PARIG Il giorno più amaro di Cesare Martinetti

PARIG Il giorno più amaro 8 TORMENTI DELLA SINISTRA I PARIG Il giorno più amaro retroscena Cesare Martinetti PARIGI DOVEVA essere la domenica di LionelJospin e invece la corsa s'è fermata quindici giorni fa, alle 7 e un quarto di sera, quando dopo aver superato la mischia di fotografi e giornalisti che l'aspettavano all'atelier di me de SaintMartin, quasi trascinando per mano la moglie Sylviane che aveva un'aria abbastanza giuliva, il primo ministro s'è chiuso nel suo ufficetto, ha guardato in faccia la bionda addetta stampa Marie France Lavarini e soprattutto Gerard Le Gali, l'uomo dei sondaggi. «Perché nelle ultime due ore nessuno di voi mi ha chiamato?», ha chiesto mostrando il telefonino. A questo punto Le Gali s'è fatto avanti: «Sei terzo, Lionel». «C'est sur?", è sicuro?, gli ha chiesto lui. «Sì». Il primo ministro s'è abbandonato su una poltrona e dopo qualche minuto ha preso un blocco di carta e ha scritto le cinque righe che avrebbe letto un'ora dopo davanti alla folla di militanti in lacrime: «Mi prendo le responsabilità della sconfitta e lascio la politica». Questa mattina Lionel Jospin non andrà a votare nel suo seggio di Cintegabelle, Haute-Garonne, regione di Tolosa, dov'è deputato dal 1988. «Troppi fotografi, troppe telecamere», ha spiegato il suo fedelissimo Jean Glavany. Troppo umiliante una foto mentre infila nell'urna la scheda con il nome del suo grande avversario. «Quel menteur, quel menteur ce Chirac», che bugiardo, che bugiardo. Così diceva Lionel, chiuso davanti alla tv insieme con i suoi, mentre studiava le mosse del presidente e si appuntava ogni sua frase. Non potrebbe davvero, oggi, sotto i flash della tv andare a votare per il «menteur». Lo farà - per procura - Josette Brunet, moglie di Christian, sindaco socialista di Cintegabelle. Rivisto oggi, il giorno in cui la sinistra francese è costretta dalla storia al paradosso di un voto contro natura, l'ultimo periodo di campagna elettorale jospiniana è una corsa cieca verso il precipizio che qualcuno aveva avvertito, ma nessuno osava proclamare. L'immagine più plastica che resta è l'espressione sprezzante di Martine Aubry, l'ex ministro delle 35 ore, che risponde alla elementare domanda di un giornalista nell' ultima conferenza stampa a poche ore dal voto: e se il ballottaggio fosse Chirac-Le Pen? «C'est une hypothèse... fantasiste», un'ipotesi fantasiosa. E invece adesso si viene a sapere che proprio Gerard Le Gali, l'uomo che per la storia ha dovuto annunciare a Lionel che la corsa era finita, da un paio di settimane aveva annusato l'aria. Non risulta che abbia osato confidarlo al capo. Eppure qualcosa dev'essere successo se proprio negli ultimi giorni la regia occulta della campagna socialista ha piegato il timone a sinistra. E così por il grande meeting sociale di Bordeaux è arrivato Lula, Luiz Ignacio da Silva, il mitico sindacalista brasiliano eterno candidato ed eterno sconfitto alle elezioni presidenziali, ma fondatore del forum noglobal di Porto Alegre e leader dall'intatto carisma terzomondista. Ma è probabile che allora la frittata fosse già fatta. E l'altro giorno Jospin ha confidato ai suoi riuniti nell'ultimo salutj a Matignon: «Esitavano a votare per me e adesso si precipitano a votare per Chirac». L'amara parabola di Lionel Jospin è il più imprevedibile paradosso per la sinistra francese. «Anneghiamo Le Pen nelle urne», diceva ieri la prima pagina-manifesto dell' Humanité, il quotidiano del partito comunista. Aggiungendo subito dopo, pedagogicamente: «...a questo deve servire votare per Chirac». E la segretaria del pcf Marie-George Buffet ha spiegato: «Attenti, stiamo scherzando col fuoco». La sinistra giù creativa ha cosffuito una mitologia su questo voto innaturale: «Non hanno mai votato Chirac