L'Ue prepara un'accoglienza temporanea ai palestinesi di Enrico Singer

L'Ue prepara un'accoglienza temporanea ai palestinesi LA QUESTIONE DEL LORO STATUS SARA' RISOLTA NELLA FUTURA CONFERENZA SUL MEDIO ORIENTE L'Ue prepara un'accoglienza temporanea ai palestinesi Cipro fa sapere: «I tredici di Betlemme devono partire entro tre giorni» Enrico Singer corrispondente ria BRUXELLES Ouattro domande alle quali trovare una risposta e un ventaglio di ipotosi per decidere la sorte dei tredici palestinesi che, entro tre gioì ni, devono lasciare Cipro alla volta dell'Europa. Il lavoro del ministro degli Esteri spagnolo, Josep Piqué, e dell'Alto rappresentante della Uè per la politica estera e la sicurezza - che ieri sera a cena in un ristorante di Bruxelles si sono scambiati le ultime impressioni raccolte tra i governi dei Quindici - è arrivato fin qui. La scelta adesso è politica e a prenderla saranno i capi delle diplomazie europee che s'incontrano oggi nel palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio dell' Unione. Le quattro domande sono: co¬ me dividere i palestinesi tra i Paesi della Uè, quale stato giuridico assegnargli, come aggirare la risoluzione dell'Onu che impone di non dare ospitalità e sostegno ai terroristi, come riattivare - ed eventualmente modificare il programma di aiuti economici all'Autorità nazionale palestinese. La questione della sede della conferenza internazionale di pace che dovrebbe essere convocala entro l'estate non è all'ordine del giorno preparato dalla presidenza spagnola. Ma se, come molti prevedono, Silvio Berlusconi - che sarà a Bruxelles come ministro degli Esteri ad interim formalizzerà la proposta italiana di ospitare la conferenza a Roma, il Consiglio ne prenderà atto. Non sarà soltanto un gesto formale perché l'emergenza dei tredici eh Betlemme si collega alla futura conferenza. La speranza dei Quindici è che qualsiasi soluzione per accogliere i palestinesi sia «temporanea» e che la loro sorte definitiva entri in qualche modo nei patti che saranno raggiunti nella conferenza di pace alla quale dovrebbe partecipare, al fianco di israeliani e Anp, il cosiddetto «quartetto»: Stati Uniti, Uè, Russia e Onu. Il carattere temporaneo dell'accoglienza dei tredici faciliterebbe tutto il resto. Disinnescherebbe il problema più grosso: trovare Paesi disposti ad accogliere, teoricamente per tutta la vita, delle persone che Israele accusa - con il sostegno di copiosi dossier - di atti di terrorismo feroci. Se questa è la speranza comune degli europei, l'urgenza è quella di trovare comunque una soluzione pratica già oggi. C'è una ragione immediata: il ministro degli Esteri cipriota, Yoannis Cassoulides, ha messo in chiaro ieri che i palestinesi potranno rimanere sull'isola «per tre giorni al massimo» in base agli accordi presi con )a Uè. E c'è una ragione politica: dopo che l'Italia è riuscita a spostare la vicenda sui binari della «soluzione europea», ottenendo l'approvazione di tutti gli altri, una lite sui meccanismi dell'operazione, che ne bloccasse l'esito, si trasformerebbe in un boomerang imbarazzante. Le difficoltà concrete da risolvere, tuttavia, non sono poche. Quella sui Paesi disposti a ospitare i tredici è la più evidente. Finora soltanto Italia, Spagna, Grecia e Portogallo hanno dato la loro disponibilità, sempre condizionata a un accordo comune sullo stato giuridico da attribuire ai palestinesi. Uno degli scenari che Piqué proporrà oggi al Consiglio è appunto quello di dividere tra questi quattro Paesi i dodici palestinesi che possono lasciare subito Cipro: il tredicesimo, ferito e già operato a Larnaca, potrebbe rimanere ancora qualche tempo sull'isola. In questo caso ognuno ospiterebbe tre palestinesi. Se, come spera Piqué, altri due Paesi daranno la loro disponibilità - si parla di Belgio e Inghilterra - le persone da ospitare si ridurrebbero a due. Il primo problema collegato a questa «distribuzione» è il diritto di scelta: spetterà agli Stati ospitanti o ai palestinesi? La soluzione ipotizzata dalla presidenza spagnola è che siano i palestinesi a sceghere. Non è un problema secondario. Il gruppo è composto da terroristi che - sempre secondo i dossier fomiti dagli israeliani ai governi europei hanno responsabilità e pericolosità diverse. E questo riporta alla questione dello stato giuridico che sarà attribuito ai palestinesi. Una soluzione ipotizzata è quella che, al loro arrivo nei Paesi europei, chiedano un «asilo temporaneo». Questo status consentirebbe ai governi europei di applicare una normativa che prevede, si, la libertà. Ma nel quadro di controlli e Umitazioni di movimento precise. Per il mantenimento materiale, poi, non è nemmeno escluso un contributo da parte della Lega araba, con la quale gli spagnoli hanno avuto contatti. E, sulla carta, potrebbe essere possibile la partecipazione di Paesi non Uè al piano di accoghenza. In questo caso una decisione definitiva potrebbe essere presa, tra domani e mercoledì, a Reykjavik in margine al Consiglio Atlantico della Nato. Ma sarebbe già ima crepa nella «soluzione europea». Oggi i ministri degli Esteri si riuniscono a Bruxelles per trovare una soluzione agli spinosi problemi formali della vicenda

Persone citate: Cassoulides, Josep Piqué, Silvio Berlusconi