 ci fu la definizione tra Italia e Etiopia delle procedure di restituzione e la legge di bilancio per lo stanziamento di un miliardo di lire dell'epoca per il pagamento delle spese di smontaggio e trasporto. Poi quando la destra è andata al governo con Berlusconi, nel segno della continuità, ha cambiato idea e alla fine del dicembre 2001 il ministro della Cultura Giuliano Urbani ha annunciato che l'obelisco avrebbe presto preso la strada per l'Etiopia. Sembrava la fine della storia ma Vittorio Sgarbi da Kabul si infuriò minacciando dimissioni: «La stele non si tocca». L'Etiopia si offende e protesta. Poi arriva il fulmine a mettere tutti d'accordo. Sgarbi ammette: «Mi sono sempre opposto alla restituzione dell'obelisco di Axum solo ed esclusivamente per questioni sanitarie: restituire la stele all'Etiopia avrebbe comportato la sua rottura, ma visto che ora ci si è messo di mezzo un fulmine e la stele si è rotta davvero, la si può pure restituire all'Etiopia». Così adesso si dovrà pensare a come sezionare e trasportare questo monolita. Quando verme «preso in prestito» nel 1937 fu un'impresa titanica: diviso in nove parti e portato dai soldati italiani ed eritrei da Axum fino al porto di Massaua. Ci vollero due mesi. Poi partì per Napoli in nave e proseguì in treno fino a Roma dove fu rimontato in tutti i suoi pezzi e rinforzato con cunei di metallo. Durante gli scontri seguiti all'8 settembre del 1943 fu colpito da raffiche dimitra. L'inquinamento atmosferico fece il resto. Adesso il fulmine che ha fatto crollare parte della sommità dell'obelisco, chiamata in gergo tecnico «a testa di scimmia». Migliaia di frammenti si sono staccati e non è stato facile per gli archeologi della sovrintendenza recuperarli uno ad uno. Sgarbi è rassegnato ma anche preoccupato: «Certo, quello che è successo conferma che l'obelisco è fragile: si vedevano perfettamente i punti di giunzione con le parti spezzate. È chiaro che per smontarlo bisognerà ulteriormente frantumarlo». Il sovrintendente ai Beni archeolo- gici di Roma Adriano la Regina avverte: «C'è il pericolo che si distacchino altri frammenti. Quindi, la cosa più urgente da fare è fermare la situazione così come è, in modo da impedire ulteriori danni e poi dopo si procederà con attenzione a uno studio, a un progetto di restauro». Per gli etiopi quello che è accaduto è un chiaro segno che l'obelisco deve essergli riconsegnato. E non importa tanto inter¬ rogarsi sul perchè di questo crollo. «Un incidente o l'inquinamento, se l'obelisco tornasse ai suoi luoghi storici di appartenenza non subirebbe danni», dice Eshetu Yisma, primo segretario della rappresentanza diplomatica di Addis Abeba in Italia. Da ieri mattina sono tanti gli etiopi che arrivano in pellegrinaggio dal monumento ferito, raccolgono frammenti come se in quella polvere ci fosse un pezzo della loro storia, della loro terra. II ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani e il sottosegretario Vittorio Sgarbl