Prodi: accettiamo la sfida, più forti ì valori europei di Enrico Singer

Prodi: accettiamo la sfida, più forti ì valori europei ALLARME NELL'UNIONE PER L'AVANZATA DELLA DESTRA XENOFOBA CHE SI OPPONE AL DISEGNO COMUNITARIO Prodi: accettiamo la sfida, più forti ì valori europei Appello di Chirac: la Francia è ferita, nessuna concessione al Front National Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Un augurio che è anche un richiamo: «Ho fiducia completa che la Francia terrà fede ai valori dell'Europa e ai grandi principi democratici che sono alla base dell'impresa europea». E un invito a «raccogliere la sfida» dell'estrema destra di Jean-Marie Le Pen: «Questa è la democrazia. Sta a noi dimostrare che i nostri valori sono più forti e più importanti per costruire il futuro». Romano Prodi esce dal Palazzo dell'Architettura, dove ha appena presentato uno studio su Bruxelles capitale d'Europa, e commenta così il risultato-shock del primo turno delle presidenziah in Francia. Da Berlino, Londra, Madrid, Atene, Stoccolma si intrecciano le reazioni di sorpresa e di allarme per il successa del leader del Front National e anche il presidente della Commissione Uè è preoccupato. Su due fronti. Il primo è quello, diretto, dell'avanzata di un'estrema destra xenofoba e anti-europea che ha raccolto quasi il 20 per cento dei voti, sommando quelli ottenuti da Le Pen e dal suo ex delfino, e ora concorrente. Bruno Megret. Su questo fronte la posizione del presidente della Commissione è netta: il programma di Le Pen «contiene mdltTVifénmehti a prefereri'sfe nazionali» ed è «poco conforme alle regole dell'Unione europea». Non è davvero un caso che, ieri, nel suo primo discorso da candidato al ballottaggio, Jean-Marie Le Pen abbia promesso l'uscita della Francia «dall'Europa di Maastricht» nel caso del suo ingresso all'Eliseo. Questa prospettiva non è nemmeno presa in considerazione a Bruxelles: la vittoria di Jacques Chirac il 5 maggio è scontata. Ma non per questo il segnale del primo turno può essere sottovalutato. L'invito di Prodi a «raccogliere la sfida» significa proprio questo: «C'è bisogno di uno sforzo supplementare per spiegare l'Europa e i suoi valori ai cittadini». Uno dei terreni da affrontare subito e senza timori è quello sul quale Le Pen ha costruito gran parte del suo successo: la paura dell'«invasione degli immigrati», della perdita dell'identità nazionale e della sicurezza. Un problema che «non si risolve con la politica delle porte chiuse per difendere le nostre città», ma che non va ignorato: «L'Europa deve affrontar-, lo con rinnovata partecipazione e nell'assoluto rispetto della legge». La risposta all'ipernazionalismo di Le Pen, insomma, deve essere «politica ed europea» nel senso che deve rilanciare l'Unione. Ma qui s'inserisce il secondo fronte della preoccupazione del presidente della Commissione Uè. Il pericolo non è più Le Pen, ma il prevalere di quella linea deir«Europa delle nazioni» che rischia di aumentare la litigiosità tra gli Stati membri, di contrapporre gli egoismi nazionali e di indebolire il peso complessivo dell'Unione. L'ultimo esempio è stato lo smacco diplomatico subito dalla Uè nella crisi israelo-palestinese. Appena qualche giorno fa, il commento di Romano Prodi era stato polemico: «Chi parla di ruolo fantasmatico dell'Europa è proprio chi si oppone, poi, alla costruzione di una politica estera comune». La partita tra Europa nazionale o comunitaria è aperta. Si gioca nella Convenzione di Giscard e Amato che prepara la riforma istituzionale e si gioca nelle capitali dei Paesi in cui cambiano - o sono già cambiati - gli equilibri politici. La carta dell'Europa, per anni dominata dal centrosinistra con 13 governi su 15, oggi è profondamente cambiata. Dall'Italia alla Danimarca, dal Portogallo all'Austria fino alla Francia. Tra un mese le elezioni in Olanda e, in settembre, quelle in Germania, secondo molti analisti, potrebbero «spostare sempre più verso destra il pendolo della politica europea», come ha notato Silvio Berlusconi ieri al vertice euro-mediterraneo di Valencia. «La scelta del governo nazionale spetta ai cittadini», dice Prodi, l'importante è che i governi - di destra o di sinistra - lavorino per un'Europa forte. Oggi a Bruxelles è atteso Edmund Stoiber, il premier bavarese e leader della Csu che contenderà al socialdemocratico Gerhard Schroeder la Cancelleria. Stoiber incontrerà Prodi per spiegare la sua visione del futuro della Uè che il presidente della Commissione si augura «coerente con gli impegni europei». Coerenza, rispetto dei valori democratici, rifiuto di ogni forma di razzismo sono ancheU motivo condifftfffé'delle fgàziJSffi arrivate "«Sf^ gli altri Paesi dell'Unione a commento del successo di Le Pen. Il premier inglese, Tony Balir, ha detto di essere «fiducioso che il popolo francese respingerà ogni forma di estremismo» ed è stato l'unico a rivolgere un pensiero anche al grande sconfitto Lionel Jospin: «un risultato molto triste per un uomo onesto». Il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, ha definito «molto increscioso» che l'estrema destra «sia diventata così forte in Francia» e ha detto che ((tutti i democratici hanno l'interesse comune a evitare che Le Pen abbia qualche possibihtà di avere un peso considerevole». E per il ministro degli esteri tedesco, Joschka Fischer, è «allarmante la quota di voti andata all'estrema destra». Il presidente del Parlamento europeo, l'irlandese Pat Cox, si è detto «sicuro che al secondo turno in Francia sarà battuta l'intolleranza e la xenofobia». Il ministro degli "'EStett'SpagBWo, JosejfTttin^'ha espresso preoccupazione; per «Iq posizioni contrarie alla costruzione europea di Le Pen» e ha invitato «tutti in Europa a fare un lavoro pohtico perché queste idee non si consolidino». E il ministro degli Esteri belga, Louis Michel, ha detto che «i democratici di sinistra, liberali e di destra si devono unire contro l'estrema destra» e che «la sinistra deve smetterla di dare lezioni di democrazia e di attaccare la destra e il liberalismo». j;;'.: I leader del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, durante la conferenza stampa di ieri