Ore 17,49: un aereo contro il Pirellone

Ore 17,49: un aereo contro il Pirellone IL PICCOLO VELIVOLO SI E' SCHIANTATO TRA IL 240 E IL 260 PIANO DEL PALAZZO REGIONALE Ore 17,49: un aereo contro il Pirellone Era decollato da Locamo, poco prima dell'incidente il pilota aveva detto alla torre di controllo di Linate: «Voglio atterrare, ho problemi tecnici a bordo» Con lui sono morte due professioniste che lavoravano come avvocati per la Regione. Dispersa una donna delle pulizie, 60 i feriti. Scajola: non è un attentato Fabio Poletti MILANO «Corri, Madonna corri...», gridano quelli che scappano per via Vittor Pisani, quando nel cielo c'è ancora la nuvola di fumo che arriva dal Pirellone, il grattacielo più alto di Milano centrato come fosse un birillo da un piccolo aereo da turismo impazzito. «Scappa, scappa...», gridano quelli con il completo grigio, il cellulare in tilt da sovraccarico, la borsa che è un peso e il cuore in gola, perchè alle 17 e 49 si corre per l'aperitivo, non per un Rockwell Commander 112 Te, un turboelica in avaria grande come un'automobile, che si infila diritto tra il 24" e il 26" piano degli uffici della Regione Lombardia e fa almeno tre morti, il pilota e due dipendenti regionali. Nessuna conferma dalfà Prefettura su un passante investito dalle macerie. Né su una donna delle pulizie che si trovava ancora in ufficio quando è arrivato l'aereo. «L'ho visto che volava bas^o, l'impressione è che andasse assolutamente diritto e che non fosse in difficoltà», assicura Gianni Zanetti, dipendente dell'Agenzia regionale per il lavoro, l'ufficio in via Pirelli, venti passi per strada e l'aereo che gli vola sulla testa prima di schiantarsi. «Ho pensato a un attentato, ho pensato alle Twin towers», dice ancora, mentre son passati venti minuti dall'esplosione e sul piazzale della stazione arrivano le ambulanze con la sirena, la polizia, i carabinieri, la Guardia di finanza, quelli della scientifica e del 118, i colleghi di quelli che lavorano in Regione e nei bar della zona, quelli che sono scesi dal treno alla stazione che è a cinquanta metri e quelli che escono dalla metropolitana, con la fermata della linea verde che sbuca porprio davanti. Tutti con il naso per aria e il respiro sospeso, a guardare i due piani che non ci sono più, con il Pirellone che fuma e sembra ferito come da un'unghiata che gli ha portato via un pezzo di facciata. Ottanta pompieri salgono con le scale delle autopompe fino all' 110 piano e poi se la fanno a piedi. Gli ascensori sono bloccati, c'è una persona dentro, la tireranno fuori dopo due ore. «A quei piani c'è l'Avvocatura, l'assessorato al Personale e la bibhoteca. Ci lavorano 300 persone», sono i primi numeri da brivido, mentre dal Pirellone vengono ancora giù lastre di vetro, tubi d'acciaio e un mare di carte e di libri che tappezzano la piazza in un raggio di cento metri. Alla sede della Banca Popolare scoppiano i vetri. Il primo morto, secondo l'assessore regionale Lio, lo trovano per strada. Sarebbe un passante rimasto travolto dai detriti e da quello che resta del piccolo aereo, con l'ala bianca che è arrivaLta fino al prato oltre la strada. I "corpi di altre due vittime li recuperano al ventiseiesimo piano, dove lavoravano come avvocati Annamaria Rapetto e Alessandra Santonocito. E, con il pilota rimasto ucciso nello schianto, fanno tre morti sicuri più sessanta feriti, due sono gravissimi, che finiscono al Fatebenefratelli e negli altri ospedali della zona dove arrivano le ambulanze con i medici che corrono a dare una mano ai barellieri e chiedono «sangue e fili per sutura». Dall'aeroporto di Locamo arrivano le prime notizie che fanno pensare che non si tratti di un attentato. L'aereo, un turboelica da quattro posti, era decollato alle 17 e 15 dal piccolo club elvetico. A bordo una sola persona. Luigi Fasulo, 67 anni, commerciante, una passione per il volo e una lunga esperienza alla guida di piccoli monomotori. Destinazione finale del velivolo con sigla HBCNX, lo scalo di Milano Linate. Quando è già su Milano, ma ancora lontano dall'aeroporto Luigi Fasulo si mette in contatto con la torre di controllo milanese. Dice di avere problemi tecnici a bordo, il carrello che non esce e la strumentazione bloccata. Chiede assistenza. Ma a Linate non c'è una pista di emergenza. O se c'è non è né attrezzata né libera. Gli rispondono di girare sopra Milano, di prendere tempo. Che cosa sia successo veramente sono i magistrati che dovranno accertarlo. Bruna Albertini della procura di Milano ha aperto un'inchiesta. Potrebbe essere solo un incidente. Potrebbe