«I funzionari occultarono violenze, insulti e pestaggi» di Fulvio Milone

«I funzionari occultarono violenze, insulti e pestaggi» LE ACCUSE DEL PM AGLI OTTO POLIZIOTTI «I funzionari occultarono violenze, insulti e pestaggi» I due graduati sono sotto accusa per non aver controllato gli agenti durante le perquisizioni nella «sala benessere» della caserma indagine Fulvio Milone NAPOLI ERANO tutti li, nella «sala benessere» della caserma Raniero trasformata in prigione: alcuni di loro avevano compiti di responsabilità, e davanti alle violenze hanno chiuso gli occhi; altri facevano il lavoro «sporco», menando, insultando, deridendo, minacciando. Almeno di questo li accusa il giudice che li interrogherà fra oggi e domani. Avranno sicuramente modo di difendersi dalle accuse, i due funzionari e i sei agenti della squadra mobile napoletana agli arresti domiciliari per i pestaggi dopo la manifestazione dei No Global del 17 marzo di un anno fa. Accuse pesanti, che si sostanziano non solo nelle botte in caserma, ma anche in una serie di omissioni nelle relazioni di servizio sui fatti della Raniero, che, secondo gli inquirenti, furono addomesticate. I due funzionari. Si tratta di Carlo Solimene e Fabio Ciccimarra: vice questore e capo della sezione narcotici il primo, commissario capo e numero uno della sezione rapina della Mobile il secondo. A loro, il giudice per le indagini preliminari Isabella laselli attribuisce soprattutto il non aver tenuto sotto controllo e poi di aver taciuto le violenze compiute in caserma. Solimene, scrive il gip, «è il funzionario responsabile designato per il turno 8-14 presso la caserma Raniero con il compito specifico di coordinare l'attività di perquisizione e controllo». Incarichi, questi, che il capo dell'antidroga napoletana non avrebbe svolto per niente: «risulta evidente che egli a tale compito è venuto del tutto meno, consentendo con il suo comportamento omissivo la commissione degli atti illeciti che si svolgevano sotto i suoi stessi occhi. Infatti, tenuto conto della situazione così come fotografata attraverso il racconto di tutti i ragazzi, non è possibile che egli non abbia notato e sentito nulla». Prosegue del giudice: «Si deve trarre la conclusione che egli non sia voluto intervenire», e non ha mostrato «alcun ripensamento neanche nella fase successiva della redazione delle relazioni di servizio nelle quali, insieme con Ciccimarra cui ha passato le consegne dopo le 14, riferisce di una situazione del tutto normale e sotto controllo». E poi ci sono le dichiarazioni dei giovani portati in caserma, che hanno riconosciuto in un mazzo di foto «Solimene e Ciccimarra quali i due soggetti in giacca e cravatta che apparivano come coloro che comandavano le operazioni». All'inizio dell'inchiesta, interrogato come testimone. Solimene «ha dichiarato di non aver partecipato attivamente ai controlli nella sala benessere e di aver delegato l'ispettore M. Va tuttavia osservato che M. non è stato individuato dai ragazzi... Peraltro, il delegare in una situazione di palese illegalità non esonera dalle proprie responsabilità». Ciccimarra è riconosciuto in foto da sei manifestanti. La questura gli diede l'incarico di sovrintendere alle operazioni in caserma nel secondo turno, dalle 14 alle 20. La sua posizione sembra relativamente meno compromessa di quella del suo collega. «Alcuni ragazzi - spiega il gip - riferiscono che nel pomeriggio le violenze si attenuano e le percosse avvengono solo nei bagni». Il capo dell'antirapina, però, «è egualmente da ritenersi consapevolmente coinvolto, tenuto conto del fatto che è stato individuato in fotografia... come la persona che pronunciò frasi minacciose..., ed era presente mentre si commettevano atti di violenza " ai danni dei ragazzi». Violenze a cui nessuno dei due funzionari fecero alcun riferimento nelle loro relazioni di servizio. Pietro Bandiera. Sovrintendente capo, è stato riconosciuto dra tre giovani portati in caserma, dall'ospedale in cui erano stati medicati. Il suo turno alla Raniero era dalle 8 alle 14. «Viene identificato precisa il giudice - come uno dei poliziotti più agitati, che entra e esce dai bagni durante le perquisizioni». Un No global lo individua «come uno degli agenti che lo picchiarono e in particolare come colui che lo prendeva a calci in faccia quando lui si abbassava per riprendere gli oggetti che erano stati gettati a terra durante la perquisizione». Michele Pellegrino. Assistente di polizia. Sono in sei ad accusarlo. Anche il suo turno rientrava fra le 8 e le quattordici, quando la caserma Raniero era sotto il controllo del vicequesture Solimene. E' indicato dai testimoni come «uno dei due agenti che picchiavano più degli altri e che entravano anche nei bagni durante le perquisizioni». E' descritto dai i ragazzi interrogati dal magistrato come «un soggetto impegnato nelle perquisizioni svolte con i metodi umilianti e con la violenza». Francesco Incalza. Secondo quattro fermati, fu uno dei poliziotti che parteciparono ai primi episodi di violenza. E' «l'agente più manesco di tutti gli altri». Un testimone racconta che, quando fu fatto entrare nella stanza, «Incalza gli fece lo sgambetto». Partecipò alla perquisizione di un No Global «al quale aveva detto che lo avrebbe portato nella stanza delle torture». Un altro ragazzo «lo ha riconosciuto con certezza come l'agente, fra i più violenti, che in particolare 10 minacciò di portarlo nella stanza delle torture pretendendo di impossessarsi di una telecamera e partecipando al pestaggio in bagno». Francesco Adesso. In servizio in caserma dalle 14 alle 20. 11 suo avvocato, Francesco Maria Tuccillo, dice che il poliziotto è vittima di un clamoroso errore di persona. Ne è convinto perchè ha sentito dei testimoni mai ascoltati dai magistrati. Non basta: secondo il legale, Adesso è stato descritto dai No Global sentiti dagli inquirenti come un giovane con la barba e i capelli lunghi, ma lui avrebbe sempre avuto la testa rasata e non avrebbe mai portato la barba. Eppure uno dei fermati, il giornalista di Indymedia Nicolò Villiger, lo indica come uno dei poliziotti che parteciparono al suo pestaggio. Paolo Chianese. Una ragazza lo accusa di aver fatto parte del gruppo dei più violenti nella stanza «dove i giovani venivano picchiati e costretti a inginocchiarsi». Effettuava «le perquisizioni pestando i ragazzi all'interno del bagno assieme con Pietro Bandiera». Chianese è l'unico degli otto indagati ancora a piede libero. E' in viaggio di nozze in Centro America, sarebbe in procinto di partire per una crociera a Cuba. Né la polizia ne i familiari sono riusciti ad avvertirlo. Luigi Petrone. Il suo incarico era di accompagnare i fermati dal pronto soccorso degli ospedali alla caserma Raniero. Scrive il gip: «Vedeva i ragazzi mentre erano obbligati a rimanere inginocchiati con la faccia al muro, e a sua volta provocava i fermati nella sala... Era presente quando loro venivano picchiati e costretti in ginocchio... colpiva, ingiuriava e maltrattava i presenti». Oltre alle violenze sono contestate omissioni nelle relazioni di servizio sui fatti I dirigenti del servizio avrebbero taciuto le percosse nei confronti dei manifestanti No global Un avvocato afferma che il suo cliente è soltanto vittima di un errore di persona Una immagine degli scontri a Napoli nel marzo 2001 per il Global Forgm

Luoghi citati: Centro America, Cuba, Napoli