Come ti globalizzo il ribelle

Come ti globalizzo il ribelle Come ti globalizzo il ribelle Dal Subcomandante Marcos al Dalai Lama a Rigoberta Menchù a José Bove: le ambigue ricette per farsi ascoltare da tutto il pianeta dì Clifford Bob 1 a decenni, la causa dell'autodeterminazione del Tibet appassiona il mondo. Attrae come tutte le cause di diritti umani; difende la diversità culturale; in più ha un aspetto mistico, legato alla religione del luogo. Così chi si batte in nome dei cinque milioni e duecentomila tibetani riceve simpatia e aiuti finanziari nonostante gli sforzi del governo cinese per mettere tutto a tacere. Ma quanti sanno che all'interno delle frontiere della grande Cina ci sono altre minoranze ugualmente oppresse? Ci sono i mongoli, ci sono gli zhuang, gli yi, gli hui, solo per citare qualche nome. Ci sono gli uiguri, nel Nord-Ovest, che per secoli hanno cercato di sottrarsi al dominio cinese. Gli uiguri, con 7 milioni di persone più numerosi dei tibetani, subiscono le stesse forme di oppressione: immigrazione massiccia di cinesi han, politiche di sviluppo accelerato a pianificazione centrale, misure "antiterrorismo", di recente raf¬ forzate, che soffocano le libertà personali. Anche gli uiguri esuli protestano, in giro per il mondo. Eppure nessuna celebrità internazionale li appoggia, mentre a favore del Tibet si muovono la rockstar inglese Annie Lennox e gli attori americani Richard Gere e Goldie Hawn. Nessuno organizza concerti a favore della libertà degli uiguri. Perché? Una risposta ottimistica può essere che prima o poi tutte le cause che lo meritano riescono ad attrarre l'attenzione del mondo. Per esempio Howard Frederick, Causeoppurfada pi nobili, cause ili zzare fondatore del gruppo di protesta "Peacenet", sostiene che le nuove tecnologie della comunicazione di per sé spingono i militanti di una causa a trascenderne i limiti e a formulare proposte che vanno nell'interesse di tutto il pianeta. Oppure Alien Hammond del "World Resources Institute" vede un effetto traino in cui i mass media a diffusione mondiale e l'impegno altruistico delle organizzazioni non governative si combinano nel creare una "radicale trasparenza" benefica per tutte le cause degli oppressi. Ma per il momento alcune cause, come quella tibetana, hanno il sostegno di organizzazioni non governative in tutto il mondo, mentre altre cause non trovano appoggio alcuno. Tutti hanno sentito parlare di Timor Est, ma perché rivendicazioni di autonomia o indipendenza del tutto simili all'interno della stessa Indonesia, come quelle per Aceh o Irian Jaya, non fanno notizia? E quanto all'ambiente, perché suscitano attenzione piccoli episodi come quelli delle proteste dei raccoglitori di gomma brasiliani per salvare le piantagioni, mentre la distruzione della foresta pluviale nella vicina Guyana no? Perché grandi progetti di modifica dell'ambiente, come la diga delle Tre Gole in Cina, o l'oleodotto Ciad-Camerun, vengono additati come disastrosi, mentre della diga di Tehri in India o dell'oleodotto tra Malaysia e Thailandia nessuno parla? Alcune forme di oppressione sociale sono deprecate da tutti; altre, come la discriminazione di casta ancora forte in India e altrove, passano sotto silenzio. Per chi. impegnato in questi conflitti, deve lottare contro nemici potenti, la nascente "società civile mondiale" rischia di apparire una darwiniana arena dove, per attrarre l'attenzione altrui, si combatte una feroce lotta per la sopravvivenza. Se le tecniche di marketing prevalgono sulle esigenze di giustizia, molte cause - siano di tutela dell'ambiente, di difesa dei diritti dei lavoratori, di auto-determinazione - esigono sforzi sovrumani. Non si tratta soltanto di competere alla pari con decine di cause ugualmente nobili, ma di sfondare il muro dell'indifferenza internazionale; mentre i nemici - governi totalitari o aziende multinazionali o istituzioni planetarie - hanno a disposizione apparati di pubbliche relazioni tra i più potenti del mondo. Nello sforzo di offrire un prodotto competitivo all'opinione pubblica mondiale, i leader di queste cause rischiano di tradirle almeno in parte, o di perdere l'appoggio della loro base. Oppure, può succedere che proprio i movimenti locali più aperti e democratici ottengano meno appoggio dalle organizzazioni non governative (Ong) occidentali, che preferiscono collegarsi a gruppi compatti magari dotati di un leader carismatico. Il mondo è pieno di conflitti armati, e per tentare di prevalere l'appoggio dell'opinione pubblica internazionale può essere utilissimo. La strategia di marketing parte da due mosse elementari: farsi conoscere e rivestire di un aspetto universale i loro obiettivi. Decisivo è l'accesso alle più importanti organizzazioni non governative dell'Occidente. Per chi viene da un paese poco noto, attrarre l'attenzione è difficile. Nonostante Internet e il preteso "effetto Cnn", i regimi autoritari sono spesso in grado di nascondere all'atten- Cause nobili, oppure cause facili da piazzare ClilTord Kob insegna scienze puliliolie albi Diitiucaìé Univcraiiy. rumversilà cattqlica di Piitsbm^li Ihifluziont' dì Fabio Umiliati

Luoghi citati: Camerun, Ciad, Cina, India, Indonesia, Tibet, Timor Est