Io, ebrea, salveta da un carabiniere

Io, ebrea, salveta da un carabiniereIncontro con una donna che ha vissuto negli anni del periodo fascista Io, ebrea, salveta da un carabiniere Al figlio sarà data la «Medaglia del Giusto» A volte il passato ritoma, si porta dietro le paure, il dolore delle vite cancellate. Ed emei^ono i volti di chi non c'è più, le brutalità della guerra, i pochi ma importanti atti d'umanità. Tutto ciò è la storia di Daria, un'ebrea scampata al razzismo nazi-fascista. Oggi ha settant'anni. Ci riceve verso le cinque del pomeriggio nell'appartamento in cui abita, in un'antica casa a due passi dal centro di Torino. Siamo arrivati a lei per intercessione di suo nipote, un amico. Ci accoglie con un sorriso. Non è molto alta, i capelli bianchi sono corti e ben pettinati. Vestita in modo sobrio, l'unico vezzo che si è concessa sono i due orecchini, lucenti. Parla a bassa voce, come chi segue con il pensiero cose vissute e mai dimenticate. «Sono nata a Casale Monferrato, nel '32 - confida - . Ho vissuto tutto il regime fascista, tutta la tragedia che è derivata dalle leggi razziali volute da Mussolini nel '38». Ogni tanto, i ricordi prevalgono, diventano insopportabili. La voce diventa flebile, s'incrina. Guarda, in silenzio, le tante piccole immagini incorniciate che sono sul tavolino accanto alla poltrona: i suoi familiari. Cerca in quei volti la forza per continuare. E subito il ricordo riprende con rinnovata energia. ((A Casale non posso iscrivermi alla scuola pubblica. Devo andare a Torino, dai nonni, dove mi frequento l'istituto ebraico». La stella giall di David cucita sui vestiti è poca cosa se non celasse gli oirori dell'occupazione tedesca, del dopo armistizio. «Per noi è l'inferno ricorda - : uccisioni di massa, retate, deportazioni sui carri bestiame piombati. E' l'epoca degli amici che spariscono nel nulla, portati via nel cuore della notte. Degli incubi. Di un'adolescenza rubata dal razzismo». Daria toma con la famiglia nella cascina vicino a Casale. « Per fortuna - dice pronunciano le parole adagio - tanti italiani disobbediscono alle leggi, danno rifugio e protezione agli ebrei». Si commuove. «Per nasconderci, mio fratello scava una fossa molto profonda, di oltre due metri, sotto la cuccia del cane. E' lì che, spesso, troviamo rifugio per sfuggire ai rastrellamenti fascisti». Confida: «Veniva ad avvertirci il maresciallo dei carabinieri del paese. Quelbrav'uomo ha rischiato la vita per noi. Non so che fine ha fatto. Spero solo che trovino il figlio, un parente, per consegnargli la 'Medaglia 84 torinosette 1 formazione del Giusto'». Daria e la sua famiglia vivono anche un tentativo, fallito, di espatrio in Svizzera. «E'awenuto nel '44, fu amaro dover desistere a due passi dalla frontiera. Ma non potevamo accettare che solo due di noi, come volevano i gendarmi, si salvassero». Durante gli ultimi giorni della guerra, i repubblichini catturano suo fratello. «Ma la vita - dice - spesso restituisce con piccole opportuAità le grandi sfortune. Prosegue: «Il soldato che gli fa da guardia è Aldo, un suo compagno di scuola, Aldo. Fa il cecchino, non sbaglia un colpo». Per il fratello di Daria quell'arresto è come una condanna certa. E, prima, le sofferenze, le torture. «Un giorno, mi ha raccontato di aver chie¬ sto ad Aldo un favore». Allo stremo delle forze avrebbe supplicato l'amico: «Facciamola finita. Adesso scappo, tu sparamil». Daria mi fissa negli occhi. «Mio fratello fu l'unico bersaglio che Aldo non riuscì a colpire!». Davide Scagliola Classe IV B Ist. Program. «Russell» Un'immagine che deve essere di monito a quanti, ancora, non hanno capito la tragica lezione della Storia

Persone citate: Davide Scagliola, Mussolini

Luoghi citati: Casale, Casale Monferrato, Svizzera, Torino