«Si è ucciso per realizzare una scultura umana»

«Si è ucciso per realizzare una scultura umana» GENESI Di UNA TRAGEDIA «Si è ucciso per realizzare una scultura umana» Un mercante d'arte: lo conoscevo bene, non sapeva più come tirare avanti intervista MILANO CIA', venga qua che ce lo dico io cos'è successo col Fasulo. Il "Fasullo" come lo chiamavamo nell'ambiente. E ho detto tutto. Per farla breve: altro che incidente o malore, glielo dico io com'è andata: quello lì si è suicidato. E si è sucidato alla grande per fare un'opera d'arte vivente. Un gesto eclatante. Sicuro al 100 per cento». Mister Zeta, lo chiameremo cosi, è un signore sulla cinquantina, brizzolato e discretamente elegante con ufficio in centro e segretarie affascinanti. La parlantina svelta da milanese abituato al sodo e agli affari, di professione mercante d'arte, il settore dove il pilota Gino Fasulo avrebbe voluto sfondare. E che invece, per dirla con Mister Zeta, «lo ha sfondato». Perchè il signor Zeta, i retroscena della famiglia Fasulo sostiene di conoscerli bene, tanto da essere sicuro che lo schianto del piccolo aereo da turismo tra il 25esimo e il 26esimo piano del Pirellone, non è stato affatto un incidente. Giusto, Mister Zeta? «Giusto. Gliel'ho detto: un suicidio». Ma come fa ad esserne cosi sicuro? «Semplice: perchè il Gino non sapeva più come tirare avanti». Il figlio di Fasulo però ieri ha smentito che il padre avesse questa intenzione. «Ah sì? E allora le racconto una storia». Prego, «Per capire bisogna fare un passo indietro. Allora, Gino Fasulo, il padre, aveva questo piccolo aereo con cui portava in giro, oltre a un po' di industriali e galleristi, soprattutto Fernandez Arman, uno scultore con grande mercato e, Diego Straz, il suo rappresentante in Italia. E sa perchè? Perchè voleva che suo figliò Giorgio diventasse il più importante gallerista del Ticinese». E questo cosa c'entra col suicidio? «Aspetta, adesso ci arrivo. Dunque, il Giorgio Fasulo aveva aperto questa galleria a Lugano, la "Lenz Gallery", e suo padre Gino si è messo a comprargli un po' di opere da me come da altri. Però, sa com'è, nell'arte girano diversi miliardi e bruciarsi è un attimo. Naturalmente il Gino si è allargato troppo e tampona di qui, tampona di là... non ha più pagato nessuno». Signor Zeta, guardi che per una querela ci vuole un attimo... «Non ci crede? Ecco guardi qui queste fotocopie di assegni, tutti girati e tutti inesigibili. A me ha rifilato un pacco di 85 milioni di lire e meno male solo quelli. Però so di altre gallerie con scoperti da 250 milioni, 120 milioni... E comunque io l'altro ieri, alle tre del pomeriggio, insomma due ore prima dello schianto, ho parlato col figlio al telefono: "Uè qui il ritornello va avanti da tempo, cosa vuoi fare con i protesti? Paghi o faccio la denuncia?" E lui ancora un po' piangeva. "Non abbiamo neanche più i soldi per l'affitto di casa", diceva». Ma perchè? «Mah, non so. Lui mi ha detto che avevano preso un grosso bidone da degli italiani di Nizza, roba da un milione di euro versati su un libretto al portatore taroccato per pagare un'opera d'arte che i Fasulo avevano venduto. Inoltre il Gino aveva subito dei sequestri ed era finito in un'inchiesta nel Trentino per dei soldi chiesti in prestito a strozzini di quella zona. Insomma, secondo me, di motivi per essere disperato ne aveva eccome. Guardi, solo qui nel giro dei galleristi aveva più o meno un buco da due o tre miliardi». Addirittura c'è chi dice che Gino Fasulo avesse fatto ogni tanto contrabbando con il suo aeroplano, trasportando tra Italia e Svizzera quadri che non potevano uscire dal territorio nazionale. Se davvero è così, forse qualche speranza... «Ma va là. Mica era roba grossa. E poi, da quanto so io - e, uè, intendiamoci, io faccio sempre tutto con fattura, roba regolare eh? - era un contrabbando per non far pagare l'Iva sulle opere d'arte. Ce n'è così che lo fanno». E per due o tre miliardi uno come Gino Fasulo si sarebbe ucciso? «In questo modo in fondo ha salvato il figlio: adesso chi va più a chiedergli i soldi? Gli assegni erano tutti girati in Italia e lui è svizzero... Io ho capito subito: quando ho sentito il botto e ho saputo chi c'era sull'aeroplanino, ho fatto uno più uno. O due più due, faccia lei. Secondo me c'aveva anche il tritolo a bordo. Uè dico, ma ha sentito che botto c'è stato?». [p. col.] «Ero un suo creditore Due ore prima dello schianto ho parlato con il figlio: cosa fai con i protesti? Faccio denuncia? Lui ha risposto che avevano preso un bidone a Nizza»

Luoghi citati: Italia, Lugano, Milano, Nizza, Trentino