il computer che ride ci fa lavorare meglio a

il computer che ride ci fa lavorare meglio a | INFORMATICA | VERSO UN NUOVO MODO DI INTERAGIRE CON I CALCOLATORI il computer che ride ci fa lavorare meglio a SI PUÒ' DARE A UN CALCOLATORE IL SENSO DELL'UMORISMO? E' IMPROBABILE MA OLIVIERO STOCK DELL'IRST DI TRENTO CI SPIEGA I TENTATIVI PER RIUSCIRCI Rosalba Miceli CHE cosa non possono fare i computer, si chiedeva il filosofo Hubert Dreyfus in un famoso libro del 1979: ascoltare, capire, parlare? Fin qui sono arrivati. Esistono già sistemi di interazione linguistica validi in ambiti ancora limitati, ad esempio per la ricerca di informazioni e per brevi comunicazioni. Ma scherzare, ridere e far ridere, avere il senso dello humour? Immaginiamo che cosa succederebbe se un giorno il nostro computer rispondesse intenzionalmente a una domanda con un nonsense o un paradosso umoristico. Lo guarderemmo con altri occhi, un amico con cui si può scherzare e, tra una battuta e l'altra, anche parlare di cose serie. E' possibile creare una sorta di "empatia cognitiva" tra l'uomo e la macchina, tipica delle relazioni umane? L'umorismo è una componente essenziale della comunicazione, può nascere involontariamente da un doppio senso, da una parola pronunciata male, storpiata, o volontariamente giocando sull'ambiguità o su una contraddizione insita in una situazione. Ognuno ride di qualcosa che fa parte del proprio mondo, quando si riconosce almeno parzialmente con la persona che è oggetto del riso (se si riconosce completamente non ride più). Ma cosa significa modellizzare l'umorismo, che abbraccia gli aspetti sintattici, semantici e relazionali della comunicazione? Quale tipo di intelligenza è richiesta alle macchine per la realizzazione di costrutti linguistici umoristici e che ruolo può svolgere l'umorismo computazionale nel rendere i sistemi artificiali sempre più intelligenti? Se vogliamo un fattore capace di aprire la strada a capacità cognitive simboliche, il linguaggio è un ottimo strumento e poiché l'intelligenza (umana) comprende anche il fare una supposizione che metta in luce un nuovo ordine soggiacente, allora l'umorismo, che svela i legami nascosti, che ribalta il sistema di premesse iniziaU, ne è, a buon diritto, parte integrante, e si può tentare di "metterlo" in una macchina. Qui il discorso si fa complesso e occorre procedere a piccoli passi. Non si tratta solo di rappresentare tramite strutture e algoritmi le regole di una lingua, ma di fornire al calcolatore gli strumenti per comprendere il significato concreto di parole e frasi. «Esiste, nel linguaggio di tutti i giorni, una grande ambiguità - spiega Oliviero Stock, eclettica figura di matematico-Unguista, già direttore dell'Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento (IRST) e attualmente a capo della divisione Tecnologie Cognitive e della Comunicazione - ambiguità a tutti i livelli, lessicale, sintattico, pragmatico - di cui si deve tener conto quando si affronta il problema di come far capire a una macchina il linguaggio che usiamo spontaneamente». Per ora ci si accontenta di piccoli risultati che però possono avere risvolti applicativi interessanti. Stock e il suo gruppo, nell'ambito di "HAHAcronym" (Humouroas Agent for Humorous Acronyms), primo progetto europeo per l'umorismo computazionale, hanno mésso a punto un prototipo, un generatore di acronimi, che è stato presentato al workshop internazionale sull'umorismo computazionale che si è svolto all'IRST in questi giorni. Date due parole, per esempio, un sostantivo e un aggettivo, il programma, nel giro di pochi minuti, trova l'acronimo contestuale al significato che l'utente ha in mente, ma sa anche ironizzare su acronimi già esistenti, analizzando l'acronimo nella struttura sintattica e rielabo¬ randolo successivamente - ne risulta una storpiatura dal leggero effetto ironico. Qualche esempio: IBM (International Business Machine) diventa Irrational Business Machine, MIT (Massachusetts Institute of Technology) si trasforma in Madness Institute of Tecnology. Il prototipo si basa su un tesauro - strumento con cui trovare relazioni tra gruppi di parole - e su un dizionario esteso della lingua inglese (120.000 vocaboli). L'ambizione è arrivare a sottoporre al sistema - capace di rilevare e generare incongruità, contrapposizioni semantiche in dimensioni diverse - anche frasi intere, e introdurre progressivamente capacità umoristiche computazionaU nelle interfacce del futuro. L'umorismo può diventare un modo per rendere più flessibile la comunicazione uomocomputer, in particolare nei settori dell'intrattenimento interattivo, dei videogiochi educativi o della pubblicità. La tecnologia scopre la potenza di una risata. l'Intelligenza Artificiale: osservare come si comporta un essere umano in una data situazione, scomporre la sua azione o la sua riflessione in una serie di atti semplici, programmabili e gestibili da un software. Nel 1994 McKinstry con l'aiuto del cognato ha lanciato un primo progetto per raccoghere "items" su Internet. Dopo aver lasciato il Canada ed essersi stabUito in Cile, ne ha avviato un secondo, più complesso e affidabile, che ha battezzato GAG, che sta per "Generic Artificial Consciousness". Tra una decina d'anni la banca dati potrà servire ad addestrare un sistema basato su una rete di neuroni per "mimare" l'essere umano. Christopher McKinstry spera addirittura che ima rete di neuroni "formata" da GAG sia, in futuro, indistinguibile da un essere umano quando si tratti di rispondere "sì" o "no" a una precisa domanda. Anche nel caso in cui GAG ed è questa la cosa più importante - non abbia avuto modo di confrontarsi con la domanda precedentemente. Uno degli aspetti più affascinanti del progetto Mindpixel è che chiunque può partecipare dando il suo contributo. È sufficiente registrarsi nel sito e iniziare a "parlare" con GAG. Attenzione però, perché la banca dati raccoglie solo informazioni di buon senso (o senso comune); le domande devono prevedere le stesse risposte da parte di tutti. Per esempio, domande o affermazioni come "Sono bello?" oppure "Io sono il più bello", non saranno convalidate, l'autore verrà identificato e gli sarà interdetto l'accesso in caso di recidiva. Chris McKinstry non è il solo a lavorare a un progetto di questo tipo e il programma Openmind, lanciato più o meno nello stesso periodo, ha obiettivi simili. Così come il progetto di ricerca di Push Singh del Media Lab di Boston. Anche lui canadese e, come McKinstry, affascinato dall'Intelligenza Artificiale, Singh, di origini indiane, ha elaborato un sistema le cui informazioni sono "open source", cioè chiunque può scaricarle e utilizzarle, rispettando poche e semplici regole. Inoltre, non raccoglie informazioni su fatti, ma storie e immagini. In realtà, gli obiettivi dei due ricercatori sono identici, tanto che hanno deciso, con molta intelligenza, di mettere in comune gli "items" raccolti rielle rispettive banche dati. I due siti Internet: www.mindpixel.com www.openmind.org ,-*^.

Persone citate: Agent, Chris Mckinstry, Christopher Mckinstry, Hubert Dreyfus, Oliviero Stock, Rosalba Miceli, Singh

Luoghi citati: Boston, Canada, Cile, Massachusetts, Trento