Il giocattolo che racconta mezzo secolo di Maria Corbi

Il giocattolo che racconta mezzo secolo UNA STRAORDINARIA CARRIERA TRA MODE E COSTUME Il giocattolo che racconta mezzo secolo Pasionaria nel '68, politicamente corretta negli Anni 90 la storia Maria Corbi ROMA B B ARBIE è lassù con Elvis», scriveva il New York Times Book Review. Insomma un mito. Da quando è nata le ragazzine si sono confrontate con lei e lei con loro. Nel 1959 arriva nei negozi con un vestito romantico in plumetis rosa pallido, i capelli raccolti in un'elaborata acconciatura. Un corpo con misure da sballo (95-45-82), seno abbondante, vita da vespa e fianchi stretti. Dicevano che era la risposta yankee a Brigitte Bardot. Le bambine impazziscono e la comprano sognando di essere lei. Alla fine degli anni '50 il trucco va marcato e Barbie ha le sopracciglia disegnate ad arco con l'eye-liner che sottolinea un occhio alla Sophia Loren, poi arrivano gli anni '60 e la donna si vede più naturale così anche la bambola smorza il rossetto, lascia più naturali le ciglia. La carnagione ci fa più rosata: al mare ci si abbronza. I vestiti di Barbie riflettono le epoche. Prima luccichii e colori pastello, stile classico da signorina bene. Poi arrivano i beatles, le ragazzine si scatenano indossano la mini, lasciano i capelli ricci al vento. Ed ecco Barbie con linee e colori psichedelici. La bambola trasgredisce. Ma quando arriva il '68 lei non va alle barricate. Il suo guardaroba si ispira alla pop art. Qualcosa però cambia. Mette in un cassetto il sogno di sposare Ken e cerca lavoro. Come primo impiego fa la hostess della Braniff Airlines. Poi entra in ospedale come infermiera. Gli anni '70 sono un po' confusi, è epoca di austerity, si parla di ecologia. E Barbie torna a vestiti di jersey, di lino, di lana. E' periodo di femminismo, di crociate rosa e questa bam¬ bola icona della bellezza irraggiungibile rappresenta il nemico. Poco importa che adesso ci siano Barbie politically correct di tutte le razze. E anche una su sedia a rotelle. Molte mamme impegnate si rifiutano di comprarle alle figlie. Ma questo non fa differenza nel mondo dove, come sempre, si continuano a vendere due bambole al secondo. La rivincita inizia con il 1980 quando Barbie acquista un fisico di carne ed ossa con Bo Derek nel film «10». Scoppia la mania della forma fisica, del corpo statuario e Barbie inizia a fare ginnastica, modifica le sue misure, meno seno e gambe più tornite. Continua a essere il sogno delle ragazze: altezza 1,75 per 50 chili. La Mattel lancia la linea «Barbie B Active Fashion» con body e pantacollant aderenti per andare in palestra. Sono gli anni della discoteca, del disimpegno, del riflusso, dell'eccesso e Barbie fa vita mondana con abiti copiati ai serial che La risposta yankee a Brigitte Bardot In commercio anche un modello sulla sedia a rotelle impazzano in tv: Dinasty e Dallas. Ma sono anche gli anni dell'affermazione della donna fuori dalle pareti domestiche. La scalata in ufficio richiede abiti adatti: tailleur e pantaloni, naturalmente glamour. Nel 1985 per lei viene creata la cartella da lavoro, rosa. Barbie fa lavori diversi: la veterinaria, l'astronauta, redattrice di moda, insegnante, pilota dell'aviazione diplomatica, diplomatica, ambasciatrice dell'Unicef. E' diventata grande insieme alle sue piccole adoratrici. Il successo non accenna a diminuire ma iniziano gli Afianco dall'alto la Barbie pilota di Formula 1 e quella astronauta CLAUDIA KOLL «Ci ha un po' rovinato l'infanzia», fattrice Claudia Koll, sugli schermi comeil medico legale Valerla, non ha un buon ricordo della Barbie. «A dire la verità - commenta ironica - ho giocato più con Ken. ta bambola con quell'immagine cosi perfetta ha portato molte ragazze alla chirurgia estetica. E' stato il prototipo della donna anni Ottanta, che considerava solo l'aspetto esteriore. Insomma la Schiffer deve molto di più alla Barbie che alla Bardot. Per fortuna adesso ci sono giochi diversi, c'è un mondo più complicato, i modelli sono donne che agiscono», tara Croft per esempio? «Finalmente una mora» scherza Claudia Koll attacchi: Barbie è dannosa per le fanciulle che si massacrano di diete pur di diventare magre come lei. E così dall'Inghilterra parte una crociata: dateci una Barbie più in carne. Due catene di negozi britannici dopo aver affrontato le lamentele di genitori infuriati contro la Mattel chiedono agli psicologi un parere. La risposta è inquietante: Barbie per le ragazzine di tutto il mondo è un personaggio di riferimento ancora più importante e ingombrante di Claudia Schiffer e di altre supertop. Le ricerche indicano che dal 1984 al 1994 i casi di bulimia sono aumentati di tre volte. La National Eating Disorders Association appoggia la campagna dei supermercati: «Barbie non è un buon modello di riferimento». Così un gruppo di genitori e di negozianti chiedono per la Barbie un corpo più realistico, taglia 46-48. Ma la Barbie cicciottella non è mai entrata nei negozi. CHIARA BONI «E' stata un bel vezzo, quando ero piccola non c'era ancora, ho invidiato molto le bambine che hanno potuto giocare con quella bambola». Chiara Boni stilista promuove Barbie come simbolo dell'effimero. «Prima di lei le bambole avevano meno vestiti e non certo un fidanzato. Certo le bambine che giocano con le Barbie prendono modi forse un po' troppo leziosi. Fin da piccole pensano ai capelli, ai vestiti. La Barbie non fa niente di serio, magari prima o poi ne inventeranno una che fa volontariato. Si potrebbe pensare per il futuro a una Barbie più istruttiva»

Luoghi citati: Inghilterra, Roma