Chirac rifiuta il faccia a faccia in tv con Le Pen di Cesare Martinetti

Chirac rifiuta il faccia a faccia in tv con Le Pen PARTE CON TONI ASPRI LA CAMPAGNA PER IL SECONDO TURNO Chirac rifiuta il faccia a faccia in tv con Le Pen «Nessun dibattito è possibile». Il rivale: scappa come fa davanti ai giudici Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Chirac: «Di fronte all'intolleranza e all'odio, nessun dibattito è possibile». Le Pen: «E' un attentato alla democrazia: scappa, rifiuta di discutere». Niente faccia a faccia tra i due candidati all'Eliseo e la giornata si chiude, apparentemente, con un punto a favore del leader del Fronte Nazionale. Mentre la Francia fa i conti del voto e scopre che un'infinità di zone ex-rosse e popolari hanno abbracciato il vecchio duce xenofobo, il presidente uscente comincia a provare quanto sia difficile la sfida. E forse a rimpiangere Jospin. Il confronto si svolge a distanza. A Rennes Jacques Chirac è al suo primo meeting dopo lo choc di domenica. A Parigi Jean-Marie Le Pen è l'invitato del telegiornale che, per par condicio, deve dare ai due sfidanti lo stesso tempo. Da Rennes arrivano i dispacci con le dichiarazioni di Chirac, a Parigi Le Pen li commenta e deride. Lo staff del Presidente deve pensare qualcos'altro se no la maschera furba del demagogo fascista si mangia il ritratto impaludato del presidente uscente da sette anni discussi e discutibili come non mai. Tutta la giornata era vissuta sull'incertezza: avrebbe Chirac accettato il dibattito televisivo con Le Pen? I suoi consiglieri in mattinata avevano fatto sapere che il dibattito ci sarebbe stato, ma «ll'americana», e cioè non un confronto, una discussione, ma un alternarsi di interventi, senza interlocuzione tra i due. Dal castello di Saint-Cloud, il quartier generale di Le Pen alle porte di Parigi, la reazione era ironica: ma quale «americana», il dibattito di deve fare alla francese, secondo la tradizione «repubblicana». L'imbarazzo di Chirac era evidente. Innanzitutto Le Pen è un formidabile uomo di comunicazione, è capace di parlare per due ore senza un appunto, non ha scrupoli. Dall' altra parte Chirac è vulnerabilissimo sugli scandali e gli «affari» che hanno attraversato i suoi anni da sindaco di Parigi e poi da presidente della Repubblica. Se con JóS^in c'era un non dichiarato fair play nell'evitare gli scandali tra gli argomenti di polemica politica, con Le Pen ogni fair play casca. A Rennes Chirac ha sciolto la riserva: «Di fronte all'intolleranza e all'odio, non ci sono compromessi possibili: nessun dibatti- to». La platea dei fan h5 battuto lungamente le mani, ma cosa avrà fatto la ben più vasta platea dei telespettatori quando lanno visto Le Pen prendersi gioco dell'avversario? «E' un vero scandalo: rifiutando di incontrare e discutere con lo sfidante che è stato eletto dai francesi, insulta anche loro. La verità è che sfugge al dibattito così come sfugge ai magistrati». Ancora Chirac, chlTaHMaomenica sta usando toni «gollisti» e da salvatore.della patria: «Bisogna avere ircoraggio delle proprie convinzioni e la coerenza dell'impegno. Non ho mai accettato alleanze con il Fronte nazionale, quale che sia stato il prezzo pò itico da pagare. E non accetterò domani di discutere con il suo rappresentante». Le Pen: «Finalmente è caduta la maschera: come ho sempre detto, Chirac è il candidato della sinistra, la sinistra unita che ci ha governato in questi anni. E' lui che eccita le minoranze violente che scendono in piazza contro il candidato che i francesi si sono scelti per la sfida all'Eliseo: è uno scandalo». Chirac: «Io mi oppongo fermamente a quelli che promettono di usare la minaccia delle mani¬ festazioni di piazza, e che agitano i fantasmi della forza bruta, dell'irrazionalità e del disprezzo. Questa è stata la battaglia politica di tutta la mia vita, in nome della morale e di una certa idea della Francia». Le Pen, col suo ghigno beffardo, non risponde nemmeno e legge le cifre di un sondaggio elettorale: tra i giovani è stato votato più di Chirac e Jospin messi assieme. I colonnelli di Chirac hanno annunciato la nascita di un nuovo partito, 1'«Unione per la maggioranza presidenziale». E cioè L'Rpr (Rassemblement pour la répubblique, che è il movimento neogo lista du Chirac) più i centristi dell'Udf e Democrazia liberale. Si sta già giocando la partita delle elezioni legislative che si terranno a giugno. Data per scontata l'elezione di Chirac all'Eliseo, la destra punta a conquistare la maggioranza dell'Assemblea mentre la sinistra (costretta all'appello di voto per Chirac) è in una crisi storica. Il partito comunista, precipitato al 3,5 per cento, rischia anche la bancarotta, e ieri ha aperto una sottoscrizione per raccogliere 1,5 milioni di euro. I vescovi francesi attaccano Le Pen sui valori: «La democrazia è una chance offerta a ciascuno e nessuno deve esserne escluso». Ma Le Pen non si è preoccupato e dopo aver deriso Chirac, ha esposto il suo programma: fuori dall'Europa, ritorno al «franco», «preferenza nazionale» inserita nella Costituzione. «Il 5 maggio ci sarà una sorpresa pari al 21 aprile», dice lui. Nessuno ci crede, ma ogni ora che passa Le Pen preoccupa di più. a Jacques Chirac durante II comizio di ieri sera a Rennes, dove ha lanciato un appello alla coesione della arancia in vista del ballottaggio elettorale con il leader del Front National, Jean-Marie Le Pen

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