essere solo il malore del pilota in seguito alle difficoltà di volo. Dall'Enac, l'ente di assistenza di volo civile propendono per questa ipotesi: «O malo- re o fumo a bordo come riferito da alcuni testimoni». Ma c'è di più. Secondo alcuni esperti il piccolo aereo da tursimo, pur girando sopra Milano non avrebbe dovuto trovarsi in pieno centro che è ovviamente «no fly zone». Né a così bassa quota, meno di cento metri. E poi c'è il mistero delle fiamme a bordo. Le ha viste solo un testimone, Carlo Sunik, un giornalista sportivo che passava davanti alla stazione Centrale: «Il velivolo era in fiamme prima di colpire l'edificio e non ha tentato di deviare la sua rotta. L'ho visto andare verso il Pirellone, c'è stato lo schianto e poi un secondo botto per lo spostamento d'aria... Subito dopo ho visto cadere detriti e sollevarsi del fumo». Altri vedono un secondo Piper di colore rosso, fare una lunga virata sopra il luogo del disastro e dirigersi verso la zona Est della città. Dall'Ata, lo scalo privato di Linate, fanno sapere che era un volo autorizzato: «Aspettava di atterrare, era subito dietro al Commander che si è schiantato contro il grattacielo Pirelli». Il pilota del Piper racconta di aver visto l'altro pilota tentare di azionare manualmente flap e carrello. Una manovra disperata. Alla fine inutile. Alle 17 e 49 l'Air Commander con quello che restava dei 265 libri di carburante a bordo, si infila nel grattacielo. Annamaria Rapetti, 41 anni, av¬ vocato della Regione è nel suo ufficio al 26" piano. L'aereo le arriva addosso. Non deve aver avuto nemmeno il tempo di capire. Gli ultimi quattro dei trenta piani del Pirellone sono vuoti per lavori di ristrutturazione. Al trentesimo ci sono gli uffici del presidente Roberto Formigoni ma lui è in India, in imo dei tanti viaggi che fa da governatore della Lombardia. L'altro morto, ma fino a sera si parla di altre due vittime trovate negli uffici della Regione, è un passante che si è visto cadere il mondo in testa. Tra i dipendenti della Regione che non sono riusciti a scappare - e appena venti giorni fa avevano fatto un'esercitazione di evacuazione, ima simulazione di quello che nessuno pensava che potesse accadere - ci sono tanti feriti, alcuni molto gravi. Una ragazza finisce al Fatebenefratelh con ustioni di secondo grado in tutto il corpo. Altri due sono trattenuti corni trauma cranico e fratture agli arti inferiori. Molti si feriscono cadendo su quel mare di vetri, inciampando l'uno con l'altro in quei momenti di panico quando non sai dove e da cosa scappare. «E' stato un incubo, è stato un attimo», racconta Filippo Di Gieri, 30 anni, dipendente del¬ l'Atm, alle 17 e 49 alla guida del tram 33 che passa davanti alla Centrale e al Pirellone. «Ho sentito i passeggeri urlare... Ho alzato gli occhi e ho visto l'esplosione e poi il fumo e i vetri che volavano dappertutto», spiega ancora mentre gli fasciano la mano e poi la testa e in corsia arrivano i parenti che hanno pentito la notizia alla radio, che l'hanno vista alla televisione e ci hanno messo un attimo per capire che non era un documentario sull'I I settembre. In ospedale finiscono 70 feriti, tre li trattengono al Fatebenefratelh, uno al Niguarda. Quando è buio e i pompieri lavorano con le fotoelettriche i morti sono ufficialmente tre. Spiegano i vigili del fuoco: «Lavoriamo tutta la notte, non ci sono rischi di crolli». Davanti al Pirelli arrivano anche i curiosi. Quelli che nel pomeriggio avevano le macchine fotografiche puntate sul grattacielo colpito. Come avtevano visto fare a Manhattan da altri turisti in preda alle stesse emozioni. Qualcuno si attacca al telefono cellulare. Il sistema va in tilt. Come il traffico in centro, con i vigili che stendono metri di cordone bianco e rosso fino a cento metri dal Pirellone, nell'ora in cui chiudono gli uffici e inizia l'aperitivo. Aperta un'inchiesta Le ipotesi più accreditate sono un incidente o un malore come pensano gli esperti dell'ente di assistenza al volo Il piccolo aereo da turismo non avrebbe dovuto trovarsi in quella zona che è interdetta e neppure a una quota di soli cento metri Secondo un testimone il velivolo era in fiamme e non ha tentato di deviare dalla rotta UnaltroPiperha compiuto una lunga virata sul luogo del disastro prima di allontanarsi verso Est. Sembrava la conferma di un possibile attacco poi si è scoperto che era un volo autorizzato in attesa di atterrare Pii i d fit di dtiti dl ttilhiitti itd'iiuo^U. '! ' -' - - .' ^^.. Primi soccorsi ad un uomo ferito dai detriti del grattacielo che sono precipitati in strada