Hammad: i tre palestinesi rispetteranno le intese

Hammad: i tre palestinesi rispetteranno le intese L'ARRIVO DEGLI ESULI, PARLA IL RAPPRESENTANTE A ROMA DELL'ANP Hammad: i tre palestinesi rispetteranno le intese «In silenzio stampa, non faranno politica e non parteciperanno a manifestazioni». «Per sbloccare l'assedio a la chiesa de la Natività determinanti il ruolo di Andreotti, del Vaticano e dei francescani» Intervista Guido Ruotolo ROMA Cf È un impegno assunto con l'Italia che noi intendiamo rispettare fino in fondo. I tre miliziani manterranno il silenzio stampa, non faranno politica, non parteciperanno a manifestazioni. Se domani il governo decidesse di cambiare i termini dell'accordo allora siamo pronti ad accogliere le novità. Mi preme subito ringraziare il presidente Berlusconi al quale va il merito dell'intesa, dell'accordo raggiunto per salvare la vita ai rifugiati nella basilica e ai suoi frati». Nemer Hammad è il rappresentante a Roma dell'Autorità nazionale palestinese. Appena arrivati in Italia, mercoledì, i tre miliziani reduci dall'assedio di 39 giorni della basilica della Natività di Betlemme, si sono incontrati con il rappresentante dell'Anp. «Sono dei bravi ragazzi - dice Nemer Hammad -, noi respingiamo le accuse rivolte loro dagli israeliani di essere dei terroristi. Ora hanno bisogno di riposo, di uscire dall'incubo di quell'assedio e sono contenti di poter imparare l'italiano». E sull'eventualità di un «intervento», del Mossad israeliano nei confronti dei 12 miliziani ospitati dall'Europa, Hammad dichiara: «Per il momento non credo che Israele abbia interesse a violare un accordo con l'Europa». Ambasciatore Hammad, lei ha incontrato Ibrahim Abayat, Khaled Najimeh e Mohammed Atallah. Intanto, come stanno? «Dovete capire cosa hanno vissuto questi ragazzi che sono nati e cresciuti in una realtà molto difficile. Due di loro, vengono dal campo di Dehsha, l'altro, Ibrhaim Abayat, ha avuto un fratello ucciso dagli israeliani. Nella famiglia Abayat vi sono membri che appartengono al movimento di Al Fatah e altri a quello islamico di Hamas. Un altro fratello di Ibrahim Abayat, che si trovava con lui durante l'assedio alla Natività, è stato espulso e deportato nella striscia di Gaza. Dovete immaginare, a livello umano, cosa significhi avere due genitori che si devono fare carico della moglie di Ibrahim, di quelle dei suoi fratelli, e dei loro figli». I tre miliziani le hanno raccontato cosa è accaduto nella basilica della Natività? «Intanto, tutti e tre hanno confermato quello che padre Ibrahim ha ripetuto più volte: i frati non sono stati ostaggio di nessuno. Poi mi hanno raccontato che non si aspettavano l'offensiva israeliana - voglio ricordare che 250 tank e diecimila soldati hanno assediato Beltlemme - e, dunque, che quando sono arrivati gli israeliani sono scappati e si sono rifugiati nella basilica, un luogo di culto sacro per la cristianità. Nessuno di loro immaginava quello che sarebbe accaduto, nessuno di loro ha avuto il tempo o ha pensato di portarsi cibo per sopravvivere. La cosa più terribile che hanno vissuto in quei 39 giorni più che la fame - a un certo punto hanno mangiato foglie di arance e limoni bolliti - è stata l'impotenza nel non poter curare i fratelli feriti, nel veder morire gli otto palestinesi che con loro si erano rifugiati nella basilica, colpiti dai cecchini israeliani e agonizzanti per diverse ore, per giorni. E l'esercito di Sharon si è rifiutato anche di far seppellire quei corpi». Adesso che sono in Italia, cosa li aspetta? «Meritano i riposo in un paese, l'Italia, a cui dobbiamo molto. All'inizio dell'assedio della Natività, gli israeliani hanno rifiutato qualsiasi mediazione portata avanti dai capi delle chiese locali, dal patriarca Sabbah al portavoce della Chiesa ortodos¬ sa. La situazione si è improvvisamente sbloccata quando è stato premiato lo sforzo, l'iniziativa, la volontà di trovare una mediazione costruttiva da parte dell'Italia1. Mi preme sottolineare il ruolo determinante di Andreotti, del Vaticano, dei francescani. A un certo punto, il presidente Berlusconi ha coin¬ volto la Comunità Europea in guesta vicenda, .,n)|;.tte.nd.Q.l.ip risalto come la soluzione positiva dell'assedio alla Natività avrebbe rappresentato un con1 tributo al proC'eàsò di ttàce». Gli israeliani accusano di terrorismo anche i tre miliziani ospiti in Italia. Dicono che hanno avuto un ruolo nei vari attentati dei kamikaze. Cosa risponde a queste accuse? «Prima della recente offensiva, gli israeliani chiedevano all'Anp di amestare 37 palestinesi accusati di terrorismo. Da tre mesi a questa parte, gli israeliani ogni giorno ne uccidono qualcuno. Ma la Usta invece di restringersi si allarga. Noi rifiutiamo questa logica e le accuse nei confronti di questi tre ragazzi arrivati in Italia. Perché gli israeliani non hanno mai voluto accettare che un Tribunale intemazionale verificasse le accuse che rivolgono verso i singoli palestinesi? Loro non possono certo essere accusatori e giudici contemporaneamente. Sharon ha negato ostinatamente anche una commissione intemazionale per fare luce sui massacri di Jenin». Temete che il Mossad possa uccjjterie o. ^.equ^racei dPdici palestinesi' accòlti in Europa? «C'è uri accordo politico sottoscritto1''tra'lèraelé è TEiiftìpa. Non credo che oggi convenga violare quell'accordo. Aspettiamo, vediamo come evolverà la situazione». a^c «Sono bravi ragazzi e noi respingiamo le accuse di terrorismo rivolte loro dal governo di Tel Aviv Hanno solo bisogno di riposo e di dimenticare presto il lungo assedio della Basilica» Nemer Hammad, rappresentante a Roma dell'Autorità nazionale palestinese