Casini: il governo tenda la mano ai magistrati

Casini: il governo tenda la mano ai magistrati VERSO LO SCIOPERO: PER CASTELLI NON E' IN PERICOLO L'INDIPENDENZA Casini: il governo tenda la mano ai magistrati I presidente dell'Anni: chiedo aiuto a tutti, noi siamo pronti al dialogo ROMA Scende in campo il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, per tentare di bloccare lo sciopero dei magistrati; «Esprimo rammarico per l'indizione dello sciopero e lo esprimo con la stessa forza con cui chiedo al governo di dialogare per riformare l'ordinamento giudiziario con gli operatori del settore». Parlando all'assemblea nazionale dell'Udc, il presidente della Camera ha chiesto al governo di fare la sua parte, di lavorare per ricucire lo strappo; «Uno sciopero indetto con più di quaranta giorni di anticipo dà al governo almeno quaranta possibilità di farlo disdire; mi auguro che si operi da entrambi le parti in questa direzione». L'appello di Casini è stato immediatamente raccolto dal presidente dell'Anm, Antonio Patrono, anche lui ospite dell'assemblea dell'Udc; «Chiedo aiuto a chiunque sia disposto a darlo e sono convinto che su di voi - prosegue rivolgendosi alla platea - si possa contare, jer aiutare i magistrati a diaogare, a confrontarsi per farsi capire. Sulla giustizia ci sono mille questioni, tutte gravi, ma il dialogo non verrà interrotto dalle forte denun¬ cia di malessere espressa ieri dai giudici italiani». Il giorno dopo l'assemblea nazionale e la proclamazione dello sciopero dei magistrati per il 6 giugno, anche il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che l'altro giorno aveva denunciato che aveva prevalso «l'ala oltranzista dell'Anm», rassicura i magistrati; «L'autonomia e l'indipendenza dei giudici italiani non sono assolutamente a rischio». Secondo i magistrati, invece, la riforma dell'ordinamento giudiziario del Guardasigilli «mina l'indipendenza della magistratura e la libertà dei cittadini». Il neoprocurato¬ re di Venezia, Vittorio Borraccetti, sottolinea; «I magistrati si sono mossi con senso di responsabilità e determinazione. Anche a me non piace dover scioperare ma quando sono messi in gioco principi fondamentali, lo sciopero è un dovere. Mi auguro che venga revocato perché vorrà dire che le forze politiche avranno rinunciato a un disegno di legge che attenta all'indipendenza della magistratura». Naturalmente, la decisione presa l'altro giorno dal Comitato direttivo centrale dell'Anm fa discutere anche all'interno della magistratura e del suo organo di autogoverno, il Csm. Il laico Gianni Di Cagno (Ds) si dice «perplesso» sulla scelta dello «strumento» di lotta, lo sciopero; «In questo modo si dà ragione al governo che afferma che la magistratura non è un potere ma un ordine. Proprio perché è un potere, io credo che vi siano tutti i presupposti per sollevare un conflitto tra i poteri dello Stato. Nel momento in cui l'esecutivo pretende di influire sulle camere dei magistrati, infatti, invade un campo che la Costituzione affida al Csm e quindi all'ordine giudiziario». Il togato Armando Spataro, invece, difen¬ de lo sciopero e attacca il ministro Castelli: «Lo sciopero è legittimo perché non si tratta di una protesta per rivendicazioni economiche ma a difesa di valori della Costituzione. E' stupefacente che il ministro di Giustizia parli di vittoria dell'ala oltranzista, è un falso perché è tutta la magistratura ad aver scelto di indire lo sciopero. L'unica possibilità per revocarlo è che il governo stralci i suoi progetti di riforma ordinamentali, il che mi pare improbabile». Domani al ministero di Giustizia dovrebbe riunirsi il tavolo di confronto tra ministro e Anm, e sarà il banco di prova per verificare effettivamente la volontà del governo e dell'Anni di ricucire lo strappo. Ieri, l'Anm ha accolto positivamente l'appello del presidente della Camera Casini e ha accolto con favore l'impegno della componente centrista del governo, l'Udc, a farsi protagonista della riapertura del dialogo: «Si può discutere di tutto - ha replicato il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, sempre dal palco dell'assemblea dell'Udc - e raccolgo volentieri l'invito del presidente Casini al dialogo. Noi siamo per il metodo del consenso, del parlarsi prima di decidere», [g. ru.j

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