Barilla vuole il pane tedesco di Francesco Manacorda

Barilla vuole il pane tedesco LANCIATA UN'OFFERTA D112 EURO PER AZIONE SUL COLOSSO EUROPEO DEL SETTORE VALUTATO 1.76 MILIARDI Barilla vuole il pane tedesco La Kamps dice no, Parma non rilancia Francesco Manacorda MILANO «I dodici euro per azione che offriamo per la Kamps sono un prezzo che rispecchia il valore della società e che non è rivedibile». Guido Balilla, presi Jjnte dell'omonimo gruppo alimentare, smorza gli entusiasmi di chi prevede un rialzo dell'Opa annunciata lunedì (e che dovrà essere formalizzata entro quattro settimane) per il maggior produttore di pane europeo, valutato 1,76 miliardi di euro. La Finba Bakery Europe, che fa capo al gruppo Barilla offrirà appunto 12 euro in contanti per ogni titolo della tedesca Kamps, con un premio dell'I 1,396 sul prezzo di chiusura di venerdì sera. Un prezzo che, nonostante le dichiarazioni dell'offerente, è stato già superato ieri dalla chiusura di Borsa a 12,80 euro, dopo che il consiglio di amministrazione della Kamps ha respinto l'Opa - considerandola insufficiente sotto il profilo finanziario - e dopo che sul mercato si era sparsa la voce, poi smentita, di una possibile controfferta della Danone. Sull'andamento del titolo, specie alla luce dei forti rialzi delle ultime settimane, ha già annunciato un'indagine l'autorità di controllo del mercato finanziario. Ma più in generale l'offerta su Kamps rappresenterà il banco di prova per la nuova legge sull'Opa tedesca - che almeno in teoria riduce le possibilità di difesa della società oggetto dell'offerta - e forse anche per i difficili rapporti sui temi della finanza tra Berlino (che in sede comunitaria ha appena bocciato il progetto di Opa europea) e il resto dei partner Uè. La scalata di Parma al colosso tedesco - la Kamps ha il 170Zo del suo mercato nazionale ed è in buona posizione in tutto il centro Europa ha sohde motivazioni industriali. «C'è ima forte sinergia geografica visto che noi siamo molto forti in Italia e in Scandinavia e loro hanno una posizione di preminenza in Germania, Francia e Olanda - spiega ancora Guido Barilla - e anche prodotti e marchi si integrano bene: noi siamo leader sui prodotti da forno, di cui possediamo tutta la tecnologia, loro sono molto focalizzati sul pane». In un mercato frammentato come quello delle panetterie, «dove la concentrazione è frenata dal rispetto delle mille diverse tradizioni locali», l'acquisizione tedesca proietterebbe Barilla in testa ai produttori europei. Ai 2,4 miliardi fatturati a Parma si aggiungerebbero 1,7 miliardi dei tedeschi che negli ultimi anni hanno fatto uno shopping sfrenato portando l'indebitamento a 770 milioni. Ma, spiega il presidente del gruppo italiano «l'integrazione futura che noi vediamo è tecnologica piuttosto che societaria, così come è accaduto con la Wasa, che abbiamo comprato nel '99». Le indiscrezioni parlano anche di una volontà della Barilla di cancellare Kamps dal listino di Francoforte se l'offerta andrà in porto. E' così? «Dipende molto dal livello di successo dell'Opa: noi siamo interessati almeno al 500Zo del gruppo, ma raccoglieremo qualsiasi cosa. E se dovessimo arrivare air800Zo allora le cose cambierebbero. Per ora, comunque, è prematuro parlare di delisting». «Noi manteniamo ferma la nostra offerta che fa parte di un progetto - è in definitiva il messaggio del presidente - ma faremo di tutto perché il management della Kamps che lunedì ha respinto la nostra proposta per una questione di prezzo capisca che questa è un'iniziativa amichevole». E se non riuscirà a convincere i manager che hanno il 150Zo del gruppo, la Barilla che ufficialmente possiede il 20Zo di Kamps, ma che potrebbe aver già rastrellato una quota vicina al 100Zo - conta di convincere l'azionariato diffuso della bontà della sua offerta. Per farlo spenderà anche i giudizi delle banche d'affari che appena qualche settimana fa attribuivano all'azione un prezzo compreso tra i 5 e gli 8 euro, anche se c'è chi - come la Salomon Oppenheimer - è di parere contrario e valuta adesso il titolo 15 euro. Guido Barilla