e mai 'avrebbero immaginato che un giorno sarebbero stati obbligati a votare a destra - scriveva ieri Liberation in due pagine dedicate aH"avvenimento' - ma ecco che domenica negheranno le loro convinzioni e voteranno l'avversario per sbarrare la strada al nemico. Qualcuno ha deciso di farlo con humour». Esempi di «humour». C'è chi vuol votare con i guanti di gomma da cucina; chi pensa di avvicinarsi all'urna camminando all'indietrò; chi porte¬ rà in tasca una copia della «Nausea»'di Sartre in modo che sia visibile il titolo; chi infilerà la scheda nell'urna con la destra e tenendo la' sinistra dietro la schiena per denunciare il fatto di non avere le mani libere. Infine c'è chi ha proposto di andare a votare con un molletta da bucato sul naso ed è la proposta più popolare divenuta quasi il simbolo di queste strane elezioni: votiamo Chirac avrebbe detto Montanelli turandoci il naso. Per evitare questo «carnevale» che insieme al «rischio fascismo» avrebbe reso l'appuntamento grottesco, il Consiglio Costitu¬ zionale ha ieri diramato,un promemoria per dire che nessun gesto del genere sarebbe stato accettato pena l'annullamento per violazione della legge sul segreto del voto e sulla propaganda nei seggi. Come se non ci volesse la molletta sul naso anche per votare Le Pen. L'ex candidato Jospin, l'uomo che tutti i sondaggi davano per favorito nel faccia a faccia con Chirac, non ci sarà anche perché il voto della sinistra è stato dissipato in astensioni e dispersioni di cui questa bravata della molletta sul naso è l'altra faccia della medaglia. E oggi Lionel completerà il trasloco dall'appartamento di servizio del primo ministro a Matignon, alla sua vecchia casa di rue de Regard (itia l'arrondissement non cambia, il settimo) che la moglie Sylviane, in ottimistica previsione di trasferimento all'Eliseo, aveva trasformato in studio personale. L'ex candidato Jospin l'altra sera è andato al cinema, al Pagode, quello più vicino a Matignon, a vedere l'ultimo Almodovar («Parie avec elle», parla con lei); si dice anche che abbia fatto una partita a tennis con la sua guardia del corpo. Si sa che con i suoi fra cercato di sdrammatizzare il momento storico: «Non bisogna esagerare con l'antifascismo». Da tempo aveva progettato di uscire dalla politica in caso di sconfitta. E naturalmente pensava di scrivere un libro. Anche su questo fronte le notizie non sono incoraggianti: s'è saputo ieri che «Le temps de répondre», il saggio di memorie dei cinque anni di governo uscito il primo marzo, è stato un flop: 200 mila copie tirate, 52 mila vendute. In percentuale è andata meglio che alle elezioni. Ma non è una consolazione. Oggi Jospin non andrà ': a votare nel suo seggio della regione di Tolosa. Ai posto suo lo farà il sindaco per procura. Sarebbe troppo umiliante farsi fotografare mentre infila nell'urna la scheda con il nome del grande " i avversario La sinistra ' più creativa ha costruito una mitologia su questa scelta obbligata innaturale. Scriveva Liberation: "Mai avrebbero immaginato che un giorno . avrebbero dovuto dare la preferenza a destra per sbarrare la strada al nemico" C'è chi vuole votare con i guanti di gomma . chi pensa di arrivare all'urna camminando all'indietrò, chi portando in tasca una .copia della'"Nausea" e chi turandosi il naso come avrebbe detto Montanelli. Ma tutti i gesti "goliardici" sono stati :. y ' vietati : La serata elettorale del candidato alle presidenziali Jacques Chirac comincerà questa sera in place de la République, a partire dalle 19. Per il secondo turno delle presidenziali sono previsti schermi giganti ed animazione musicale. Chirac dovrebbe fare le sue dichiarazioni di commento ai risultati elettorali al «Tapis Rouge», seggio della campagna del presidente uscente

Luoghi citati: Bordeaux, Lula, Parigi, Tolosa