Dornbush: l'Europa vede troppo rosa

Dornbush: l'Europa vede troppo rosa L'ECONOMISTA DEL MIT SI SCHIERA CON LA PRUDENZA DI GREENSPAN PERCHE' «LA GUERRA CREA INCERTEZZA SUL FRONTE DEI TASSI» Dornbush: l'Europa vede troppo rosa «Le riforme servono, ma soltanto se durano nel tempo» intervista Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK LA prudenza del presidente della Federai Reserve Alan Greenspan sulla ripresa è giustificata, per l'Europa questo è il momento di far rientrare le troppo rosee previsioni e niente euforia neanche sulle riforme in Italia perché daranno i loro risultati solo dieci anni dopo la loro approvazione. Economista di punta del Massachusetts Institute of Technology e guru dell'economia america, Rudy Dornbush, condivide la linea della Federai Reserve e suggerisce prudenza all'Europa. Alan Greenspan di fronte al Congresso ha gelato le attese sull'imminenza della ripresa americana. Condivìde l'invito alla prudenza? «Le parole di Greenspan non mi hanno affatto sorpreso, ancora una volta hanno ben fotografato quanto avviene nell'economia. La prudenza di oggi ha precedenti. Bisogna ricordare che nel 1992 la Federai Reserve aspettò ben un anno e mezzo prima di parlare di crescita negli Stati Uniti. Certo, oggi a differenza di allora la produttività e molto più alta e dunque anche l'aumento dei posti di lavoro sarà maggiore ma non dobbiamo dimenticarci che l'America è impegnata in una guerra e durante un conflitto militare è tradizione che i tassi di interesse non si alzino». Se dobbiamo aspettare che termini la guerra in Afghanistan per u rialzo dei tassi, rischiamo un'attesa molto lunga, il Pentagono parla di operazioni lunghe anni... «Il punto è che la guerra crea una situazione dove non c'è urgenza di alzare i tassi. Certo se i dati economici futuri dovessero disegnare uno scenario molto favorevole la Federai Reserve potrebbe procedere nel rialzo ma le condizioni devono essere migliori di quanto non si ritiene normalmente. La presenza di una guerra fa pondera¬ re differentemente i dati economici». La tesi di Greenspan è che ima delle ragioni del rallentamento è il caro-petrolio, che contrae i consumi. E' ima maniera per chiedere al Congresso di approvare in fretta il piano energetico dell'Amministrazione Bush? «Non sono ragioni politiche ma reali quelle che muovono il presidente della Federai Reserve. D rialzo dei prezzi energetici causa inflazione e fa contrarre la spesa delle famiglie, dunque spinge alla prudenza. La crescita è legata infatti all'aumento dei consumi da parte delle famiglie non certo all' inflazione». Quali sono le implicazioni per l'Europa di una crescita americana più a rilento? «Vi saranno problemi im po' ovunque nel mondo, inutile nasconderlo o negarlo, le previsioni di crescita fatte con qualche fretta in Europa negli ultimi mesi forse dovranno essere riviste con maggiore cautela». La Trimestrale di Bilancio prevede per l'Italia una crescita al 2,5 per cento con un'inflazione all'I,7. Cosa pensa di questi dati? «H due per cento è a mio avviso un dato credibile. Un dato più vicino al tre per cento invece assolutamente no perché la crescita mondiale ha un impatto molto forte su quella europea. Ed oggi la crescita mondiale c'è ma non è in grado di trainare l'Europa così tanto». Le riforme economiche proposte in Italia potranno favorire la ripresa in Europa? «Il fatto che il governo in Italia si proponga le rifonne è positivo ma guai a farsi facili illusioni su possibili effetti a brève termine.' Ili Gran Bretagna e negli Stati Uniti ie riforme, una volta realizzate, hanno avuto bisogno di un periodo di dieci-quindici anni per dare dei frutti nell'economia reale. In Italia c'è ancora molto da fare, la volontà di cambiamenti radicali è un passo avanti ma poi si dovrà cambiare e per un periodo sufficiente lungo da avere le conseguenze volute». Il Fondo Monetario ha meno timori sulla crescita americana e vede rosa. Chi ha ragione lui o Alan Greenspan? «Kohler ha opinioni discutibih. Il suo pronunciato ottimismo ha assai deboli fondamenta». Eppure il Fondo guarda già oltre la crescita Usa ed invita Giappone ed Argentina a cogliere l'occasione per affrontare i propri problemi? «Fesserie. L'Argentina avrà bisogno come minimo di dieci anni per risollevarsi da dove è precipitata. Per l'incombente bancarotta giapponese è certo meglio che arrivi la crescita americana anziché no ma da qui ad affermare che possa essere la scialuppa di salvataggio per le banche è tutt'altra storia». «Per Roma il 2 per cento di espansione è un dato che ritengo credibile Fare di più sarà difficile» «Ci vorranno dieci anni per risollevare l'Argentina La crescita americana potrà aiutare il Giappone» BH Rudy Dornbush, economista del Massachusetts Insti tute of Technology