«Il patto dì stabilità limita la crescita»

«Il patto dì stabilità limita la crescita» «Il patto dì stabilità limita la crescita» Moody's critica le regole di bilancio europee: un sacrificio per l'Italia ROMA I limiti del patto di stabilità «tenderanno a comprimere il potenziale di crescita dell'economia dell'Italia e di altri paesi dell'Eurozona». L'analisi dell'agenzia di rating intemazionale Moody's, impietosa quanto autorevole, riaccende il dibattito mai sopito sull'essenza stessa del patto voluto dalla Germania, prima della nascita dell'euro, per garantire il risanamento dei bilanci pubblici. Regole ferree che anche Moody's, come aveva fatto anche il Fondo monetario, sembra interpretare oggi, più che altro, come un altare dove immolare la crescita dell'economia, imbrighata dall'esigenza di far quadrare i conti pubblici con gli obiettivi scritti nel patto. Quanto sia utile quell'accordo per garantire il rigore di bilancio Moody's non lo dice, anche perché il suo ultimo rapporto è dedicato all'Italia e non ad Eurolandia. Ma si capisce. «Anche se dovrà sacrificare una parte del suo potenziale di crescita, l'Italia sarà in grado di proseguire la corsa verso un saldo primario attivo tale da far sì che il rapporto debito/Pil continui la curva decrescente per molti anni a venire» si legge nel rapporto che ci è valso un mighoramento dei voti sull' affidabilità finanziaria del paese. La sortita di Moody's giunge peraltro in un momento assai delicato per il destino del patto di stabilità. La Francia, reduce dalle elezioni, che fa intendere di voler lasciare scivolare il pareggio di bilancio al 2007. La Germania, che alle elezioni ci si avvicina in piena crisi dell'economia, e che ha evitato pochi mesi fa un avvertimento ufficiale dell'Ecofin sull' extra-deficit per un soffio, che bacchetta Parigi. Un paese, il Portogallo, che rischia seriamente di sfondare il tetto del 30Zo quest'anno, e tutti che soffrono per la scarsa crescita, mentre la Commissione europea, la Bce e l'Europarlamento continuano a inviare «richiami», arroccati nella difesa dell'ortodossia canonica. Con i mercati al guado, sempre pronti a cogUere il minimo segno di cedimento, e il destino dell'euro appeso a quello del patto. Anche ieri il copione è stato rispettato. Silvio Berlusconi, alla luce dei dati dell'Istat sul Pil che lasciano pensare all'opposizione la necessità di ima manovra correttiva, ribatte asserendo che gli obiettivi di bilancio dell'Italia fissati nel patto sono «immodificabili». Lo stesso fanno i ministri delle finanze europei riuniti a Parigi con i loro colleghi dell'Ocse. «Non bisogna abbassare la juardia» ha detto a nome di tutti oro il premier belga Guy Verhofstadt. «C'è accordo su questo. E' necessario continuare il risanamento dei bilanci» ha detto Verhofstadt, esprimendo al tempo stesso «un cauto ottimismo» per la ripresa che dovrebbe arrivare nella seconda metà dell'anno. «E' ormai urgente rivedere in modo serio il patto di stabilità» commentava ieri il presidente della Commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa. «La ripresa internazionale stenta e non esiste una politica europea concordata, mentre è chiaro che i governi di tutti i paesi membri della zona euro stanno affrontando problemi su questo fronte. Quelle politiche «che dovrebbero attuare per fronteggiare la congiuntura sfavorevole, i governi non le possono fare perché sarebbero in contrasto con il patto. Il Commissario europeo agli Affari Monetari, Pedro Solbes, continua a ripetere come un ritornello che l'unica cosa che conta è il pareggio di bilancio, a livello europeo e per ciascun paese. Ma in questo modo - dice La Malfa - l'europa si avviterà in una situazione sempre più grave». [m. san.] Fedro Solbes, commissario europeo agli Affari monetari

Persone citate: Giorgio La Malfa, Guy Verhofstadt, La Malfa, Pedro Solbes, Silvio Berlusconi, Solbes, Verhofstadt