Finisce l'esilio di Zahir, Karzai lo riporta a Kabul di Emanuele Novazio

Finisce l'esilio di Zahir, Karzai lo riporta a Kabul TORNA DA SEMPLICE CITTADINO, CON UN RUOLO PACIFICATORE. I CAPITRIBU NON ACCETTEREBBERO IL RIPRISTINO DELLA MONARCHIA Finisce l'esilio di Zahir, Karzai lo riporta a Kabul Berlusconi: «L'Afghanistan desidera ordine, legge, stabilità e pace» Emanuele Novazio ROMA Saranno cinquanta carabinieri dei corpi speciali a garantire per alcuni r^esi a Kabul la sicurezza personale dell'ex re afghano: Zahir Shah lascerà Roma questa sera, dopo 29 anni di esilio, accompagnato dal capo del governo provvisorio Hamid Karzai arrivato ieri a Roma con sei ministri per scortarlo in patria dal sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, che coordina per conto della Famesina il rientro dell'ex re, dal figlio Mir Wais e dal generale Abdul Wali, suo genero e ascoltatissimo consighere. Resteranno invece a Roma, nella residenza dell'Olgiata, la moglie e la figlia. Il viaggio di ritomo di Zahir, 87 anni, è avvolto nel mistero: il Boeing 707 della nostra aeronautica che decollerà domani sera dall'aeroporto di Pratica di Mare farà tappa in un Paese «vicino all'Afghanistan» non megho precisato per ragioni di sicurezza, dove l'ex sovrano e il suo seguito saliranno su due C 130 mihtari italiani. Il luogo dell'atterraggio finale verrà deciso soltanto all'ul- timo momento: a bordo, contrariamente alle previsioni, non ci saranno giornalisti. Con l'ex sovrano - che per timori di attentati ha rinviato due volte la partenza, prevista in un primo tempo a marzo - viaggeranno anche il medico personale, due sanitari italiani con un defibrillatore, due infermieri e nove carabinieri. «E' un nuovo Afghanistan quello che dà il benvenuto a tutti i suoi figli compreso l'ex re, una figura patema e il simbolo dell'unità della nazione», ha detto Karzai al suo arrivo a Roma. Il ruolo di Zahir, in realtà, è controverso: tornerà da semplice cittadino e «con l'intento di essere utile al mio Paese», ha confermato ieri. «Non vuole nulla per sé, vuole sólo la pace e la prosperità per tutti gli afghani», afferma il suo portavoce Hamid Sidig. A giugno Zahir presiederà l'inaugurazione della Loya Jirga, la grónde assemblea tribale che dovrà nominare il nuovo govemo provvisorio destinato a restare in carica 18 mesi e preparare il nuovo assetto istituzionale di un Paese sconvolto da vent'anni di conflitti. Che cosa accadrà dell'ex sovrano, ima volta formato il nuovo govemo, non è chiaro: lo stesso Zahir ha detto che sarà il popolo a decidere se l'Afghanistan dovrà tornare a essere ima monarchia. Pur riconoscendogli un ruolo pacificatore e unificante, tuttavia, i capi tribali ancora molto potenti non acconsentiranno mai a restituirgli il trono. Anche i Paesi vicini, a cominciare dall'Iran, non permetterebbero la ricostituzione della monarchia. E numerose e potenti sono le forze che vorrebbero impedirgli di agire, come dimostra il complotto dell'ex premier Gulbuddib Hakmatyar per rovesciare il govemo provvisorio sventato a Kabul due settimane fa: il rientro dell'ex sovrano era appena stato rinviato, dopo un colloquio fra il presidente Bush e Silvio Berlusconi. ieli Karzai e Zahir hanno preso commiato dal presidente del Consigho, e ancora una volta il messaggio del capo del governo provvisorio è stato di gratitudine all'Italia («Una seconda patria per me», ha confermato Zahir) e insieme di allarme: «Andate contro i nemici della pace che sono i signori della guerra», ha chiesto Karzai a Berlusconi. «L'Afghanistan non ci domanda cibo ma desidera ordine, legge, stabilità, pace», ha riassunto il presidente del Consigho al termine di un incontro che ha rivelato «una relazione toccante fra l'ex re e Karzai, un rapporto quasi fra padre e figlio che sarà certamente molto produttivo». Fra i due esiste in effetti un legame particolare: il padre di Karzai, Abdul Ahad, ucciso in un agguato nel 1999 in Pakistan, era stato presidente del Parlamento sotto re Zahir. Hamid, sebbene non sia il primogenito, ha ereditato con il molo di capofamiglia anche quello di leader del clan Popalzai, il più potente della tribù Durrani, la stessa che nel XVIII secolo ha unificato l'Afghanistan e alla quale appartiene anche Zahir Shah. Hamid Karzai, re Zahir e Silvio Berlusconi nell'incontro di ieri a Roma