«Temo che la guerra debba fare il suo corso» di Paolo Mastrolilli

«Temo che la guerra debba fare il suo corso» L'EX DIRETTORE DELLA CIA JAMES WOOLSEY CHE PRESE PARTE Al NEGOZIATI DI OSLO «Temo che la guerra debba fare il suo corso» «Arafat poteva essere un Mandela, ha scelto di diventare un Mugabe: esca di scena» intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK MI dispiace per la popolazione, ma temo che la guerra debba completare il suo corso, prima di vedere una seria ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi». La risoluzione dell'Onu, e l'aggiustamento nella linea americana che ha consentito di approvarla, non hanno cambiato l'umore pessimistico dell'ex capo della Cia James Woolsey. Direttore, così non corriamo il rischio di lasciar scoppiare una guerra regionale, che finirebbe per coinvolgere gli Stati Uniti e l'Europa? «Naturalmente bisogna lavorare per arginare il conflitto, ed evitare un'escalation incontenibile. Al momento però non so prevedere quale possa essere l'obiettivo finale di questa campagna, e quindi l'orizzonte entro cui si concluderà». Perché il governo americano continua ad addossare su Arafat la totale responsabilità delle violenze? «Perché ci basiamo sui falli. Sapete chi sono gli autori degli ultimi attentati kamikaze in Israele, tipo il massacro di Netanya nella prima sera della Pasqua ebraica? Sono individui che noi conoscevamo molto bene: erano stati arrestati da Arafat come pericolosi terroristi, ma poi lo stesso Arafat li aveva liberati. Lo ha fatto senza sapere che avrebbero attaccato Israele?». Sharon non è andato al potere con l'obiettivo di liquidare il poco che era rimasto del processo di pace? «Durante i negoziati di Oslo io ero direttore della Cia, e quindi ho lavorato di persona al processo di pace. Sono uno dei mediatori che per parecchio tempo hanno sperato di vedere la trasformazione di Arafat nel Mandela del Medio Oriente. Purtroppo, invece, ha scelto di diventare il Mugabe della regione, e le violenze di oggi sono il risultalo della sua resistenza agli accordi che avevamo proposto». Come si esce da questa situazione insostenibile? «Gli israeliani non hanno in Arafat nn partner per la pace. I palestinesi devono avviare la transizione, da cui uscire con un leader capace di fare gli accordi e disposto ad accettarli». Lei fa parte del Defense Policy Board, che consiglia l'amministrazione Bush sulle questioni strategico-militari. Guai è l'impatto di questa crisi sulla guerra al terrorismo e sui progetti americani di attaccare l'Iraq? «E' chiaramente una complicazione. Ma bisogna capire che l'attacco all'Iraq, se l'amministrazione dovesse deciderlo, è una faccenda separata». Come procede la guerra in Afghanistan, e che fine ha fatto Osama? ((Abbiamo raggiunto risultati molto positivi in poco tempo, ma la campagna non è chiusa. Osama è vivo, e sul suo rifugio esistono quattro possibilità: si nasconde ancora in Afghanistan, oppure è passato in Pakistan, Iraq e Iran, ossia i paesi vicini dove ha vecchi e nuovi appoggi». Al Qaeda può tornare a colpire presto con altri attentati? . «L'intelligence è convinta che si stia riorganizzando, per attaccare a breve interessi americani». Nei giorni scorsi c'è stata ima polemica tra l'Italia e gli Stati Uniti per l'allarme di Pascjua. Era giustificato? «Io conosco abbastanza bene questi meccanismi, e posso dirvi che se il governo americano emette un avvertimento del genere, ha ragioni molto fondate per farlo. Il rischio di attentati da parte di cellule islamiche è reale». Questi allarmi servono anche a coinvolgere di più l'Europa nella guerra al terrorismo? «Dopo l'il settembre abbiamo ricevuto molto sostegno da diversi paesi, tra cui l'Italia, la Spagna e la Gran Bretagna. Altri però non si sentono personalmente a rischio, e pensano che questa faccenda mediorientale riguardi solo i paesi della regione e gli Usa. E' un grave errore. In questo momento il terrorismo intemazionale ha tre teste : quella sunnita di al Qaeda; quella sciita dell'Iran, collegata ad Hezbollah e in parte agli estremisti palestinesi; e quella degli stali laici fascisti del Medio Oriente, come Iraq e Siria, che aiutano anche loro i palestinesi. E' una triplice minaccia con l'obiettivo generale di destabilizzarci, e nessuno nel mondo occidentale può sentirsi al sicuro. Questa guerra riguarda tutti, e temo che durerà molto a lungo». Le Brigate Rosse sono tornate ad uccidere, e nella rivendicazione hanno fatto riferimento all'I I settembre e all' Iraq. E1 possibile un collegamento? «L'Italia è un modello nella lotta al terrorismo, che indico sempre ai greci per battere il gruppo 17 Novembre. Quel riferimento dei brigatisti, però, mi ba sorpreso, e conferma che non possiamo escludere nulla». «Gli autori degli ultimi attentati erano stati arrestati, poi lui stesso li ha liberati: non sapeva che avrebbero attaccato Israele?» James Woolsey, ex direttore della Cia