I terribili giorni dell'imputata virtuale di Marco Neirotti

I terribili giorni dell'imputata virtuale — . . —————. : — IL SUO LEGALE: IN LEI HO VISTO LA FORZA DEGLI INNOCENTI I terribili giorni dell'imputata virtuale Daniela Ferrod: il silenzio per contrastare sospetti e veleni personaggio Marco Neirotti inviato a COGNE APRE e subito richiude la porta nel silenzio. E' il silenzio ciò che Daniela Ferrod, la più vicina dei vicini di casa dei Lorenzi, oppone a questi giorni di accuse e sospetti, passati prima per le pagine dei giornali e poi, se non avallati, almeno rilanciati da una motivazione di sentenza. Quella che ha fatto scarcerare Anna Maria. Il suo è un silenzio che dice molte cose: incredulità, dolore, sofferenza, però mai angoscia, mai il dubbio su un «che cosa mi può accadere». E' bella l'espressione che il suo legale Claudio Soro, ha usato con i giornalisti: «In lei ho visto la forza degli innocenti». Forza che continua a essere silenzio. Daniela Ferrod, dopo due mesi e mezzo da quel dehtto, e da una bordata di accuse jrima velate e poi chiare, mai ne la ribaltata una, mai ne ha rispedita una al mittente. Però sta chiusa in questa villetta di legno e di bianco, con i figli di due anni e mezzo e quattro e mezzo. E si domanda da dove venga questo odio improvviso. L'odio, cara signora, può venire anche da piccole cose. Qui si è parlato di «cattivo sangue» fra due famiglie per una strada, perfino per un lusso, o almeno un'eleganza, che generano invidia. Ma questa donna schiva e riservata non ci sta a un teorema che mette un bambino ammazzato in mezzo a quello che non è un «non corre buon sangue», bensì un dissidio come mille altri. Quello che all'av¬ vocato Soro ha fatto dire: «Non si riempiono dei vuoti con storielle del genere». Ma chi è Daniela Ferrod? E' una donna alta, magra, schiva e sbrigativa, però sempre gentile. Non tiene affatto alle griffe o all'apparire, sta agganciata al concreto, all'utile, all'indispensabile. La incontri - forse è più facile dire che la incontravi - per Cogne con i figli, verso il negozio del marito, Carlo Guichardaz, uomo pratico e meticoloso (tanto che grazie alla sua abitudinarietà nessuno ha contestato l'assenza di alibi). Ieri, davanti al loro negozio, qualcuno riprendeva una battuta uscita dagli uffici giudiziari: «Meno male che non abitiamo in un condominio, altrimenti l'assenza di alibi è già colpevolezza per tutti». Ma per la signora Ferrod conta il suo rapporto personale con la colpevolezza. Quello che la lascia stupefatta e ne fa un monumento al dolore e all'impotenza insieme, è come tutto ciò sia accaduto. La bufera non si è abbattuta d'improvviso su questa sua villetta bianca e curata, ma umile. E' entrata di traverso, a fiocchi, dalle finestre, dagli spiragh. Un'allusione, un'altra, fino all'indicazione chiara e netta. Rispondere, dunque? No, un legale per tutelarsi. Da lei, come dalla famigha che ha il negozio accanto a suo marito, e che è stata indicata in prima battuta, non è uscita mai una frase di rimando, un sospetto in più verso che li additava, un'aggiunta a una testimonianza. Come ci si sente sospettati da tutti - tranne che dal pm dell'assassinio di un bimbo? Risponde il silenzio della signora: attoniti, sgomenti, ma sicuri. Lei adesso è la stessa prigioniera, la stessa donna agli arresti domiciliari (anche e forse soprattutto per la nostra curiosità) che Anna Maria è stata a suo tempo al residence Le Cascate. Con una differenza: telecamere a parte, lei è qui e qui la gente le fa sentire la sua vicinanza: «Non lasciarti andare, passerà». Passerà, e Daniela Ferrod anche a questo si aggrappa, come è passato tutto per quell'altra famiglia che nell'ordinanza non è citata e che già si processava pubblicamente per aver perso un figlio, motivo sufficiente per far fuori quello di altri. Nemmeno loro rilasciano interviste, ma fin da allora - fin dai giomi delle accuse odiose e fino a quelli della pace riconquistata non hanno avuto uno sfogo, ima cattiveria, un piccolo riscatto. Soltanto la gioia della fine di un incubo. Qui, a casa Ferrod, invece, siamo in pieno incubo. Carlo lavora e manda avanti il suo piccolo negozio di frutta e verdura. Suo fratello Ulisse è per le montagne, come guardiaparco, suo padre Ottino! che da un giomo all'altro si è ritrovato uomo senza alibi in una motivazione giudiziaria che neanche lo riguardava) è desolato e pacato. In attesa. Che cosa può raccontare, in queste giornate allungate dalle stagioni e dall'ora legale, Daniela ai figli? Può raccontare di Samuele che sta in cielo. E che cosa questa donna alta e sbrigativa ha provato quella mattina, quando ha raccontato ai giudici di Samuele nel lettone e di Anna Maria con le braccia lungo i fianchi? Niente, di quella mattina. Perché quella mattma non ha pensato a null'altro che al bambino. Adesso allusioni fanno capire che stava fuori casa, par di leggere tra le righe che era li intorno. Lei risponde soltanto ai giudici. Si nega ai giornali e alle tv, non perché loro le facciano paura, ma perché qualunque parola, ormai, in questa vicenda, può essere un boomerang. Però lei ha già confermato di non essere uscita dalla casa. Ed è lei a dire che il marito le ha telefonato a una certa ora. Il tabulato Telecom è così preciso da farle un favore. «Mamma, ceniamo?». E' questa la cosa più importante per Daniela Ferrod, pubblicamente sospettata e giudiziariamente nemmeno indagata. I figli. E le loro domande. Meglio queste che altre.

Luoghi citati: Cogne