Il nuovo idolo dei cinefili
Il nuovo idolo dei cinefili DAL GIAPPONE CON FURORE: IRONIA E ATMOSFERE NQIR IN DUE RASSEGNE Il nuovo idolo dei cinefili Al Massimo Tre l'omaggio a Takeshi Kitano autore di un cinema divertente e d'essai PER la seconda volta in due anni, il cinema Massimo presenta da mercoledì 8 al 16 maggio una rassegna dei film di Takeshi Kitano. Non c'è prova migliore di quanto il regista e attore giapponese sappia essere una presenza carismatica e di culto per una nuova generazione di cinefili. E, paradossalmente, Kitano non è per niente cinefilo, proprio come avviene per un altro idolo degli appassionati di cinema come David Lynch. Anzi, in patria Takeshi (che è soprannominato Beat Takeshi) è noto non tanto per le sue performance cinematografiche quanto per il fatto di essere da molti armi il conduttore di un popolare talk show televisivo. Insomma, è come se Maurizio Costanzo fosse diventato improvvisamente l'interprete di film polizieschi, o se Bruno Vespa avesse indossato i panni del criminale dal cuore d'oro alla Jean Gabin. I film di Takeshi Kitano sono stati presentati nei più importanti festival intemazionah (a Venezia Takeshi ha anche vinto il Leone d'Oro con «Hana-bi»), e il suo nome è molto popolare tra i critici. Pochi però sanno che la sua maschera facciale, l'immobilità che è diventata un suo tratto distintivo non è frutto solamente delle sue grandi capacità interpretative: la causa principale è infatti un principio di paresi che è seguito a un terribile incidente stradale nel quale Beat Takeshi è stato coinvolto tanto tempo fa. L'aspetto più straordinario dei suoi film è la grande capacità di mescolare il grottesco, la malinconia e l'azione: c'è sempre qualcosa di ironico, a volte di molto divertente ma l'assunto è sempre serio, a volte quasi crudele. Per spiegare questo basta assistere alla proiezione di due tra i suoi film più conosciuti, «Sonatine» e soprattutto lo straordinario «L'estate di Kikujiro». E' difficile definire il genere dei due film, visto che ci sono scene di straordinario divertimento e altre decisamente drammatiche: ma registreremo il fatto che nel secondo film Kitano riesce a racconta- re l'incontro con un pedofilo quasi come se fossimo di fronte a mia pièce del teatro Kabuki, mentre in «Sonatine» una sparatoria decisamente surreale dà però origine a un passaggio altamente drammatico. E' caratteristica portante del cinema giapponese essere stato capace di tramandarsi con pochissimi cedimenti rispetto al modo di narrare occidentale ma riuscendo periodicamente a proporre un genio (Mizoguchi, Ozu, Kurosawa) capace di penetrare con i suoi film sul mercato occidentale. Kitano è l'ultimo grande esponente di questa tradizione. I suoi film sono una continua miniera di sorprese, un sapiente accavallarsi di emozioni solo in apparenza contrastanti l'ima con l'altra. Il grande cinema di Takeshi Kitano è la dimostrazione di quanto sia possibile fare in tempi di globalizzazione per fare un cinema non normalizzato: basta avere idee e praticarle senza troppi compromessi. Inoltre, il cinema di Kitano sembra fatto apposta per negare l'odiosa contrapposizione tra cinema «d'autore» e cinema divertente. Il cinema di Kitano è divertente ed è d'autore: coniugando questi due concetti, il cinema avrà un futuro. Stefano Della Casa Takeshi Kitano è assai popolare in Giappone anche per le sue performanre televisive
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