IL MISTERO DEL POLLICE DI UN PANDA di Paolo Mastrolilli

IL MISTERO DEL POLLICE DI UN PANDA E'MORTO LO STUDIOSO GGULD IL MISTERO DEL POLLICE DI UN PANDA Gianni Riotta CONSIDERO la morte il nemico principale e consiglio ai malati nelle mie condizioni di assumere l'atteggiamento mentale del guerriero in battaglia». Così diceva Stephen Jay Gould, il grande paleontologo americano scomparso lunedì, a 60 anni. Per due volte combatté il cancro. Nel 1982, una rara forma di mesotelioma, che gli concedeva solo otto mesi di vita. «Lo affrontai da quel che sono, da uomo di idee ed esperimenti. Mi dissi: otto mesi è una media, prova a infilarti nella fascia dei sopravvissuti più longevi». Risoluto, Gould accetta una cura sperimentale, che può spacciarlo o salvarlo. Guarisce. Nel marzo scorso pubblica la sua opera definitiva, «The structure of evolutionary theory», struttura della teoria dell'evoluzione. Due giorni fa muore, ucciso da una nuova malattia, che stavolta non riesce a beffare studiando. Stephen Jay Gould è stato, nel Novecento, il prototipo dell'intellettuale che popolerà il nostro futuro. Rigoroso nello studio della paleontologia ma felice nel dimostrare che anche il gioco del baseball rivela tracce di evoluzione classica. Coraggioso nel rinnovare la tradizione di Darwin, ma avido di passato, capace di star curvo per giorni a esaminare le amate lumache Cerion. Per raccoglierne una, sfugge per miracolo a una raffica di mitra e a una gang di trafficanti di droga delle Bahamas. Secondo Gould l'evoluzione delle specie naturali non segue il flusso lento, continuo, inesorabile che abbiamo studiato a scuola, ma ha rotture improvvise, drammatiche. Un darwinismo nervoso e veloce; se non troviamo i resti fossili dell'anello mancante tra noi umani e le scimmie è solo perché non esistono. Il panda non ha il pollice come noi? Se ne crea uno dalle ossa del polso, pur di strappare i dolci bambù. Natura facit saltus. Il suo studio all'università di Harvard era ingombro di scheletri di enormi coccodrilli primitivi, denti fossili, orme di cervi estinti. Non era riuscito a frequentare, da studente, quel college celebrato: «Non accettavano molti ebrei figli di comunisti come me». Ne seppe divenire però il docente più illustre, ricevendo la borsa di studio MacArthur, assegnata ai «geni», e vendendo quattro milioni di copie dei suoi libri. Fu Gould a dare popolarità alla teoria degli Alvarez, che attribuiscono la scomparsa dei dinosauri alla caduta di un asteroide. E fu lui a convincere l'amico astrofisico Cari Sagan che la guerra atomica avrebbe prodotto un analogo «inverno nucleare» estinguendo stavolta il genere umano. «Ecco il fascino della ricerca: una remota teoria paleontologica ci guida in politica». Il corto circuito tra la scienza e la vita, tra un artiglio fossile di orso ritrovato in una discarica e le relazioni Washington-Mosca, tra i cartoni animati Simpson e l'uomo di Neanderthal: ecco la cultura secondo Jay Gould. Diceva movendo le mani paffute: «Nel mondo tutto è lotta. Dobbiamo usare il cervello/Avere sempre viva una speranza ma diffidando dalle illusioni. Se avessi più tempo studierei ora l'evoluzione della coscienza. Perché noi Homo sapiens siamo, di tutte le specie note, la sola a possedere la tremenda facoltà di essere cosciente della condizione di mortali?». Perché professore? gli chiesi. Sorrise, spolverò un orangutan scheletrito, ignaro di essere stato spodestato dal rango di nonno, e disse candido: «Non lo so. Ma prima o poi, le assicuro, lo sapremo». gianni.riotta@lastampa.it Paolo Mastrolilli A PAGINA 29

Persone citate: Alvarez, Gianni Riotta, Gould, Jay Gould, Sagan, Simpson, Stephen Jay Gould

Luoghi citati: Bahamas, Mosca, Washington