Operazione Anaconda, storia di un disastro

Operazione Anaconda, storia di un disastro LA VERITÀ' RICOSTRUITA GRAZIE ALLE IMMAGINI RIPRESE DA UN AEREO SPIA Operazione Anaconda, storia di un disastro Una serie di errori dietro la morte di 7 americani i retroscena Paolo Mastrclilli NEW YORK CHI le ha viste, dice che sembrano le scene più brutali di un film di guerra. Ma invece sono le immagini vere di sette soldati americani che il 4 marzo scorso combatterono fino alla morte nella valle di Shahi Kot, e forse provano l'errore più grave commesso dai loro superiori nel conflitto afghano. .E' una storia d'eroismo, questa vicenda appena rivelata dalla televisione Cnn, ma è pure assai imbarazzante per il Pentagono. Per come la conoscevamo fino a ieri, la vulgata sosteneva che all'inizio di marzo il generale Franks aveva lanciato l'operazione Anaconda nella zona orientale del paese allo scopo di spazzare via gli ultimi caposaldi di Al Qaeda a ridosso del confine col Pakistan. Nella prima notte di operazioni un elicottero venne colpito e un soldato cadde. Una squadra fu subito inviata a salvarlo, ma tanto lui quanto sei soccorritori, vennero uccisi dai fedelissimi di Bin Laden. Più tardi altre forze riuscirono a recuperare i corpi, e dopo una serie di bombardamenti a tappeto l'operazione potè riprendere nei giorni seguenti e concludersi in un successo. Questa era la versione ufficiale, fino a quando le Forze Speciali impegnate nel primo attacco hanno deciso di condurre la loro inchiesta. Hanno visto le immagini della battaglia riprese da un aereo spia Predator della Cia che sorvolava la zona senza pilota, hanno parlato con i sopravvissuti e hanno tratto le loro conclusioni, che finora il Pentagono ha preferito mettere da parte. La nuova storia va così. La sera del 4 marzo un elicottero MH-47 Chinook era stato inviato sopra un costone di montagna, denominato in codice Objective Ginger, per scaricare alcuni soldati delle Forze Speciali. Quando stava per atterrare, i nemici avevano aperto il fuoco i:on mitra e razzi, colpendo il sistema idraulico del velivolo. L'elicottero aveva cominciato a sbandare e perdere quota, e il «Navy Seal» Neil Roberts, 32 anni, era caduto. Secondo alcuni testimoni, aveva perso l'equilibrio per salvare un cannoniere rimasto appeso per la divisa; secondo altri, era andato giù per gli scossoni improvvisi. Di sicuro, era finito in una tana di guerriglieri nemici. Le immagini del Predator lo mostrano solo, mentre combatte con i nemici fino a esaurire tutte le pallottole e le granate. A quel punto, forse già ferito, viene catturato, trascinato via e giustiziato. Una squadra di sei uomini fu mandata a salvare Roberts, ma venne subito assalita. Tra loro c'era il sergente John Chapman, ucciso dopo un combattimento che i colleghi feriti hanno definito eroico. Nessuno di loro, però, sapeva che il Navy Seal era già morto, e ormai lo scopo della missione era solo recuperarne il cadavere. Fallito il primo tentativo di soccorso, i comandanti avevano inviato altri due elicotteri per riportare indietro morti e feriti. Anche questo gruppo però era finito nella stessa trappola, e quattro soldati erano stati uccisi appena avevano toccato terra. Jason Cunningham, alla prima missione operativa della sua carriera militare, era sopravvissuto. Si era piazzato a difesa dei compagni, aveva chiamato gli aerei AC-130 per bombardare i nemici, e per quasi dodici ore aveva combattuto per salvare se stesso e gli altri. Ma quando i rinforzi erano finalmente arrivati ormai lui era il settimo uomo rimasto nella polvere. Morti e feriti vennero sgomberati dopo che gli AC-130 avevano messo in fuga i taleban, e l'operazione Anaconda cambiò registro. Dal giomo seguente i generali ordinarono una serie di bombardamenti a tappeto con i B-52 per distruggere le postazioni nemiche. «Li abbiamo schiacciati e abbiamo ammazzato centinaia dei loro» disse soddisfatto il generale Frank Hagenbeck, comandante operativo di Anaconda, dalla base di Bagram. Solo dopo una settimana di attacchi dall'aria i soldati americani avevano rimesso piede sul terreno per ispezionare le caverne di Al Qaeda. In teoria dovevano trovare quattro o cinquecento cadaveri nemici, ma invece ne scoprirono appena qualche decina, oltre a un un po' di documenti e munizioni: i fedelissimi di Bin Laden, come avevano fatto tante volte durante l'invasione sovietica, erano scappati. Quindi i generali avevano sbagliato a lanciare l'operazione di terra senza una campagna preventiva di bombardamenti, avevano sbagUato ad ordinare i soccorsi a singhiozzo, e forse avevano sbagliato pure l'obiettivo, o comunque l'avevano raggiunto in ritardo. Ora le Forze Speciali, con il loro rapporto, vogliono come minimo una medaglia per i caduti di Anaconda. Il 18 aprile scorso, però, 400 British Royal Marines sono stati inviati nella valle di Shahi Kot per perlustrare la zona dove avevano combattuto gli americani, «Laggiù - ha spiegato il loro comandante, Roger Lane - ci sono tutti gli indizi che dimostrano come alcune strutture terroristiche siano rimaste intatte, e le forze di Al Qaeda le stanno reinfiltrando». Dunque ci saranno le medaglie per i caduti, a Washington. Ma forse in Afghanistan ci sarà presto anche una nuova Anaconda. i Militari americani impegnati nelle operazioni in Afghanistan

Luoghi citati: Afghanistan, New York, Pakistan, Washington