Arafat in trionfo a Betlemme di Aldo Baquis
Arafat in trionfo a Betlemme Arafat in trionfo a Betlemme Annullata la visita a Jenin: motivi di sicurezza Aldo Baquis TEL AVIV Dopo cinque mesi di confino a Ramallah, il presidente palestinese Yasser Arafat ha lasciato ieri per la prima volta il quartier generale per constatare di persona la entità dei danni arrecati dall'operazione «Muraglia di difesa» alle infrasttrutture palestinesi a Betlemme, Jenin e Nablus. Il soggiorno forzato nella Muqata di Ramallah non sembra aver infiacchito la sua tempra di combattente. «Siamo pronti al martirio - ha gridato in un comizio improvvisato a Nablus davanti a centinaia di persone - un milione di martiri marciano verso Gerusalemme». In precedenza, in un'intervista alla Cnn, il Rafss aveva confermato di aver finanziato le Brigate dei Martiri di Al Aqsa, un'organizzazione che Israele e gli Stati Uniti considerano terroristica. «Mi si dica quali atti di terrorismo hanno mai compiuto», ha esclamato Arafat, secondo il quale gli stipendi ai militanti del gruppo vanno visti come un sussidio di disoccupazione. A Betlemme Arafat è stato accolto da centinaie di persone, raccoltesi nella piazza della Mangiatoia. Accompagnato dal Custode di Terrasanta padre Giovanni Battistelli e da padre Ibrahim Faltas, protagonista dei 40 giorni della crisi, Arafat ha visitato la Grotta delia Natività e la chiesa di Santa Caterina, soffermandosi a lungo davanti ai fori lasciati dai proiettili. «Malgrado la dura prova a cui è stata sottoposta, la popolazione di Betlemme ne è uscita rafforzata», ha detto il leader palestinese. In questa visita padre Battistelli ha visto un'«apertura» che lascia sperare in un futuro di pace. Ma solo poche ore prima, alla periferia di Betlemme, un palestinese era stato ucciso dal fuoco israeliano: secon¬ do Gerusalemme aveva appena attaccato una postazione ferendo un militare. Fonti palestinesi hanno affermato invece che era solo un manovale, lasciato poi morire dissanguato sull'asfalto a pochi passi dalla Tomba di Rachele. Grazie a un elicottero militare messogli a disposizione dalla Giordania, Arafat ha quindi proseguito per Jenin, la città balzata alla attenzione mondiale per la furiosa battaglia divampata per otto giorni tra militanti palestinesi e militari israeliani. Secondo gli ultimi dati, in quegli scontri sono rimasti uccisi una cinquantina di palestinesi e una ventina di soldati dello Stato ebraico. L'arrivo a Jenin del corteo presidenziale è stato accolto da scene di confusione. Da ore la popolazione attendeva sotto il sole 'arrivo del Presedente attorno a un palco addobbato con bandiere e con grandi ritratti del Raiss. Ma alla vista di militanti armati, le guardie del corpo di Arafat hanno preferito proseguire e fra il disappunto generale la visita al campo profughi è saltata. «Non eravamo in grado di garantire l'ordine pubblico» - ha spiegato un responsabile locale di Al Fatah - oltretutto fra le macerie ci sono ancora mine inesplose. Non potevamo rischiare la vita del Presidente». Il quale ha proseguito verso la vicina casbah di Nablus, dove pure decine di palestinesi sono rimasti uccisi ad aprile nel tentativo di ostacolare la avanzata israe¬ liana. Nei Territori le violenze proseguono. All'alba un palestinese ha cercato di infiltrarsi con numerosi caricatori e bombe a mano in una base di reclute israeliane nella valle del Giordano: in uno scontro a fuoco è rimasto ucciso. Un attentato in territorio israeliano è stato sventato di misura quando al valico con la Cisgiordania di Baka el-Gharbya soldati israeliani hanno bloccato un'auto su cui viaggiavano cinque palestinesi, due dei quali arma- ti. Uomini armati, infine, hanno aggredito nella notte il ministro palestinese per le Organizzazioni non Governative, Hassan Asfour, sottoponendolo a un duro pestaggio. Il ministro ha riportato fratture a un braccio, a una gamba e alla testa. Gli aggressori erano cinque o sei, ma niente si sa sulla loro identità e il loro movente, La stampa israeliana ha dato risalto all'affondamento nel Mediterraneo di un peschereccio carico di armi per Gaza fomite pare da guerriglieri libanesi Hezbollah. Per tre settimane Israele ha mantenuto uno stretto riserbo sulla vicenda, forse nella speranza di catturare anche gli uomini-rana palestinesi addetti al recupero del materiale. La pubblicazione della notizia sul New York Post, domenica, è apparsa ai reponsabili militali israeliani inopportuna anche perchè era firmata dal giornalista israeliano Uri Dan, portavoce personale di Sharon negli Anni 80, quando l'attuale premier era ministro della Difesa. Sopra, bambini palestinesi tra le macerie della loro scuola a Jenin. Qui accanto, il presidente palestinese Arafat nella chiesa della Natività a Betlemme con padre Ibrahim Faltas (a destra)
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