«Torniamo al dialogo, per il bene del paese» di Raffaello Masci

«Torniamo al dialogo, per il bene del paese» mm IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL: LA NOSTRA PAROLA D'ORDINE E' «AMÓRE» : .^ .. «Torniamo al dialogo, per il bene del paese» Pezzetta: dopo mesi di risse è l'ora di messagg positivi a*»* intervista Raffaello Masci ROMA SEGRETARIO, ci tolga una curiosità: la parola d'ordine di questo primo maggio è «Amore»: francamente non si capisce che c'entri. «Amore è disponibilità, confronto, dialogo, apertura - risponde il segretario generale della Cisl Savino Pezzetta - : è un messaggio positivo che vogliamo trasmettere a tutti. Nei mesi passati ci sono state posizioni dure, parole forti. Ecco, io credo che le parole abbiano un peso e noi vogliamo spendere questa parola - amore - che è la più positiva che ci sia per dire che siamo qui per costruire». Lei parlerà, insieme ai suoi colleghi Cofferati e Angeletti, oggi a Bologna. Che messaggio manda al paese? «Io voglio dire ima cosa che è scritta nella nostra storia, e cioè che il sindacato è qui per tutela¬ re le fasce più deboli, per preservare spazi di democrazia, per salvaguardare quella tradizione di solidarietà così peculiare dell'Italia. Voglio dire al paese di avere fiducia: non stiamo lottando contro qualcuno o qualcosa, ma siamo qui per dare il nostro contributo a vantaggio dell'intero sistema Paese». E al governo che messaggio invia? «Ribaltiamo la questione: è il govemo che deve dirci come considera il sindacato. Noi abbiamo dimostrato di essere portatori delle istanze e degli interessi di milioni di cittadini, di lavoratori, di pensionati, di disoccupati. Noi siamo la voce della povera gente, della parte più debole della società. Abbiamo un titolo pieno per essere ascoltati e perché le nostre richieste vengano prese in piena considerazione. Il govemo vuole capire questo o no? Vuole accoglierci come interlocutori o ci considera veramente solo una libera associazione di cittadini? Se capisce queste cose il dialogo può riprendere ...se invece pensa di essere l'unico depositario della volontà popolare, allora...» E a Confindustria cosa vuole far sapere? «Che è arrivato il tempo di tomare a dialogare. Abbiamo assistito a risse verbah, ad arroccamenti, a inviti al govemo a "non molla- re". I risultati sono stati uno sciopero generale come quello del 16 aprile e una grande manifestazione come sarà quella di oggi. Che cosa vogliamo fare? Un braccio di ferro infinito? Oppure vogliamo recuperare una lunga tradizione di confronto che ha avuto stagioni anche di grande durezza ma che, comunque, ha portato risultati al paese nel suo complesso? Il mio invito a Confindustria è proprio nella direzione di un recupero della -capacità di dialogo bilaterale: ci sono questioni che possiamo tranqufilamente dirimere tra noi, senza bisogno di ricorrere al govemo né come mediatore né come possibile alleato». Lei ha parlato di tutele. Anche questa è tuia parola positiva, ma che rischia di trasformarsi in un fortino dal quale sono esclusi tutti i disoccupati, i precari, i giovani in cerca di prima occupazione. A questi cosa dirà oggi? «Mi viene in mente una frase di Don Milani: "Dalle difficoltà se ne sortisce insieme". Il sindacato - vorrei dire a queste persone non è la lobby dei lavoratori garantiti, ma è la forza sociale che prima di tutto lotta per il lavoro e solo dopo per imlavoro tutelato da diritti. Il sindacato ha la piena consapevolezza di come il mercato del lavoro sia eambiato e delle nuove forme di inquadramento contrattuale, così come conosce bene la disoccupazione e se ne fa carico più di chiunque altro. Noi siamo per ima pohtica che agevoli l'occupazione ma che non deve per questo evolvere in una precarizzazione strisciante e perenne del lavo¬ ro. Noi siamo per un nujSyp statuto dei lavoratori che ten^ in conto i cambiamenti chèvci sono stati, ma cambiare non vuol dire abbassare la sogha dei dirit,ti e delle tutele. Perché abbiw» presenti le persone e le loro; vJpl prima di tutto». Ricapitoliamo: avetS'-*ì|i8jpgiato la politica del governò sull'articolo 18, avete fatto sciopero il 16 aprile, farete grandi manifestazioni oggi. E dopo? ..0, «E'il govemo che deve decidere. Lo so, ha una sua linea" e da questa non intende recedere. Ma - mi chiedo - ha senso portare avanti una posizione solo per una questione di principio? Vàie di più un accordo sentito dalle forze sociali, oppure la "vittoria di Pirra" di una riforma che si regge solo sulla forza dei numeri in Parlamento?» Mi dia una risposta chiara: si aspetta ima convocazione per parlare di articolo 18, riforma dello statuto, riforma degli ammortizzatori sociali, eccetera? «Sull'articolo 18 non mi pare che sia più il caso neppure di tornare. Vogliamo parlare della più complessiva materia del lavoro e dell'occupazione? Noi siamo qui e pienamente disponibili.» ... la risposta chiara, segretario: sarete convocati? ' «Il buon senso vorrebbe di si... ma vai a capire». ijl^j. Il governo ™" deve dirci come considera il sindacato: noi siamo la voce dei più deboli, rappresentiamo milioni di cittadini Confindustria? Il braccio di ferro non può durare all'infinito 99 Savino Pezzetta, leader della Cisl

Persone citate: Angeletti, Cofferati, Don Milani, Pezzetta, Pirra, Savino Pezzetta

Luoghi citati: Bologna, Italia, Roma