Prodi: fuori dall'euro Londra rischia dì sparire di Enrico Singer

Prodi: fuori dall'euro Londra rischia dì sparire IN UN INTERVENTO A OXFORD IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE SPRONA L'INGHILTERRA A ESSERE PIÙ' EUROPEISTA Prodi: fuori dall'euro Londra rischia dì sparire «Potrebbe fare la fine di Venezia dopo la scoperta dell'America» Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Inghilterra e Germania: il Paese più scettico verso l'integrazione europea e quello che ne è stato a lungo locomotiva e che ora si sente quasi tradito. In poche ore Romano Prodi è passato dall'aula magna della Said Business School di Oxford - dove ha invitato Londra ad essere più vicina alla Uè che agli Usa - al tavolo di un ristorante dove ha ascoltato le paure di Gerhard Schroeder venuto a Bruxelles per spiegare perché Berlino si sente incompresa e anche maltrattata dalla Commissione. Problemi vecchi, quelli inglesi, e problemi nuovi, quelli tedeschi, che si sommano in una congiuntura che non è davvero facile per l'Unione con la Francia attraversata dal tifone Le Pen, l'economia che arranca e tanti interessi nazionah che si riaffacciano. Ma proprio perché il momento è di svolta - l'euro, l'allargamento a Est, le riforme istituzionali - bisogna avere «volontà pohtica e coraggio», ha detto il presidente della Commissione nel suo primo appuntamento di ieri. Di fronte ai professori e agli studenti di una delle più prestigiose scuole di management, Prodi ha rivolto un appello alla Gran Bretagna. Un appello ad essere protagonista in Europa, ad aderire all'euro «per evitare di sparire così come scomparve Venezia durante la prima globalizzazione mondiale successiva alla scoperta dell'America». Nel mondo della gloablizzazione nessuno può illudersi di giocare da solo. Bisogna unirsi il più possibile, così come la Uè sta cercando di fare. Senza costruire «superatati», ma anche senza isolarsi. Senza rimanere un passo indietro, come fa l'Inghilterra nei confronti dell'Unione. Della quale è «parte indispensabile», ma con un atteggiamento «sempre sulla difensiva» che fa da contrappunto alla sua relazione speciale con gh Stati Uniti. «Mi domando che cosa spinga questa grande nazione ad essere così sicura di sé stessa nei rapporti con una nazione immensamente più potente che si trova a oltre tremila miglia di distanza», si è chiesto Prodi. «Forse c'è del vero in quello che Winston Churchill disse a Charles de Gaulle: ogni volta che l'Inghilterra deve scegliere tra l'Europa e il mare aperto, scegherà il mare aperto». Ma è un errore credere che «sostenere un' Europa forte significa tradire gli Stati Uniti». 4nche l'America ha bisogno di un'Europa forte, ha detto Prodi, che il 2 maggio sarà a Washington per il vertice Usa-Ue. Se ad Oxford l'appello è stato ad avere più coraggio, al tavolo con Schroeder qualche ora più tardi il presidente della Commissione ha usato tutta la sua prudenza per evitare fratture. Il Cancelliere, che a settembre affronterà la prova delle elezioni politiche, reclama «più attenzione» agli interessi tedeschi «che sono anche interessi europei» ed è arrivato a Bruxelles con ima lunga Usta di lagnanze e di proposte, tutte attorno a un tema di fondo: la Uè deve rafforzare la sua politica industriale. E con un messaggio sottinteso: se Bruxelles non è sensibile ai problemi nazionali, la deriva anti-europea stile Le Pen potrebbe anche crescere. Le critiche di Schroeder si concentrano su alcune scelte della Commissione: le nuove regole dell'Opa europea, la riforma del sistema di vendita delle auto, la riduzione degli aiuti all'industria, fino ai meccanismi di valutazione della salute delle economie. All'incontro informale - volutamente è stata scelta la cornice di una cena fuori dai palazzi del potere europeo - hanno partecipato i commissari alla concorrenza, Mario Monti, al mercato interno, Frits Bolkestein, alle imprese, Erkki Liikanen, e all'ambiente, Margot Wallstroem, che seguono i dossier più contestati da Schroeder. Risultato? Un chiarimento, «uno scambio utile di vedute», per i portavoce europei. E, per il Cancelliere tedesco, la dimostrazione di avere fatto sentire la sua voce a Bruxelles. in serata una cena a Bruxelles con il cancelliere tedesco per affrontare le perplessità di Berlino sulla politica industriale dell'Unione