Gli «indesiderati»: non vogliamo l'esilio, ma obbediremo a Arafat 1

Gli «indesiderati»: non vogliamo l'esilio, ma obbediremo a Arafat 1 MILITANTI DEI TANZIM E DI HAMAS, ECCO CHI SONO GLI UOMINI ACCUSATI DI TERRORISMO DA ISRAELE Gli «indesiderati»: non vogliamo l'esilio, ma obbediremo a Arafat 1 . , , . . . * . . ., -, ^^ ,,,,r,.« i" " "V::'.'.**""' Nella notte spettrale cTBétlemnne si preparano a^uscire tra metal detector e transenne i primi due gruppi di palestinesi «assediati» i reportage Fiamma Nirenstein BETLEMME SI agita la piazza di Betlemme nelle ore della notte, mentre si prospetta una pur parziale soluzione dell'avventura che la tormenta da più di un mese. Sono pronti all'angolo gli autobus per trasportare trentasei dei palestinesi rinchiusi nella chiesa a Gaza, gli altri, circa un centinaio potranno andarsene liberi, mentre resta sospeso il destino dei tredici che nessuno vuole. Emissari politici entrano ed escono dalla chiesa, di nuovo le madri e le mogli dei palestinesi si affollano intomo alla piazza in attesa dei loro familiari. Per ricapitolare, un mese fa i soldati israeliani entrano nella città nell'ambito dell'operazione Muro di Difesa. Anche se Betlemme ha un'immagine sacra e pastorale e Gesù vi é nato, pure negli ultimi mesi di Intifada vi si è sviluppata una delle più potenti organizzazioni terroriste, mista di Hamas e delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, a loro volta emanazioni del Fatah. Da qui sono partite le sparatorie contro GÙo, e, data l'estrema vicinanza con Gerusalemme e la porosità dei passaggi, una quantità di attacchi terroristi suicidi, di cui gli ultimi tre tutti provenienti dal campo profughi di Deheishe. Dunque, l'esercito israeliano, con mossa discussa da molti, comincia una caccia senza quartiere ai terroristi. A quel punto più di duecento armati palestinesi, con responsabilità diverse, si rifugiano nella Chiesa; e vi rimangono, chi di buon grado e chi meno, religiosi delle diverse fedi, per piantonare la Chiesa. Arafat che dà ordini diretti agli assediati che Israele ha giurato di prendere, mette in atto una strategia molto audace, e chiede agli uomini che non escano dalla Chiesa: preferisce, e loro con lui, che essi rivendichino uno stato di rifugiati politici, finché i carri armati se ne vadano. Ma Israele non se ne va, e nemmeno entra nella Chiesa a catturare i ricercati: sostiene tuttavia che é troppo importante prendere almeno un gruppo di quelli che decisamente denomina come tenroristi, e li elenca. Poi l'accordo. Israele rinuncia, Arafat a sua volta cede. I tredici sui quali, sotto la spinta fremente degli Usa e della Chiesa, adesso si concentra l'attenzione della diplomazia intemazionale, sarebbero secondo Israele questi: Ibrahim Musa Abayat (Abu Galif), nato nel 73, un prommente attivista dei Tanzim e capo della locale cellula militare. Avrebbe ucciso o fatto uccidere nel giugno 2001 m un agguato l'ufficiale Yehuda Edri; e poi una donna, Sarit Amrani, e l'architetto americano Avi Boaz. E' un eminente organizzatore di attacchi a fuoco e di terrorismo suicida, come anche, dice Israele, Abdallah Daud Mahmud a-Kader Tirawi, parente del capo dei servizi Rafik Tirawi, nato nel campo profughi di Balata, dove ha lavorato con l'intelligence; gli israeliani dicono che è coinvolto in parecchi attacchi terroristi, nella produzione di esplosivi e nell'importazione illegale di armi; é accusato di avere offerto rifugio a ricercati, e di avere sparato a Gilo e ai check point a Betlemme. Molto importante pare sia anche Nidal Ahmed Abu Galif, responsabile, dicono gli israeliani, dei recenti attacchi suicidi dei quartieri di Gerusalemme di Kiryat Yovel e di Beit Ysrael (il quartiere religioso dove morirono alla fine del sabato dieci persone). I terroristi provenivano da Deheishe, il campo profughi, da cui viene anche Haled Abu Nijma, un altro degli accusati di terrorismo per ora asserragliati in Chiesa. Nell'elenco israeliano, di cui altre fonti dicono che non é esatto, che mancano alcuni nomi e ce ne sono, invece, da aggiungere, appare anche Mohammed Said Attalah Salem, pure lui di Deheishe, un capo dei Tanzim, implicato nei due attacchi terroristi di Gerusalemme nel mese di marzo; Jihad Yussef Halli Ja'ara nato nel '71, che é stato operativo sia negli attacchi terroristi suicidi che negli attacchi a fuoco a GUo; Kamal Hasan Hamid nato nel '63 è un personaggio di rilievo, il segretario generale del Fatah in Betlemme. Secondo gli israeliani é responsabile delle finanze delle operazioni dei Tanzim, compreso l'acquisto di esplosivi. Era in continuo e duetto contatto con Marwan Bai-ghu- ti, ora in arresto nelle carceri di Israele. Un altro personaggio di apparato sembra essere Ibrahim Mohammed Salem Abayat, membro però di Hamas, accusato di avere organizzato i loro attentati partiti da Betlemme. Un altro operativo di Hamas sarebbe Aziz Halli Mohammed Aba¬ yat Jubran, nato nel 1971, residente a Betlemme che, intervistato dalla Cnn, ha dichiarato di fare il farmacista e di aver avuto assicurazione che potrà continuare a farlo anche in Italia. Insieme a loro avrebbe preparato attentati vari Bassam Mohammed Ibrahim Hamud, un giovane nato nel '72, anche lui di Hamas. Si tratta di ragazzi e di uomini di diversa estrazione, che non rispondono più all'antica descrizione del terrorista, che possono essere studenti come impiegati del Fatah, come anche uomini dei servizi di sicurezza. «Non ci piace la soluzione dell'esilio, ma ubbidiremo ad Arafat» hanno detto da dentro la Chiesa. E' molto difficile verificare se la lista sia realistica fino a quando i palestinesi non usciranno dalla Chiesa. La piazza che nella Chiesa ha visto tanti eventi importanti, come quando Arafat, al tempo della speranza scese volteggiando col suo elicottero per prendere possesso di Betlemme mentre l'esercito israeliano usciva in base agli accordi di Oslo, ora si innervosisce nelle ore della soluzione del dramma, accomunata al sentimento che sente sia il campo israeliano che quello palestinese dopo l'attentato di Bishon Le Tzion. Solo sangue, solo nuvole sono in vista dalla piazza su cui di nuovo volteggia, invece, il dirigibile di avvistamento, sono pronte le transenne e toma il metal detector per fare uscire i palestinesi uno a uno dalla porta dell'Umiltà, quella che i crociati rimpicciolirono per impedire che il Saladino entrasse con i cavalli. 0 almeno, così si racconta. Fra joro ci sono molti giovani. Aziz Abayat: faccio il farmacista ^ e mi hanno garantito che continuerò b a farlo anche in Italia Soldati israeliani tolgono il filo spinato ad un posto di blocco nei pressi della basilica della Natività