Arafat: elezioni libere solo se Israele si ritira

Arafat: elezioni libere solo se Israele si ritira DOVRANNO VOTARE UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE Arafat: elezioni libere solo se Israele si ritira Parziale marcia indietro del presidente Anp. Nuovo raid dell'esercito a Jenin. Nei territori uccisi 5 palestinesi, tra cui un bambino di 7 anni AldoBaquis TEL AVIV Consenziente in principio delle necessità di svolgere nuove elezioni, il presidente palestinese Yasser Arafat ha chiarito ieri che tale scrutinio - per essere davvero libero - potrà avere luogo nei Territori solo una volta eliminata la presenza militare israeliana. Commentando una recente risoluzione del Consiglio legislativo palestinese (Cip), Arafat ha detto di volere nuove elezioni «al più presto», ma ha subito aggiunto che «prima deve aver fine la occupazione israeliana delle nostre terre». L'interpretazione fornita poi dal ministro Nabil Shaath è che con questa frase il presidente si riferiva alla necessità di costringere Israele a ritirarsi almeno alle linee occupate il 28 settembre 2000, all'inizio dell' Intifada. Da parte sua il presidente del Cip Ahmed Ore! ha annunciato ufficialmente che le elezioni municipali si svolgeranno entro la fine di quest'anno, mentre le legislative avranno luogo nel 2003. Gre! ha ribadito che Arafat è favorevole anche a nuove elezioni presi¬ denziali, ma non ha precisato alcuna data. L'ufficio centrale palestinese di statistica sta comunque già mettendo a punto le liste degli 1,5 milioni di aventi diritto al voto e Arafat ha convocato la Commissione elettorale centrale per fissare la data delle consultazioni. Il comitato del parlamento palestinese incaricato di definire il programma di «riforme» dell'Anp continua intanto il suo lavoro, in vista della costituzione «entro 45 giorni» di un nuovo governo (con 19 ministeri al posto degli attuali 32) e dell'unificazione dei 12 diversi servizi di sicurezza. Tutto sembra insomma proseguire come previsto. Un nuovo raid israeliano, ieri, nella città e nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, ha irritato il presidente palestinese: «Fino a quando - si è chiesto - la Comunità intemazionale tollererà queste continue incursioni?» La risposta è presto giunta dal portavoce di Ariel Sharon, Raanan Gissin, secondo cui resta- essenziale che Arafat si preoccupi innanzi tutto di debellare il terrorismo. La formula di Gissin è la seguente: «Finito il terrorismo, finite le incursioni militari israeliane». Ma che non sia facile uscire da questo circolo vizioso lo ha confermato, proprio nello stesso momento all'uscita di una moschea di Gaza, il leader di Hamas, sceicco Ahmed Yassin. Sulla stampa europea è comparsa ieri una notizia secondo cui energiche pressioni saudite hanno indotto Hamas a rinunciare a nuovi attacchi suicidi in Israele. Yassin è caduto dalle nuvole. Dopo aver assicurato di provare il massimo rispetto per l'Arabia Saudita, il religioso palestinese ha ribadito che gli «attacchi dei martiri proseguiranno». Anche lui, come Gissin, ha una formula quasi matematica: «Niente più crimini sionisti, niente più attacchi». A Tel Aviv, un portavoce militare ha spiegato intanto che obiettivo della nuova incursione era di catturare numerosi ricercati che avevano precipitosamente lasciato Jenin a fine marzo, nelle prime fasi della Operazione Muraglia di difesa. Per circa dieci ore mezzi blindati israeliani hanno perlustrato le vie principali della città, mentre unità speciali cercavano di catturare i militanti sulla base di liste predisposte. In serata si è appreso che un attivista di al-Fatah (Kamel Abu al Wafa) è rimasto ucciso e che due suoi compagni (Jabel Abu al Wafa, Jamal Abu al Haja) sono stati catturati, assieme con altre venti persone. Un ragazzo palestinese di 16 anni, Murad al Ghul, è morto nel campo profughi di Jenin dilaniato da una mina; nell'esplo¬ sione sono stati feriti altri due adolescenti, uno dei quali - il quindicenne Saadeh Saleh - in modo grave. Nelle stesse ore altri tre palestinesi sono rimasti uccisi. A Nablus un bambino di 7 anni (Amid Abu Seir) è stato colpito accidentalmente dal fuoco di militari israeliani. Testimoni palestinesi hanno raccontato che il piccolo, Amid Abu Seir, è stato raggiunto da una raffica di mitragliatrice sparata, per motivi non precisati, da un carro armato israeliano contro il negozio del padre. Il bambino è morto sul colpo. In un'altro incredibile episodio in Cisgiordania è morta un'araba israeliana di 47 anni. L'automobile su cui viaggiava aveva cercato di sorpassare una colonna di carri armati, alcuni chilometri fuori da Turlakem, e le manovre dell'autista avevano talmente innervosito i soldati dall'indurli ad aprire il fuoco. «La donna, per sfortuna, è stata raggiunta alla schiena da una scheggia», ha precisato il portavoce. La vittime, che era residente nel villaggio di Baka al Garbiyeh, viaggiava con la madre e la sorella, rimaste illese. In un primo momento fonti militari israeliane avevano parlato di un agguato palestinese. Il quinto morto della giornata è un palestinese che, alle prime luci dell'alba, ha cercato di penetrare nella colonia ebraica di Dughit, nel Nord della striscia di Gaza. Dopo aver lanciato una granata e sparato qualche colpo l'uomo è stato colpito a morte dai soldati di guardia. Con sé non aveva alcun documento, ma solo il kalashnikov e numerosi caricatori. Infine un membro della comunità ebraica samaritana, che vive nei pressi di Nablus, era stato invece ferito dai soldati israeliani nei pressi della colonia di Berakha. L'uomo, un sordomuto, non aveva potuto sentire l'intimazione a fermarsi dei militari. Dura protesta del Raiss per l'incursione. Il portavoce di Sharon: «Smetteremo quando finirà il terrorismo» Lo sceicco Yassin: «Niente più attentati quando cesseranno i crimini sionisti» I carri armati israeliani sono tornati ieri nel campo profughi di Jenin; un giovane palestinese osserva un edificio ancora fumante

Luoghi citati: Arabia Saudita, Cisgiordania, Gaza, Israele, Tel Aviv