«Fiducia verso i giudici non è una condanna»

«Fiducia verso i giudici non è una condanna» LE REAZIONI AL PROVVEDIMENTO DELLA PROCURA Dl GENOVA «Fiducia verso i giudici non è una condanna» Al Viminale: «Sono solo avvisi di garanzia, se davvero quella notte furono commesse violenze sarà la magistratura ad accertarle». Canterini, comandante del reparto ora sotto accusa: «Chiariremo che abbiamo agito nell'assoluto rispetto delle direttive» Guido Ruotolo ROMA Al Viminale giurano di averlo appreso dai giornalisti e naturalmente tendono a raffreddare il clima, mettendosi al riparo da ennesime polemiche, dopo quelle esplose la sera degli arresti degli otto poliziotti napoletani accusati per le violenze alla caserma Raniero, dopo la manifestazione No Global del 17 marzo del 2001. E forse proprio ricordando quelle polemiche, a partire dalla catena umana formata dai «colleghi» degli arrestati attorno alla questura di Napoli, si può capire il diverso atteggiamento che sembra orientato ad assumere in queste ore il ministero dell'Interno. I 48 nuovi avvisi di garanzia, spediti dalla Procura di Genova e non ancora notificati ai diretti interessati, altrettanti poliziotti del primo reparto mobile di Roma, sono però destinati a fare parecchio rumore, a rinfocolare frustrazioni e proteste delle forze dell'ordine. Come il confronto tra apparati dello Stato: un perico¬ losissimo confronto a fatica neutralizzato dal Capo dello Stato, dai vertici della Polizia e del Viminale, dalla stessa magistratura. E ieri sera sembravano materializzarsi nuove avvisaglie di un clima di confronto, con immaginarie rivolte dei poliziotti nelle caserme e in questura. Proteste smentite categoricamente. Lo stesso comandante del primo reparto mobile, Vincenzo Canterini, sindacalista del Consap, ha voluto raffreddare le polemiche: «Confermo la fiducia nell'operato della magistratura, alla quale chiariremo io e i miei uomini di aver agito nell'assoluto rispetto delle direttive operative poste in essere in episodi simili. Dico ai miei uomini che sento vicino il Dipartimento di Ps. Non si può parlare di abbandono». La «rivolta» dei poliziotti napoletani, dei vari sindacati, le polemiche dello stesso Viminale e governo avevano come obiettivo la critica e il dissenso radicale dall'iniziativa della magistratura napoletana di procedere agli arresti, sottolineando, contemporaneamen¬ te, il diverso comportamento della magistratura genovese che stava procedendo all'accertamento dei fatti accaduti nel corso del G8. E infatti, da Genova sono arrivati finora soltanto avvisi di garanzia e non arresti. I nuovi 48 si aggiungono agli altri 29 già notificati e riguardano tutti l'episodio specifico della perquisizione, avvenuta nella notte del 21 luglio scorso, della scuola Diaz-Pascoli. «L'avviso di garanzia non è un verdetto, una condanna - sottolineano al Viminale - e se davvero quella notte furono commesse delle violenze toccherà alla magistratura accertarle e valutarle». L'avviso di garanzia spedito ieri ipotizza il reato di «concorso in lesioni gravi con l'aggravante, per i pubblici ufficiali, di non averle impedite. Accadde di sabato. Genova era stravolta al termine della ennesima giornata di scontri e "di violenze di piazzagli giorno prima, venerdì, era rimasto ucciso il giovane Carlo Giuliani in piazza Alimonda, e i Black bloc avevano imperversato nei loro raid e provocazioni. Quel sabato sera, davanti alla Diaz, alcune pattuglie della polizia furono fatte oggetto di provocazioni. E in un vertice in questura si decise di procedere alla perquisizione alla ricerca di armi, in base all'artibolo 41 del Testo unico delle leggi della pubBlica sicurezza. "È fu avvisata anche la Procura della Repubblica. In quel vertice in questura, ma questo lo si saprà dopo, agli inizi di settembre, nel corso delle audizioni alla commissione d'indagine parlamentare sui fatti di Genova, fu organizzata l'operazione nei dettagli, presenti i vertici del Viminale, l'allora" vicecapo vicario della Polizia, Ansoino Andreassi, e l'allora jfsponsabiledeirAnti-^ tèrroris'mo, Arnaldo Sa Barbe-" ra. Fu affidato al primo reparto mobile di Roma, diretto da Vincenzo Canterini, il compito di entrare nella scuola per neutralizzare eventuali resistenze, mentre successivameijte a eseguire la perquisizione dovevano essere gli uomini dello Sco, delle Mobili, e della JDigos. Si seppe dopo che La Barbera si dichiarò contrario all'eventuale utilizzò dei gas Jacrimogei4t!grgpo^1iila,99,lt;e'' ""Vini, per bloccare eventuali resistenze. Il risultato di quella perquisizione fu di 93 fermati, di cui 62 ricoverati in ospedale per i pestaggi, tra gli occupanti della scuola, mentre una quindicina di agenti di polizia si fecero medicare per contusioni e ferite. Ouando i giornalisti, quella notte stessa, entrano nella Diaz il sangue sui muri spiegò più di mille parole cos'era successo. Nel corso di una conferenza stampa in questura, la mattina dopo, fu spiegato che nella scuola un poliziotto fu aggredito e che ricevette una coltellata che si conficcò nel giubbotto antiproiettile. Violenze di piazza, perquisizione alla Diaz, vicenda della caserma Bolzaneto, morte del giovane Carlo Giuliani. Sono i vari filoni della inchiesta genovese sui fatti del G8. Per la Diaz, sin dalle prime battute, furono sentiti i funzionari e dirigenti che vi presero parte. Canterini si difese denunciando che nella scuola prima di lui e dei suoi uomini erano entrati altri poliziotti, «vestiti di nero», mai individuati. A quasi un armo di distanza, la Procura di Genova, con gli avvisi di garanzia, sembra aver ricostruito i fatti della Diaz individuando i responsabili. Le iniziative degli inquirenti sono destinate a rinfocolare le polemiche e le frustrazioni delle forze dell'ordine Si vogliono evitare manifestazioni di protesta come quelle che seguirono gli arresti degli agenti a Napoli Una immagine degli incidenti alla scuola Diaz

Luoghi citati: Genova, Napoli, Roma