Per capire la matematica guarda una soap opera

Per capire la matematica guarda una soap opera Per capire la matematica guarda una soap opera MOLTI genitori non han- no idea dei gravi danni provocati, a livello in- fantile,daun'educazio- ne matematica sbagliata, altrimen- l.i sepnirchhem con iiiruitnor alien- OLTI genitori non hanno idea dei gravi danni provocati, a livello infantile, da un'educazione matematica sbagliata, altrimenti seguirebbero con maggior attenzione il lavoro degli insegnanti dei loro figli. «Quando esiste la passione per la matematica, 0 talento non è lontano. Se, al contrario, un'esperienza sfortunata fa sorgere una fobia per i numeri, l'ansia può impedire che vengano assimilati anche i più semplici concetti matematici», afferma Stanislas Dehaene, matematico, specializzato in psicologia cognitiva, autore di II pallino della matematico (Mondadori), un libro fondamentale per lo studio del pensiero matematico. Dehaene sostiene la tesi che tutti possediamo abilità matematiche innate le quali, per affermarsi, non devono ovviamente essere mortificate da un insegnante che non va oltre formule e calcoli ripetitivi, senza saper suscitare l'interesse dello studente. Gli studi di Dehaene sono il punto di partenza e il principale riferimento di II gene delia matematica, il nuovo libro di Keith Devlin, matematico colto e raffinato, maestro della divulgazione, che si occupa di teorie dell'informazione e del linguaggio ed è autore di BHH trasmissioni televisive, ar- j ticoli e libri di grande sue- BWg cesso. Mentre Dehaene flHHn concentra però la sua al- Bten/ionpsnir.-ihilitimnnin- Blinguaggio ed è autore di trasmissioni televisive, articoli e libri di grande sue cesso. Mentre Dehaene concentra però la sua attenzione sull'abilità nume rica, Devlin allarga il suo campo di indagine a tutta la matematica, cioè al ragionamento logico in generale, entrando così in territori in gran parte ancora inesplorati, in cui ogni ipotesi può essere invalidata. Questo lo obbliga, per trovare sostegno alle sue idee, ad ampie digressioni sull'evoluzione della specie umana e sulla struttura del linguaggio. Il titolo potrebbe indurre 0 lettore a pensare che esista una specifica sequenza di Dna che conferisca abilità matematica soltanto a chi lo possieda. In realtà, si tratta di un'abilità fondamentale che tutti hanno, chiarisce Devlin, strettamente connessa con l'abilità del linguaggio, acquisito dall'uomo fra 75 mila e 200 mila anni fa. Le capacità matematiche derivano sempheemente da un nuovo uso della facoltà mentale che rese possibile il linguaggio ed è nel linguaggio che si deve quindi cercare la chiave per accrescerle. Osserviamo inoltre, dice Devlin, che l'uso più semplice e più diffuso del linguaggio è il pettegolezzo. Oltre il settanta per cento delle conversazioni, delle trasmissioni televisive o degli articoli di giornale, come hanno stabilito recenti indagini, sono gossip, pettegolezzo. La chiave per arrivare, senza traumi, a capire la matematica, conclude Devlin, è proprio il pettegolezzo, o megho, la soap ope- ra che è li senza del lezzo, la i astratta,! te Pers01 maoinari ra che è la quintessenza del pettegolezzo, la sua forma astratta, riguardante personaggi immaginari, ma familiari. Dobbiamo pensare a numeri, triangoli, cerchi, logaritmi o funzioni trigonometriche come fossero i Forrester e i Logan di Beautiful, come Fonzie e i suoi amici di Happy days, come i Medici in prima linea, oppure come i personaggi del Grande Fratello. Una proposta, questa di Devlin, sorprendente, ma non assurda, potremmo infatti portare cento esempi per dimostrare che l'atteggiamento mentale dei matematici di fronte al mondo astratto da loro stessi creato è proprio di questo tipo. Pensiamo soltanto al rapporto diretto e familiare che il grande matematico indiano Ramanujan aveva con i numeri o alla descrizio- ne che Bertrand Russell fa del ir in un suo racconto: «La faccia di pera mascherata e si capiva che nessuno avrebbe potuto osservarla e restare ancora vivo. Ma dalla maschera usciva uno sguardo penetrante, inesorabile, freddo ed enigmatico». Se fosse così semphee superare il blocco matematico di cui molti sono vittime e se è vero che tutti gli esseri umani hanno le stesse abilità di base, ci chiediamo, perché non siamo tutti degli Einstein? Perché, spiega Devlin, qualcuno è più portato di altri per l'astrazione, ha la capacità di ragionare con la stessa facilità sulla realtà e sulla teoria. I personaggi che popolano il mondo della matematica, ossia gli oggetti matematici astratti, non esistono nel mondo reale o sullo schermo della televisione, ma nella mente umana, accanto a tutti gli altri prodotti della nostra immaginazione. Per fare matematica dobbiamo ragionare al livello massimo di astrazione. Chiunque è in grado di far questo e di arrivare a capire senza difficoltà almeno la matematica delle superiori, se «supera le difficoltà che incontra e il disagio generato dalla nuova astrazione, facendola sembrare più concreta», utilizzando il modello della soap opera. «In un episodio di una soap opera televisiva le relazioni e le impheazioni logiche, le intricate vicende dei protagonisti - osserva Devlin - sono ben più complesse di quelle che possiamo trovare su una pagina di un testo di matematica». Ma i protagonisti della soap opera, di episodio in episodio, ci diventano sempre più familiari. Se riusciremo a stabilire la stessa familiarità con gli oggetti matematici, anche questi risulteranno più semplici da capire e non avranno più segreti per noi. I libri di Devlin e di Dehaene sono il contributo più attuale e più originale alla ricerca di nuovi percorsi didattici e più in generale di nuovi approcci alla matematica. «Quanti ragazzi escono dalla scuola con buone votazioni in matematica - si chiede Devlin - ma senza alcuna comprensione di quello che fanno? Moltissimi, a giudicare dal gran numero di adulti inteUigenti che non sono capaci di sommare due frazioni». Per cambiare è necessaria una nuova cultura, quella che Devlin e Dehaene cercano di propagandare. PENSARE NUMERI, TRIANGOLI, LOGARITMI COME FOSSERO PERSONAGGI DI UN SERIAL TV, IN STILE «GRANDE FRATELLO»: LA SORPRLNDENTE, MA NON ASSURDA, PROPOSTA DI DEVLIN j BWgSKBBBg^BB flHHnBWHHnS BwiftlH BuHuimfii Keith Devlin Keith Devlin II gene della matematica frac/, di Isabella C. Blum. Longanesi, pp. 380, e 16,80. SAGGIO