«La nostra odissea tra i ribelli colombiani»

«La nostra odissea tra i ribelli colombiani» SONO TORNATI A CASA I TECNICI SEQUESTRATI PER DUE ANNI «La nostra odissea tra i ribelli colombiani» MILANO. Claudio Cellario e Pietro Bocchiola sono arrivati ieri in Italia alle 18. I due tecnici italiani che erano stati rapiti dai guerriglieri dell'esercito rivoluzionario di liberazione colombiano e liberati 19 mesi dopo sono stati accolti da un foltissimo gruppo di amici e parenti. Tra questi anche Riccardo Cannelli, l'esponente della Comunità di Sant'Egidio, protagonista della loro liberazione. «Il momento più bello in assoluto - ha spiegato Cellario - è stato quando abbiamo visto davanti a noi la jeep bianca della Croce Rossa. Gli ultimi 200 metri prima della libertà sono stati invece quelli più interminabili. I guerriglieri ci hanno sempre trattato bene. A volte se ci vedevano giù, parlavano un pò tra di loro e poi venivano a chiederci se potevano aiutarci in qualche modo. Ci hanno anche comprato una radio con la quale riuscivamo ad avere ogni giorno notizie dall'Italia grazie ad un'emittente svizzera, ma delle nostre case non sapevamo niente». In aeroporto Cellario è rimasto seduto accanto a Bocchiola. Alla sua destra ha stretto il figlio Niccolò: «Quando mi hanno rapito - ha detto commosso il tecnico italiano - mio figlio aveva appena 13 anni. Ora ne ha quasi 15...».. Riccardo Cannelli ha spiegato come si è giunti alla liberazione. «In tutti questi mesi abbiamo avuto moltissimi incontri con i capi della guerriglia colombiana, in Europa, in Venezuela, a Cuba. E proprio l'ultimo incontro di'Cuba è stato quello decisivo». [r. cri] 5 -, ^ L'arrivo all'aeroporto di Malpensa del due tecnici Italiani

Persone citate: Bocchiola, Cellario, Claudio Cellario, Pietro Bocchiola, Riccardo Cannelli

Luoghi citati: Cuba, Europa, Italia, Milano, Sant'egidio, Venezuela