Intesa a Bruxelles, i palestinesi in sei paesi Uè
Intesa a Bruxelles, i palestinesi in sei paesi Uè ENTRO UNA SETTIMANA LE DESTINAZIONI TRA ITALIA. IRLANDA, PORTOGALLO, SPAGNA, GRECIA E BELGIO Intesa a Bruxelles, i palestinesi in sei paesi Uè Prodi: in questa vicenda l'Europa si è assunta le proprie responsabilità Enrico Singer c^^Tdonie da BRUXELLES corrisponaonle da BRUXELLES «Possiamo ritenere risolta la questione». Il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Piqué, presidente di turno del Consiglio europeo, annuncia così l'accordo che i Quindici hanno appena raggiunto a palazzo Justus Lipsius. Un accordo politico che assicura la soluzione europea per la sorte dei tredici palestinesi della Basilica della Natività, ma che ne rinvia l'applicazione a un approfondimento tecnico sulle condizioni e sulla durata dell'accoglienza. E' un approfondimento che prenderà ancora qualche giorno - «forse una settimana» ma la decisione, ormai, è presa. E sei Paesi - Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Belgio e Irlanda hanno dato la loro disponibilità a ricevere i palestinesi non appena tutto il meccanismo dell'operazione sarà a punto. La definizione dello stato giuridico con il quale ospitare persone che Israele accusa di essere pericolosi terroristi non sarà un lavoro facile per il Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti dei Quindici) al quale è stato affidato. Ma adesso, per Piqué ti per Javier Solana, l'Alto rappresentante della Uè per la politica estera e la sicurezza che gli è al fianco, è il momento di sottolineare il significato della mossa europea. «Nessuno può dubitare dell'impegno dei nostri governi contro il terrorismo. Se siamo intervenuti per risolvere la crisi di Betlemme lo abbiamo fatto su richiesta dei palestinesi e di Israele e abbiamo garanzie scritte da tutte e due le parti». La garanzia dell'Autorità nazionale palestinese è che i tredici rispetteranno le leggi dei Paesi che li ospiteranno. Quella di Israele è che non ne sarà chiesta l'estradizione. L'Unione europea, quindi, rivendica di avere agito non soltanto, finalmente, concorde sulla scena internazionale, ma anche di avere ricevuto il sostegno di tutti i protagonisti. «Anche degli Stati Uniti che ci hanno ringraziati», rivela Josep Piqué. E questo è un buon segna- le. «E' l'ennesima prova che quando il livello nazionale non è adeguato a risolvere i problemi, ci vuole l'Unione», dice il presidente della Commissione, Romano Prodi, che ha partecipato alla riunione decisiva del Consiglio. Tutti soddisfatti, insomma. Ma che cosa succederà ora nella pratica? Il primo effetto della decisione della Uè è che i palasti- nesi resteranno ^«per qualche decisione della Uè è che i palestinesi resteranno «per qualche tempo» a Cipro. Il ministro degli Esteri cipriota, Yoannis Cassoulides, che domenica aveva annunciato che i tredici avrebbero dovuto lasciare l'isola entro tre giomi, ha già dichiarato che il suo governo è d'accordo. «Per noi è importante che la decisione politica europea sia presa, il resto è secondario». Tanto più che Cipro è imo dei Paesi candidati all'ingresso nell'Unione e la sua attuale collaborazione peserà di certo nelle trattative di adesione che sono in corso. Se poi la permanenza dovesse ancora alungarsi, i palestinesi potrebbero anche essere trasferiti nella base inglese di Akrotiri in attesa del volo verso l'Europa. Dipenderà da quante riunioni del Coreper saranno necessarie per definire le condizioni giuridiche e materiali dell'accoglienza. Il comitato - in cui l'Italia è rappresentata dall'ambasciatore Umberto Vattani - avvierà i suoi lavori già oggi. La presidenza di turno spagnola una sua proposta ce l'ha. Ipotizza uno «stato giuridico speciale» basato su una richiesta, che verrebbe fatta firmare ai palestinesi ancora a Cipro, di «ospitalità sotto sorveglianza». Anche ieri Josep Piqué ha ripetuto che i palestinesi non saranno imprigionati in Europa «dove non sono accusati di alcun reato e tantomeno sono stati condannati da un tribunale» - e perciò la strade applicare.com; perciò la strada più semplice per applicare comunque una forma di limitazione e di controllo della loro libertà è che siano loro stessi a chiederlo. L'altro punto delicato che dovrà risolvere il Coreper è la durata dell'accoglienza. Che l'ospitalità in Europa sia a tempo è detto a chiare lettere anche nel comunicato ufficiale che ha chiuso il Consiglio: ai palestinesi sarà «offerto un soggiorno provvisorio per motivi umanitari». Ma è improbabile che saranno specificate scadenze ultimative e la soluzione potrebbe essere quella di «periodi rinnovabili». Da tutte queste condizioni dipenderà anche il numero definitivo dei Paesi ospitanti. Già ieri si è passati da quattro - Italia, Spagna, Grecia e Portogallo - a sei con la disponibilità di Belgio e Irlanda. «Ma nessuno ha opposto un no di principio», ha detto Piqué. Si vedrà. Perché dal giro di tavolo di ieri Paesi come la Francia - rappresentata dall'esordiente ministro Dominique de Villepin - e la Germania hanno fatto capire che di ospitare i palestinesi farebbero volentieri a meno. Sull'ipotesi, poi, di tenere a Roma la conferenza internazionale sul Medio Oriente, lo spagnolo Piqué è stato molto cauto: «Più che la sede, il problema è definire l'ambito, i partecipanti e gli obiettivi della conferenza. E tutto, in questo momento, appare prematuro». Piqué: il problema non è dove fare la conferenza sul Medio Oriente, ma come definirne gli ambiti ■BMBBMMMMMMMBMBB^ p^g Il presidente della Commissione europea, Romano Prodi
Persone citate: Cassoulides, Dominique De Villepin, Enrico Singer, Javier Solana, Josep Piqué, Romano Prodi, Umberto Vattani
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