«Ormai siamo la pattumiera d'Europa»

«Ormai siamo la pattumiera d'Europa» IL PRESIDENTE DEI VERDI, L'EX MINISTRO ALFONSO PECORARO SCANK) «Ormai siamo la pattumiera d'Europa» «Lo Stato sia parte civile nei processi contro i nuovi Attila» intervista w ' -V, ROMA SIAMO diventati la pattumiera d'Europa. Lo Stato deve costituirsi parte civile nei processi contro le aziende che per far sparire i propri veleni ingrassano le ecomafie». Per il presidente dei Verdi, l'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, non c'è un minuto da perdere: serve una politica nazionale dei rifiuti, ossia un piano d'azione in grado di contrastare la devastazione ambientale provocata dalle discariche abusive. Chi sono i killer dell'ambiente? «La mancanza di un piano di risanamento ambientale impedisce di vedere nella salvaguardia del territorio l'unica vera infrastruttura. Obnubilato dalla demagogia delle pseudo grandi opere, il governo procede nella cementificazione selvaggia e getta al vento le possibilità, anche occupazionali, racchiuse nello smaltimento ecologico delle sostanze tossiche. Ciò che sta accadendo è a dir poco allarmante. La settimana scorsa in Campania, adesso nel Lazio e in Umbria. Ogni volta che vengono alla luce simili catastrofi ambientali cadono tutti dalle nuvole. Quella contro gli eco-pirati sembra una lotta impari eppure, con i satelhti, si potrebbero stanare i cimiteri dei veleni, che invece proliferano all'ombra della burocrazia e degli ostruzionismi. Il problema dei reati ambientali sta assumendo proporzioni tragiche. Un'emergenza nazionale costituita da centinaia di casi assurdi come quello di Pitelli, collina sulla sponda orientale del Golfo di La Spezia massacrata dalle sostanze nocive. L'intera penisola offre scenari da catastrofe, con acque maleodoranti nei fiumi, milioni di metri cubi di rifiuti industriali, cumuli di terra avvelenata, tonnellate di scarichi fuori legge. Suillo sfonda i sempre rinviati interventi di bonifica dei siti inquinati». C'è stato un salto di qualità nello smaltimento illegale? «Come dimostra quest'ultima imjressionante vicenda nel Viterbese, e organizzazioni hanno perfezionato il meccanismo delle cave trasformate in discariche abusive. I rifiuti nocivi vengono nascosti sotto terra in quantità colossali. I composti pericolosi, molti dei quali cancerogeni, vengono seppel iti assieme a tonnellate di metalli pesanti, fanghi tossici, scarti di produzioni industriali che contaminano vaste aree. Un business da capogiro che tra mercato illegale e investimenti a rischio (appalti e gestione dei rifiuti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) è stimato in quasi 70 miliardi di euro. Il dato più inquietante è l'aumento dei clan implicati e, non a caso, i fenomeni d'illecito ambientale sono però sempre più concentrati nelle regioni dove maggiore è la presenza della criminalità organizzata». Che strade seguono i rifiuti nocivi? «C'è una quantità enorme di sostanze tossiche per le quali viene dichiarata la produzione ma di cui non si conosce la destinazione finale e che alimentano quindi i traffici e gli smaltimenti illeciti nazionali ed intemazionali. Un discorso a parte meritano, poi, i veleni completamente in nero dei quali, secondo le stime della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, non risulta neppure la produzione e che dunque alimentano sia fenomeni di autosmaltimento incontrollato sia traffici e smaltimenti illeciti. E si tratta di decine di milioni di tonnellate. Per questo lo Stato deve costituirsi parte civile nei processi contro i nuovi Attila ed esigere di essere risarcito per i danni ricevuti. Le aziende che si gettano nelle braccia delle ecomafie, per occultare i loro rifiuti pericolosi, vanno duramente punite. La mano pubblica deve mettere in moto il circuito della bonifica ambientale, che, tra l'altro, può diventare strumento di lotta alla disoccupazione. I rifiuti, persino quelli nocivi, sono una risorsa e non soltanto un drammatico problema. Se riciclati adeguatamente producono energia e possono dare una mano alla crescita economica di aree depresse. Ciò che non si può più tollerare sono, al contrario, l'improvvisazione, le lungaggini e l'assenza di programmazione su scala nazionale. Le debolezze dello Stato sono le armi più temibili delle ecomafie, che prosperano proprio nell'immobilismo e nella cecità delle istituzioni». (già. gal.] «Serve un piano per contrastare la devastazione ambientale provocata dai pirati» Alfonso Pecoraro Scanio

Persone citate: Alfonso Pecoraro Scanio, Alfonso Pecoraro Scank