Juve campione, festa bianconera di Roberto Beccantini

Juve campione, festa bianconera IL 26" SCUDETTO DOPO UNA SPLENDIDA VOLATA. RETROCEDE IL VERONA, TORINO IN INTERTOTO Juve campione, festa bianconera Suicidio dell'Inter con la Lazio, Roma al secondo posto Roberto Beccantini NON sai cosa pensare, quando ti piombano addosso domeniche così, la Juventus campione d'Italia sul filo dell'ultimo rasoio, l'Inter crollata e scavalcata dalla Roma. Onore al merito e complimenti a tutti. La gioia di Del Piero, le lacrime di Ronaldo: il calcio sa essere crudele, dal nubifragio di Perugia al drammatico «Ei fu» di questo romanzesco 5 maggio. Marcello Lippi, la minestra riscaldata: che rivincita. E poi gli incroci: pazzeschi. La Lazio che sfila e cuce uno scudetto alla Juve, Del Piero che segna e trionfa proprio là, a Udine, dove aveva conosciuto il più grave infortunio della carriera, e Ronaldo che piange proprio là dove aveva urlato al cielo la sua disperazione. Certo, il titolo l'ha perso l'Inter, in uno stadio lontano da casa ma tutto LA SIGNORA DI FERRO suo nel cuore: vinceva 1-0 e 2-1; tradita da Gresko, si è letteralmente dissolta (2-4). Alla Juve non è parso vero: 2-0 in dieci minuti a un avversario già sazio, e la lunga, palpitante, attesa. Quando si vincono le ultime cinque partite, recuperando otto punti all'Inter e quattro alla Roma; quando si sfoggiano, nell'ordine, la miglior difesa, il miglior attacco e il capocannoniere del tomeo (Trezeguet: a pari merito con Hubner, sì, ma senza rigori) penso, sinceramente, che ci sia poco da ribattere. Non che adesso, perché il campionato se l'è aggiudicato la Juve, si debbano dimenticare i veleni. Ce ne sono stati, e altri ce ne saranno: la Lazio si è impegnata troppo? l'Udinese troppo poco? Sensi l'aveva detto... - ma i numeri, quelli, sono un tappeto di rose. Ouattro scudetti negli otto anni della gestione umbertina, ventisei in tutto. E una Coppa Italia ancora in ballo. Ha vinto il progetto della società: le risorse di un gruppo inaffondabile; il timbro ruvido, e a tratti sfacciato, di Giraudo, Bettega e Moggi. Chi scrive, non avrebbe ceduto Zidane e si sarebbe tenuto Ancelotti: servito di barba e capelli (pochi). Certo, anche gli dei hanno dato una mano: ad Ancelotti, la scorsa stagione, non bastarono 73 punti; a Lippi ne sono stati sufficienti 71. È stata la Juve di Conte e Ferrara, ma anche di Buffon e Nedved, muscolare e mascolina. Bella, quasi mai. Umile ed efficace, sempre. Una Signora di ferro. I campionato è finito, migliaia di tifosi nelle piazze scatenano la festa bianconera SERVIZI DA PAG 2 A PAG. 5 E NELLO SPORT

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