Una donna sfida la lebbra

Una donna sfida la lebbra L PREMIO «WOMEN FOR SCIENCE» 2002 Una donna sfida la lebbra INDIRÀ NATH PREMIATA PER LE SUE RICERCHE INSIEME CON ALTRE CINQUE DONNE SCIENZIATE Luciano Simonelli NDIRA Nath esita un attiì mo, con il sorriso dolce e lo sguardo carico della stessa I solidarietà umana che regala, giomo dopo giomo, in India, ai lebbrosi ai quali dedica da anni tutta la sua vita di medico e di ricercatrice. Per un istante, dimentica di essere nel Palazzo dell'Unesco a Parigi, di fronte a telecamere e fotografi, per la consegna, a lei e ad altre quattro donne scienziato, del Premio L'Oréal-Unesco "Women in Science". E' come se vedesse, h davanti, in platea, tutta quella umanità dolente che spera un giomo di poter liberare da una malattia infettiva fra le più diffuse in India. Ed è proprio a nome di tutti i "suoi" lebbrosi che dice d'un fiato, con gh occhi lucidi di commozione: «Grazie di questo premio a favore dell'umanità». Nonostante tutto, anche oggi le donne scienziato devono quasi sempre fare i conti con "banalità" come tenere in ordine una casa, cucinare, allevare dei figh. Quindi valgono certamente di più quei risultati raggiunti da donne scienziato come la Nath, immunologa del New Delhi Medicai Institute, che ha individuato in una deficienza della risposta del sistema immunitario il bandolo della matassa che potrebbe portare un giomo a cure più adeguate se non addirittura a un vaccino contro la lebbra. E lo stesso si può dire per le altre sue quattro colleghe insignite nel 2002 - come di consueto sempre alla vigilia del1*8 marzo, festa della donna - del premio di ventimila dollari "Women for Science", praticamente un Nobel soltanto al femminile. Scienziate che si chiamano Nagwa Meguid, docente di genetica all'Università del Cairo, le cui osservazioni cliniche e biochimiche su casi di sindromi genetiche rare che conducono a malattie mentah e alla trisomia 21 si stanno rivelando fondamentali; Ana Maria Lopez Colonie, che nel suo laboratorio dell'Istituto di fisiologia cellulare all'Università Autonoma di Città del Messico ha messo a punto modelli sperimentali che consentono lo studio di gravi affezioni quah la retinite pigmentosa o la vitroretinopatia proliferativa, tra le cause più frequenti della cecità; Mary Osbome, biofisica di origine britannica dell'Istituto Max Planck di Gottinga in Germania, creatrice del microscopio a immunofluorescenza, essenziale per individuare le proteine all'interno delle strutture cellulari, rivelare la complessità e la diversità degli elementi presenti nel citoplasma e nel nucleo delle cellule. E infine, Shirley Tilgham, prima donna presidente dell'Università di Princeton (Usa), genetista, premiata per il suo contributo alla scoperta e alla comprensione deh'imprinting dei mammiferi (ha dimostrato che, durante lo sviluppo dell'embrione, alcuni geni si esprimono in maniera diversa a seconda che siano stati trasmessi dal padre o dalla madre). Cinque scienziate, cinque donne esemplari dei cinque continenti, selezionate tra più di 800 candidature da una giuria inter¬ nazionale presieduta da Christian de Duve, premio Nobel per la Medicina. Questo premio, ideato nel 1998 da L'Qréal (che vanta un numero di ricercatrici nei suoi laboratori ormai vicino al 60 per cento del totale) e patrocinato dah'Unesco, ha proprio l'obiettivo di stimolare la ricerca scientifica al femminile. Lo fa offrendo ogni anno dieci borse di studio di diecimila dollari ciascuna ad altrettante giovani scienziate di tutto il mondo. Così, ecco a fare da corona alle "grandi" una entusiasta e grintosa squadra di ricercatrici che quest'anno venivano da Sudafrica, Mah, Perù, Trinidad e Tobago, Bangladesh, Nuova Zelanda, Marocco, Tunisia/Albania e Austria." r Indimenticabili sono l'orgoglio deh'albanese Anila Paparisto, dell'Università di Tirana, impegnata nel problema della lecmaniosi, malattia parassitaria prodotta dalle punture di una specie di mosca; la quieta serenità di Konaite Keita, del Mali, concentrata sulla soluzione del problema costituito da un fungo che contamina pericolosamente le colture di arachidi; l'ottimismo di Hasina Akhter, che nel suo Bangladesh sta mettendo a punto un tipo di riso in grado di crescere in zone invase dall'acqua del mare. Sarebbe stato bello se in questa grande festa annuale della scienza al femminile, che si celebra a Parigi, si fosse sentito parlare anche itahano. D'ora in poi sarà forse più probabile: l'Oréal annuncerà presto nuove borse di studio esclusivamente dedicate a ricercatrici del nostro paese. UNA VITA SPESA NELLA CURA DEI LEBBROSI E ALLA RICERCA DI NUOVE TERAPIE. L'OBIETTIVO FINALE E' UN VACCINO. LE ALTRE VINCITRICI IMPEGNATE CONTRO MALATTIE GENETICHE E RETINITE PIGMENTOSA, 0 NELLA INVENZIONE DI NUOVI STRUMENTI PER LO STUDIO DELLE CELLULE