All'incontro con Castelli soltanto tre giudici

All'incontro con Castelli soltanto tre giudici ATRIESTE LA PROTESTA CONTRO IL GUARDASIGILLI: DESERTO IL PALAZZO DI GIUSTIZIA All'incontro con Castelli soltanto tre giudici Elena Marco corrispondente da TRIESTE Sono solo tre i togati che aspettano il ministro di Grazia e Giustizia Castelli ieri in visita a Trieste e a Udine. Tre giudici che si confondono nella piccola folla di capi ufficio, impiegati e personale amministrativo, schierata all'ingresso del Tribunale giuliano. «In Italia l'indipendenza dei giudici è inattaccabile - esordisce Castelli -.EU nostro governo non solo non può farlo, ma non ha nessuna intenzione di farlo». Butta acqua sul fuoco il Guardasigilli ma lo ! fa per pochi. E mentre parla, tutti gli altri giudici giuliani, in linea con l'Associazione nazionale magistrati, si riuniscono in assemblea. Trieste come Genova: a Nordovest come a Nordest: al ministro si riserva la stessa fredda accoglienza. Anche per questo il tour tra i custodi della legalità di Trieste e dintorni si risolve in una toccata e fuga di mezz'ora. Quanto basta per cercare di spegnere le polemiche appiccando però altri piccoli «fuochi». «La nostra stella polare è il "giusto processo" - spiega Castelli - e per questo lavoreremo con le riforme legislative e con la riorganizzazione del comparto, ma la spesa per la giustizia in Italia è in linea con il resto d'Europa». I magistrati triestini assenti la pensano diversamente. «Il progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario presentato dal governo - scrivono in un documento stilato alla fine dell'assemblea convocata in concomitanza con la visita del ministro - altera in maniera profonda gli equilibri dei poteri dello Stato disegnato dal legislatore costituente». Ci pensa il Procuratore di Trieste, Nicola Maria Pace a illustrare a Castelli problemi e obiettivi del confine orientale. Un confine strategico violato ogni giomo da decine di clandestini, varcato da passeur e trafficanti di ogni genere. «Stiamo svolgendo un ruolo importante nell'opera di contrasto alle "nuove mafie", in particolare nella compravendita di esseri umani e in tutti i fenomeni connessi», dice Pace al ministro chiedendo un aumento di organico. A Udine la musica non cambia. E nel deserto friulano il Guardasigilli sbotta: «Alcune parti della magistratura hanno un ritardo democratico - dice non si è ancora capito come si devono confrontare le istituzioni». Per aggiungere, stizzito: «Ho saputo che hanno diffuso un documento all' opinione pubblica, ma non so che cosa sia scritto in quel documento. Un po' di educazione avrebbe magari imposto che lo leggessero davanti a me. Per questo ritengo necessaria una paziente opera maieutica. Lo dico soprattutto per la periferia - ha detto il ministro perché al centro vedo che i rapporti sono molto corretti. In periferia forse non si è ancora capito come si devono confronta¬ re le Istituzioni». Ultima tappa della visita lampo del Guardasigilli è il carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. Castelli promette nove guardie in più e un finanziamento per realizzare una sala per videoconferenze da utilizzare per i detenuti che scontano il «carcere duro». Che il Friuli Venezia Giulia sia stata la prima Regione retta da un governatore leghista Piero Fontanini nel '93 - non se lo ricorda più quasi nessuno. Neanche Castelli che nel profondo Nordest forse sperava in una maggiore «solidarietà». Così l'ultima stoccata il ministro la riserva al Polo, oggi sovrano a Trieste e in quasi tutta la regione. La proposta di legge che prevede la riforma del Codice di procedura penale «è del Polo e non del governo. E il Polo non è il governo». «Qualche magistrato ha un ritardo democratico Con un po' d'educazione potevano venire a leggere il documento di protesta davanti a me»

Persone citate: Castelli, Nicola Maria Pace, Piero Fontanini