Il terremoto elettorale non scuote Bruxelles
Il terremoto elettorale non scuote Bruxelles IL PENDOLO DELLA POLITICA SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ' DAI GOVERNI DI CENTROSINISTRA Il terremoto elettorale non scuote Bruxelles Ma i liberali conservatori olandesi: «no» all'allargamento a Est nel 2004 Maria Maggiore BRUXELLES Con il terremoto olandese di ieri, che ha portato all'affermazione del centro destra, in Europa ormai in vento è cambiato. Dopo la vittoria del centro destra in Austria nel '99 e in Italia l'anno scorso, anche Danimarca, Portogallo e Francia sono passati a schieramenti di destra, modificando profondamente il panorama politico europeo. La famosa onda rosa degli Anni 90 si riduce ormai a Grecia, Finlandia, Svezia (prossima alle elezioni), alla Germania del socialdemocratico Schroder, che potrebbe cedere lo scettro al conservatore Stoiber dopo le elezioni di settembre, e al Regno Unito con Blair, molto vicino a posizioni liberali. «Un normale avvicendamento della democrazia», ha commentato il padre dell'Ulivo Romano Prodi, all'indomani del voto francese. I Governi cambiano come i cidi economici, secondo il Presidente della Commissione europea, ma questo non vuol dire mettere in discussione, ogni volta, l'edificio europeo posato su basi solide. Devono essere i fatti a parlare e non le campagne elettorali o gli slogan urlati dai movimenti populisti contro r((Europa di Maa- stricht», l'apertura delle frontiere, gli immigrati. D'accordo, i fatti. Ma le notizie che arrivano sulle iniziative dei nuovi governi non sono certo incoraggianti per la costruzione dell'Europa. La liberale e civilissima Danimarca, da sempre invidiata per i suoi sistemi di protezione sociale, dal novembre 2001 ha mandato a casa i socialdemocratici di Poul Nyrup Rasmussen, al governo dal 1923. Il conservatore Anders Fogh Rasmussen ha potuto creare una coahzione di governo solo con l'appoggio estemo del Partito Popolare della xenofoba Pia Kjersgaard, arrivata al 15 per cento dei voti. La signora di ferro danese non espone svastiche né urla contro i suoi interlocutori, ma continua a ripetere che «i danesi sono stati troppo ingenui nel fare entrare chiunque». Così il nuovo Governo ha da poco approvato una legge sull'immigrazione che alza da tre a sette anni il tempo necessario agli immigrati legali per ottenere la residenza e stabilisce un trattamento inferiore per la copertura sociale. Questo provvedimento dovrebbe rimandare a casa circa diecimila stranieri. Difficile sarà anche il ricongiungimento famihare, allo studio in questi anni proprio con ima direttiva europea. In Olanda i liberali conservatori del Vvd si preparano a dare uno scossone al clima sonnacchioso di Bruxelles. Già al Governo con i laburisti di Wim Kok, il Vvd guidato da Hans Dijkstal ha dichiarato di essere contrario all'allargamento a Est nel 2004: «Prima occorre portare a termine le riforme interne dell'Unione, soprattutto il finanziamento futuro della politica agricola comune e dei fondi strutturaU». Così i liberali hanno minacciato in campagna elettorale di porre il veto sull'allargamento, se andranno al Governo. Creando non poco imbarazzo nel Commissario al mercato intemo Fritz Bolkestein, membro attivo del Vvd. Sull'immigrazione, ci si chiede se i neo eletti eredi del «Professore Pim» cercheranno di far chiudere le frontiere, mentre dalla Francia del neo eletto Chirac arriva la proposta di far slittare il pareggio del deficit al 2007, andando contro il Patto di Stabilità sull'euro. Molti interrogativi pesano su Bruxelles, anche se per il momento si cerca di non creare allarmismi. Secondo Giorgio Napolitano, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, nell'Assemblea di Strasburgo il vento non è cambiato e i maggiori partiti di destra come di sinistra continuano ad appoggiare i grandi progetti europei. ((Adesso bisogna accelerare le riforme allo studio della Convenzione e noi tutti dobbiamo demistificare gli slogan antieuropei», è la parola d'ordine. I primi a lavorare per l'Europa, per Napolitano, devono essere proprio i partiti di Govemo, chiamati a spiegare ai loro cittadini il ruolo dell'Unione. Parola d'ordine: «Adesso bisogna accelerare le riforme allo studio della Convenzione» Secondo Prodi i governi cambiano come i cicli economici ma l'edificio comunitario resta saldo Il primo ministro olandese Wim Kok con la moglie Rita vota ad Amsterdam: il suo governo ha ormai le ore contate
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