«Jenin, orrore inimmaginabile» di Aldo Baquis

«Jenin, orrore inimmaginabile» GERUSALEMME CONFERMA CHE SI CONCLUDERÀ' DOMENICA L'OCCUPAZIONE DEL CAMPO PROFUGHI «Jenin, orrore inimmaginabile» L'inviato Onu: Israele ha bloccato i soccorsi Aldo Baquis TEL AVIV Mentre l'Operazione Muraglia di difesa volge ormai al termine, Israele ha iniziato ieri un graduale ritiro da Jenin, la dttà cisgiordana devastata all'inizio del mese da una settimana di furiosi combattimenti, casa per casa, fra decine di combattenti della Jihad islamica e unità di elite israeliane. Le prime immagini del campo profughi di Jenin (l'epicentro della battaglia) apparse ieri agli occhi dell'emissario della Nazioni Unite Roed Terje Larsen lo hanno sconvolto. «Ho trovato una distruzione totale, come dopo un terremoto», ha subito informato il segretario generale, Kofi Annan. «E' un orrore che passa la immaginazione. E' inaccettabile che per 11 giorni consecutivi Israele abbia impedito l'ingresso di squadre di soccorso». Analoghe testimonianze sono state inoltrate ad Annan anche da Peter Hansen, il direttore della agenzia Unrwa per i soccorsi ai profughi palestinesi. «C'è stato un massacro - ha esclamato. - Ho visto famiglie strappare i morti alle macerie». Lo stesso Annan si è detto turbato dalle informazioni provenienti da Jenin e ha rilandato il progetto di inviare speditamente nei Territori una forza multinazionale dotata di un «mandato robusto». Un progetto che si scontra con la netta opposizione di Israele, che non ha mai avuto troppa fiducia nella efficienza di tali corpi di spedizio-ne. La possibilità che fra le case di Jenin si stato compiuto un massacro di palestinesi è stata respinta con fennezza dal colonnello Miri Eisen, dell'intelligence militare israeliano. Secondo Eisen, le distruzioni viste ciarli emissari delle Nazioni Unite si riferiscono ad una zona pari al 10 per cento del campo profughi di Jenin, che era stata trasformata in un bunker dai militanti islamici. Nell'area di un chilometro quadrato sono stati fatti esplodere contro i soldati israeliani oltre 400 ordigni, secondo Eisen. Ancora Israele non ha fornito un bilancio complessivo delle vittime palestinesi. Finora sono stati recuperati decine di cadaveri, e altrettanti potrebbero tuttora trovarsi sepolti da macerie. I dirigenti palestinesi temono che i morti siano varie centinaia. Jenin dista circa 15 chilometri dalla città israeliana più vicina, Afula. Per questa ragione i soldati israeliani, che pure hanno abbandonato la area abitata di Jenin, sono rimasti appostati nelle vicinanze. Il loro incarico è di impedire che guerriglieri palestinesi si infiltrino adesso in territorio israeliano per vendicare quegli spargimenti di sangue. Parallelamente Israele si accinge a lasciare gradualmente anche Nablus. Ieri comunque informazioni di intelligence hanno indicato che fra Jenin e Nablus si stava spostando Hussam Badran, il comandante del bracdo armato di Hamas, responsabile di ima lunga serie di attentati costati la vita complessivamente a oltre 100 israeliani. Per catturarlo si sono subito alzati in volto cinque elicotteri israeliani. Badran ha cercato la fuga, ma un razzo ha colpito uccidendoli - tre dei suoi compagni. Da un elicottero sono balzati i membri di una unità di elite che lo hanno caricato a bordo e sono subito decollati. Si tratta di un ulteriore colpo inferto ai cervelli della intifada, dicono i dirigenti israeliani, dopo la cattura di Marwan Barghuti, Ahmed Baighuti e Nasser Awes (al Fatah), dello stesso Badran (Hamas) e di Ali Saffuri (Jihad islamica). La Operazione Muraglia di difesa ha dunque dato ad Israele quanto si aspettava: non la demolizione delle strutture terroristiche palestinese, ma almeno un allentamento della pressione che alla fine di marzo era divenuta insopportabile per le retrovie israeliane. «Entro due o tre giorni - secondo il ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer - la operazione si concluderà». Con due eccezioni: Ramallah e Betlemme. A Ramallah il presidente palestinese è stato visitato ieri dal proprio dottore personale, Ashraf el Kurdi, che lo ha trovato in condizionibuone anche se necessita calmanti e riposo. L'assedio al suo uffido, ha ribadito Ariel Sharon, non sarà revocato finché non si saranno consegnati a Israele alcuni collaboratori di Arafat e il leader del Fronte popolare, Ahmed Saadat. Situazione stazionaria anche a Betlemme, dove Israele insiste per la resa di «svariate decine di terroristi palestinesi», barricati da due settimane nella Chiesa della Natività. Un incontro di mediazione israelo-palestinese previsto per ieri è sfumato all'ultimo momento. Nella serata di ieri i contatti fra le due parti sono tuttavia ripresi, mentre artificieri israeliani erano impegnati a disinnescare a Betlemme una potente autobomba che avrebbe potuto compiere una strage fra le forze di occupazione. Una palestinese si dispera davanti alla sua casa distrutta nel campo profughi di Jenin, da cui è cominciato il ritiro dei soldati israeliani