Casini: «Fermate l'esercito e rispettate le risoluzioni Onu» di Toni Capuozzo

Casini: «Fermate l'esercito e rispettate le risoluzioni Onu» IL MINISTRO SCAJOLA: RISCHI ALTISSIMI PER L'ITALIA Casini: «Fermate l'esercito e rispettate le risoluzioni Onu» la situazione ROMA CINQUE giornalisti italiani bloccati dai combattimenti nella chiesa della Natività a Gerusalemme da ieri a mezzogiorno, e tra loro Toni Capuozzo del Tg5 che dice: «Il timore è che nella notte la battaglia arrivi qui dentro», oltre ai giornalisti e parlamentari che sono a Ramallah, città chiusa. E ieri la Federazione nazionale della stampa ha sollecitato l'intervento del govemo italiano, oltre che accusato quello israeliano di «impedire una corretta e libera informazione», mentre il Vaticano (la chiesa della Natività è custodita dai padri francescani su mandato papale) ha convocato l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. Quello presso il govemo italiano, Ehud Gol, è stato ricevuto alla Farnesina, e ha assicurato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che «un autobus sarà a disposizio¬ ne dei cittadini e parlamentari italiani per lasciare Ramallah». A Letta che chiedeva al govemo di Tel Aviv di «garantire l'incolumità dei giornalisti italiani)). Gol ha infatti ricordato che «Israele considera Ramallah zona di guerra». Una notazione importante, nelle ore in cui il Parlamento italiano, che oggi pomeriggio riunirà in seduta congiunta le commissioni Esteri di Camera e Senato, si dispone ad inviare una delegazione ufficiale in Israele. Deciderà il dibattito di oggi quale sarà il mandato e quale la destinazione, se Gerusalemme per incontrare le autorità israeliane o anche Ramallah per vedere Arafat, «ma di certo una delegazione partirà. Parlamento e govemo italiano faranno di tutto e di più per agevolare la ripresa del dialogo in Palestina», valuta Margherita Boniver, sottosegretario alla Farnesina. «Del resto, sulla questione c'era un documento del Parlamento che testimoniava unità di intenti», ricorda il diessino Umberto Ranieri, che della commissione Esteri della Camera è vicepresidente. Ieri, al Senato c'è stata anche polemica in riunione di capigruppo: l'opposizione chiedeva un dibattito urgente, e la richiesta è stata respinta perché Berlusconi è in visita ufficiale a Mosca. Dunque, si riuniranno solo le Commissioni, per ilgovemo ci saranno Mantica, sottosegretario alla Farnesina con delega sul Medio Oriente, e il ministro per i rapporti con il Parlamento Giovanardi. Strascico polemico tra Fisichella, vicepresidente del Senato, e Gavino Angius, presidente dei senatori della Quercia: il dibattito potrà tenersi martedì prassimo, presente Berlusconi, proponeva il primo. No, è troppo tardi, «non possiamo stare fermi a vedere quel che succede», replicava il secondo. Il punto, spiega Giovanni Russo Spena di Rifondazione, che è appena rientrato dai Territori palestinesi, «è che il tempo disponibile è appena una settimana, prima che al quartier generale di Arafat accada qualcosa di irreparabile: il tempo del "disco giallo" che Bush ha dato a Sharon». Le preoccupazioni italiane sono riassumibili nella dichiarazione del ministro Scajola secondo il quale «la situazione in Medio Oriente comporta rischi altissimi in tutta l'area del Mediterraneo dove il nostro paese ha una posizione di importanza strategica e quindi sopporta pressioni enormi». Inequivoche, nella direzione di una missione ufficiale di parlamentari itahani, le parole di Pier Ferdinando Casini, che ieri era ad Amman a colloquio con il re di Giordania: «Israele ha diritto alla pace, ma rispetti le risoluzioni dell'Onu e fermi l'esercito». Una presa di posizione ferma del presidente del Parlamento itahano, dopo le dure parole sull'operato di Sharon che aveva pronunciato ieri in Siria, e anche alla riunione Interparlamentare recentemente tenutasi a Marrakech. Dove Casini aveva preso anche in considerazione l'ipotesi di recarsi personalmente a Gerusalemme: un'ipotesi scartata però in queste ore. Perché se il fine era che i parlamenti provassero a fare quel che ai governi in Medio Oriente non riesce, e cioè riavviare il dialogo israelo-palestinese, per realizzarlo occorre che le armi tacciano. Ma a Ramallah, la città palestinese nella quale è sotto assedio Arafat, ci sono centocinquanta pacifisti di varie organizzazioni, e cento sono itahani, alcuni parlamentari, Luisa Morgantini, Gianfranco Bettin e da ieri anche Graziella Mascia, e giornalisti. Per nulla intenzionati, però, a lasciare la postazione, nella quale svolgono di fatto la funzione di forza di interposizione. Forza che potrebbe aumentare nelle prossime ore: «Mi risulta che pronti alla partenza siano Katia Zanetti e Famiano Crucianelli dei Ds, Francesco Martone dei Verdi, Marina Magistrelli della Margherita, Claudio Sabattini della Fiom», dice Giovanni Russo Spena. L'ambasciatore di Tel Aviv rassicura la Farnesina: aiuteremo i cittadini e i parlamentari italiani a lasciare Ramallah