Napoli, negata la scarcerazione di un poliziotto di Fulvio Milone

Napoli, negata la scarcerazione di un poliziotto SI INDAGA SU UN «ORDINE A VOCE» CHE TRASFORMO' LA CASERMA IN UN LUOGO DI VIOLENZE Napoli, negata la scarcerazione di un poliziotto «Non è scambio di persona». I magistrati interrogano due alti funzionari Fulvio Milone NAPOLI Una direttiva non scritta, un ordine «a voce» forse gracchiato via radio trasformò una «strattura predisposta per l'approfondimento delle eventuali responsabilità a carico delle persone coinvolte» negli scontri in piazza in un luogo di «deportazione» di «feriti, accompagnatori, curiosi, persone coinvolte in incidenti stradali» che «si fossero rivolti a un qualsiasi ospedale pubblico», n problema dei magistrati adesso è dare un volto e un nome a chi impartì quell'ordine, innescando così la spirale di violenza che il 17 maizo fece della casenna Raniero quella che i testimoni descrivono come una «sala delle torture». Accertate le responsabilità della «bassa forza» (agenti e funzionari che materialmente avrebbero commesso le violenze o comunque «non ne impedirono il compimento»), gli inquirenti puntano ai piani alti dei palazzo della questura. Per questo motivo, ieri, i sostituti procuratori della repubblica Cascini e Del Gaudio hanno sentito in qualità di persone infonnate dei fatti il capo dell'ufficio di Gabinetto, Alessandro Marangoni, e l'ex responsabile della Digos, Paolo Tarantino. Probabilmente, nei prossimi giorni, saranno ascoltati sempre come testimoni anche il numero uno della squadra mobile, Giuseppe Fiore, e altri fun4tóbMtàU{*!ri0rt. ' ^ Entrambi, Taraiitìno e Marangoni, ebbero un ruolo precisofnelTsaffaire» della■teùiuÉJro. Fcàitó'aéllWicio di Gabinetto, scrivono i magistrati, «in data 28 gennaio 2002» con una sua relazione osserva che «nel pomeriggio del 16marzo 2001 (vigilia della manifestazione dei no global) fu disposto che l'approfondimento delle eventuali re¬ sponsabilità individuali à carico delle persone coinvolte in fatti violenti, nonché la trattazione degli atti di polizia giudiziaria, fossero effettuati nella caserma». La «Raniero», in realtà, fu utilizzata per scopi diversi. Agli atti dell'inchiesta c'è un'altra relazione, firmata da Tarantino. Porta la data del 2 febbraio 2002, cioà 26 giorni prima dell'informativa di Marangoni. Scrivono ancora i pm sulla scorta delle infoimazioDi del capo della Digos: «Si è deciso, senza alcun ordine scritto, di condurre presso una struttura a ciò preventivamente predisposta tutti i sospetti che, in qualunque veste (feriti, accompagnatori, curiosi, persone coinvolte in incidenti stradali), si fosse- ro rivolti, nella giornata del 17 marzo 2001, a un qualsiasi ospedale del centro cittadino». Davanti ai magistrati. Marangoni avrebbe sostenuto che il 'tambtó'di ctóàtintaltfne della catóerma fu ih qualche modo imposto dalla brutta piega presa dalla manifesitaziotCé' dèi' nò' global: le aggressióni in piazza da parte dei dimostranti furono talmente massicce da rendere chiunque una persona sospettata, e da imporre quindi la maxi retata. Resta da vedere se il capo dell'ulficio di Gabinetto e il collega della Digos abbiano detto chi diede ilfamoso ordine. Mal'inchiesta sulle violenze del 17 marzo di un anno fa registra altri sviluppi. Ieri il gip Isabella laselli ha respinto l'istanza di scarcerazione dagli avvocati di Francesco Adesso, uno degli otto agentiarrestati. Secondo libali dell'ispettore della squadra mobile, sarebbe stato vittima di uno scambio di persona per il riconoscimento sbagliato da parte dei testimoni. «Un anno fa Adesso aveva capelli corti e baffi, mentre i ragazzi vittime delle violenze hanno descritto un agente con i capelli lunghi ebarba», affermano i difensori. Dice invece il gip: «Il V. (uno dei giovani) individua con certezza Adesso e non specifica se avesse barba o baffi o capelli lunghi». L'individuazione da parte di altri testimoni, inoltre, «viene comunque fatta in termini di certezza, non sulla base di barba e baffi bensì sulla base dei lineamenti del volto». Gli avvocati di Adesso hanno annunciato che faranno ricorso alla corte di Strasburgo. Le indagini continuano, e coinvolgono praticamente tutti gli agenti che il 17 marzo si trovavano in questura. Qltre gli otto arrestati, nell'inchiesta sono coinvolte tredici persone raggiunte da informazioni di garanzia, e fra queste c'è anche una donna, Marina Mele, anche lei agente della squadra mobile in servizio alla «Raniero». Tutti si difendono negando che quel giomo furono ■compiute violenze. Un"Shdacalista, Michelangelo Starita, segretario nazionale della Uilps, ha raccontato che i 1 colièghideUapolizia scientifica diNàpoli, durante le operazioni per l'identificazione delle persone coinvolte negli scontri di piazza del Global Forum, oiganizzarono una colletta per comprai caffè, panini e bibite per i fermati». ^ «ln questura si fece una colletta per comprare caffè e bibite ai fermati dopo le violenze» La caserma Raniero di Napoli, dove sono avvenute le presunte violenze contro i No Global, in occasione del terzo Global forum

Luoghi citati: Napoli, Strasburgo