I giudici scioperano il 20 giugno, Patrono si dimette

I giudici scioperano il 20 giugno, Patrono si dimette RINVIATA LA MOBILITAZIONE. MAGISTRATURA INDIPENDENTE VOTA CONTRO I giudici scioperano il 20 giugno, Patrono si dimette Ultimatum al ministro, l'Anm si spacca. Castelli: ha vinto la linea dello scontro ROMA A maggioranza, al prezzo di una spaccatura all'interno dell'Anm, con 20 voti a favore, 7 contrari e un astenuto, i magistrati hanno deciso di rinviare al 20 giugno lo sciopero proclamato per il 6. Una proroga decisa soltanto per verificare la disponibilità del governo a modificare i punti della proposta di riforma dell'ordinamento giudiziario che l'Anm ritiene inaccettabili, o di stralciarli dalla riforma stessa. La decisione del Comitato direttivo centrale dell'Anm ha provocato la crisi della giunta esecutiva guidata da Antonio Patrono, esponente di Magistratura indipendente, che si è dimesso. In nottata è stato eletto il nuovo presidente dell'Anm, Edmondo Bruti Liberati, sostituto procuratore generale di Milano, esponente di Magistratura democratica. Il Guardasigilli Castelli commenta: «Alla fine è prevalsa la linea della contrapposizione su quella del dialogo. Mi auguro che il rinvio dello sciopero consenta di portare avanti il confronto». I paletti posti dall'Anni al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, difficilmente saranno superabili. 11 documento approvato a maggioranza fissa i punti della riforma che devono essere stralciati: la Scuola della magistratura, che deve essere inserita all'interno del Csm, la composizione dei Consigli giudiziari, che va riequilibrata a favore dei magistrati, l'abolizione del concorso per l'accesso in Cassazione e del trattamento economico privilegiato per i giudici di legittimità, la distinzione delle funzioni che così come è prevista prefigura la separazione delle carriere. Insomma, l'Anm boccia la filosofia stessa della riforma presentata dal ministro Castelli. E' stata una giornata difficile, tesa, drammatica. E sin dalle prime battute del dibattito all'interno del Comitato direttivo centrale era chiaro l'esito che avrebbe avuto. Sin dall'inizio, infatti. Magistratura indipendente, la corrente moderata dell'Anm, si era presentata all'appuntamento chiarendo che lo sciopero del 6 giugno andava revocato perché le aperture del governo andavano verificate ulteriormente, e perché il confronto con il Guardasigilli stava iniziando a produrre risultati positivi. E anche Magistratura democratica e i Movimenti erano arrivati all'appuntamento di ieri mattina con una posizione chiara: si deve mantenere lo sciopero del 6 giugno. Un ruolo centrale, determinante, l'avrebbe assunto la corrente maggioritaria e cen- trista dell'Anm, Unicost, che sosteneva le ragioni dello sciopero ma ne chiedeva uno slittamento per verificare ulteriori spazi di confronto con il governo. A rendere ancora più complicata la possibilità di trovare una mediazione accettabile per tutte le componenti dell'Anm, si annunciava la presa di posizione netta a favore dello sciopero del 6 giugno da parte delle realtà periferiche. Dopo la relazione aperta una esposizione dettagliata dei fatti senza indicare né la conferma dello sciopero né la revoca o il suo slittamento del presidente Patrono, e le puntualizzazioni delle posizioni dei segretari delle varie componenti, sono intervenuti sette presidenti dell'Anm di varie realtà (da Torino a Napoli, Roma e Milano), che si sono pronunciati a favore del mantenimento dello sciopero. Si è determinato così un empasse all'interno del Comitato direttivo centrale, con le varie componenti che decidevano di presentare i rispettivi documenti. Nel corso del dibattito non sono mancati rilievi critici (come quelli di Giovanni Salvi, Md) sulla conduzione del confronto con il governo da parte della giunta esecutiva dell'Anm. E più di un intervento ha sottolineato che alla base della decisione assunta il 20 aprile di promuovere lo sciopero c'erano diversi obiettivi: la difesa dell'autonomia e indipendenza della magistratura e del Csm, la tutela della dignità dei magistrati, la necessità di riforme indispensabili per una giustizia rapida ed efficace. A quel punto, Unicost ha deciso di trovare una intesa con Md e i Movimenti. I suoi rappresentanti, nei loro interventi, avevano sottolineato la necessità di una mediazione (Roia, di Milano) per impedire una rottura all'interno dell'Anm e per l'invito del Capo dello Stato a trovare un accordo con il governo. Ma vista l'inconciliabilità delle posizioni, anche Unicost, alla fine, ha deciso per lo sciopero, anche se facendo slittare la data di due settimane. E il presidente dell'Anm, Antonio Patrono, ne ha preso atto dimettendosi. lg. ru.] I magistrati hanno deciso di rinviare lo sciopero, ma soltanto fino al 20 giugno

Luoghi citati: Milano, Napoli, Roma, Torino