Cinque Terre e Costiera Amalfitana destino comune, diverse soluzioni

Cinque Terre e Costiera Amalfitana destino comune, diverse soluzioni INCONTRO A RAVELLO PER RISOLVERE I PROBLEMI DEI PAESI A PICCO SUL MARE Cinque Terre e Costiera Amalfitana destino comune, diverse soluzioni «match» fra le due zone è stato vinto dai liguri: «Più organizzati» «Noi campani abbiamo un grande passato, siamo incerti sul futuro» Fulvio Milone inviato a RAVELLO (Salerno) «Paesaggio roccioso e austero simile ai più forti di Calabria, asilo di pescatori e di contadini viventi a frusto su un lembo di spiaggia che in certi tratti va sempre più assottighandosi, nuda e solenne cornice delle più primitive d'Italia». Così Eugenio Montale descrisse le Cinque Terre. E se avesse voluto offrire un breve, poetico omaggio anche alla Costa Amalfitana? Probabilmente avrebbe usato le stesse parole, tanto sono simili i due paesaggi, con i loro «paesi, o frazioni di paese, così asserragliati fra le rupi e il mare». Hanno un destino comune, quei tredici chilometri di quinte che si aprono sul mare Ligure e i circa venti che racchiudono un pezzo di paradiso a nord di Salerno. Entrambi sono stati dichiarati nel '97 Patrimonio dell'umanità dall'Unesco, e sono impegnati in un'impresa titanica: coniugare la tutela dell'ambiente col boom del turismo. Lo stanno risolvendo? In caso affermativo, come? Amministratori, ambientahsti ed esperti liguri e campani si confrontano per due giorni, ieri e oggi, a Ravello, un paesino a picco sul mare, la «città della musica» che fu cara a Wagner, e dove D.H. Lawrence scrisse parte dell'«Amante di lady Chatterly». Il match sembra essersi concluso con una vittoria, sia pure ai punti, delle Cinque Terre, premiate, per ammissione degli stessi rivali, da ima maggiore organizzazione e una minore Utigiosità fra i Comuni che fino a oggi ha invece parahzzato la «Divina costiera». La rivincita, però, è prossima: Amalfi e i comuni vicini stanno facendo passi da gigante per recuperare il terreno perduto. «Qui in Costiera ci frega il fatto di passare per genialoidi, fantasiosi e furbi. In realtà sarebbe meglio se fossimo meno vulcanici ma più razionali e organizzati», commenta con una battuta il sociologo Domenico De Masi, moderatore del convegno. Anche il sindaco di Ravello, Secondo Amalfitano, ammette che il confronto si risolve a favore dei cugini liguri. «Il nostro è un grandissimo passato: penso al turismo d'ebte che abbiamo avuto nell'800, quando scrittori e pittori vennero qui e immortalarono la nostra terra. Ma non riusciamo a disegnare il futuro. Loro, invece, l'hanno fatto». Amalfitano avanza ima proposta: l'istituzione di un gruppo di lavoro che disegni «un possibile sviluppo comune deUe due zone anche attraverso la formulazione di norme ad hoc». Ma come se lo stanno costruendo, le Cinque Terre, il loro futuro? Innanzitutto con l'istituzione del Parco nazionale, il cui presidente. Franco Bonanini, rivela la ricetta che sta facendo della Riviera di Levante mi modello di armonia e sviluppo. «Siamo partiti da un presupposto che può sembrare banale, ma non lo è affatto: tutelare il territorio, esposto a gravissimi rischi di dissesto soprattutto per l'abbandono dei famosi terrazzamenti, e nello stesso tempo gestire il boom turistico che si è registrato negli ultimi anni». Gli amministratori, prosegue Bonanini, hanno capito che l'unica via d'uscita dal degrado era l'unità d'intenti, una «reciproca solidarietà» che ha dato vita al Parco e a una serie di iniziative. «La prima è la Cinque Terre Card, un ticket in collaborazione con le Ferrovie che consente al turista di raggiungere in treno le località, di andarsene in giro a bordo di minubus elettrici, e di accedere ai Sentieri che sono stati così trasformati in musei a cielo aperto. Niente macchine, insomma. Per quanto riguarda l'ospitalità, abbiamo istituito un marchio di qualità per gli operatori alberghieri». E poi? «Parte del ricavato della Cinque Terre Card lo investiamo sul territorio, per esempio ripristinando i celebri muretti a secco dei terrazzamenti». A questo punto Bonanini comincia a parlare di tutela ambientale. «L'abbandono delle terrazze - dice - provoca il rischio di frane. Quindi abbiamo pensato di incentivare il loro recupero offrendole in comodato. Si tratta di una sorta di adozione per la durata di vent'anni, con l'obbligo di coltivazione di prodotti tipici della nostra terra. L'iniziativa sta avendo grande successo. Abbiamo ricevuto oltre mille richieste da parte di persone di varia estrazione: dal contadino al professionista a un premio Nobel per la chimica». Perchè non riprendere questa esperienza anche sulla Costa Amalfitana? Se lo chiede l'assessore all'Agricoltura della provincia di Salerno, Antonio Di Vece. Anche lui assiste a un video proiettato durante il convegno: le immagini mostrano campi abbandonati e sterpaglie al posto di vigneti e limoneti, mentre una voce fuori campo spiega che il 450Zo delle terrazze della Costiera sono incolte. «Noi amministratori litighiamo - commenta con amarezza il sindaco di Ravello mentre il territorio rischia di andare in malora». Da copiare: l'adozione per venti anni dei muretti a secco con l'obbligo di coltivare i prodotti tipici dell'entroterra spezzino M Dichiarata nel '97 patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è lunga venti chilometri U Comprende tredici Comuni: Positano, Praiano, Conca dei Marini, Furore, Amalfi, Atrani, Scala, Ravello, Minori, Malori, Tramonti, Cetara, Vietri sul Mare M Popolazione: 30.000 abitanti. M Problemi più gravi: traffico, dissesti idrogeologici, penuria di porti turistici B Parco naturalistico: c'è un progetto che non è ancora stato realizzato M Dichiarata nel '97 patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è lunga tredici chilometri H Comprende cinque borghi: Monterosso al Mare, Vernazza, Comiglia, Manarfola e Riomaggiore I Popolazione: 6.000 abitanti U Problemi più gravi: qualità dei servizi e dissesti idrogeologici. La messa in sicurezza è in corso, in parte è stata risolta grazie al recupero dei terrazzamenti M Parco naturalistico: funziona da cinque anni SM