«Con Anna Maria parleranno gli avvocati»
«Con Anna Maria parleranno gli avvocati» «Con Anna Maria parleranno gli avvocati» Le famiglie «sospettate»: «Abbiamo il morale a terra» inviato a COGNE Oraziana Blanc è nel suo negozio di gastronomia, all'uscita del paese sulla strada che porta a Lillaz. Grembiule, bianco e rosso, nemmeno un filo di trucco, l'aria di chi lavora sodo anche quando per gli altri è festa. «E' già tanto se riesco a trovare cinque minuti per andare a casa a fare una doccia, altro che stare a casa a Pasqua», scherza con una cliente di tanti anni, diventata un'amica. Lei non ha ascoltato la radio, non sa che Anna Maria è stata scarcerata. Quella donna ha gettato su di lei l'ombra del mostro. «Non sapevo nulla della decisione dei giudici, sono stata qui a lavorare», mormora sgranando gli occhi, lo sguardo limpido di citi non ha grossi segreti da custodire. E se Anna Maria tornasse in paese? «Non credo», taglia corto. Lei e suo marito Carlo Ferratone avevano .buoni rapporti con i Lorenzi. Ora farebbero fatica a salutarsi, dopo le insinuazioni nemmenolroppo velaté'fatte sui giornali e in tv dal padre e dalla madre del piccolo Samuele. «Non ci penso a parlarle», aggiunge. Non ne ha bisogno. Ci sarà un avvocato a parlare per lei è il marito: è Claudio Soro, lo stesso nominato da Ulisse Guichardaz e dalla moglie Daniela Ferrod per ribattere a quelle affermazioni finite in tutte le case d'Italia. «Siamo stati costretti a "mettere" un avvocato, ci hanno sparato addosso», sbotta Guichar- daz, giacca a vento rossa e cappellino nero in testa. Anche lui è dietro il bancone del negozio. Vende frutta e verdura a pochi passi dalla gastronomia di Oraziana Blanc. E' strano il destino: tre famiglie vicine di casa, due anche nel lavoro, si trovano a lotta¬ re per levarsi di dosso il fango del sospetto. «Ci siamo stati tirati dice ancora Guichardaz -. Da quanto ho ascoltato alla radio, c'è qualcuno che ha fatto i salti di gioia appena ha saputo della scarcerazione. E' comprensibile: per carità. Ma noi, è già da qualche giorno che siamo con il morale a terra. Veniamo a lavorare solo perché dobbiamo». E' l'ora del rientro. Guichardaz deve affrontare il flusso di vacanzieri e residenti in ritardo con la spesa per il pranzo di Pasqua. Sposta con garbo cassette di zucchini e di aranci, cerca le cipolle e i pomodori migliori per una cliente affezionata. L'aria burbera contrasta con i modi cortesi. Non è soltanto r«arte» del commerciante, è una questione di carattere. C'è calca in negozio. Un bambino dell'età di Samuele piange sulla carrozzina, stuzzicato dalla sorella di un paio d'anni più grande. La madre rimprovera, con voce tranquilla. Ulisse Guichardaz sembra non curarsi di quella «scenetta» davanti al bancone del negozio. Poi, la mamma dei due bambini raccoglie i sacchetti della spesa, rassicura il più piccolo: «Andiamo, adesso andiamo, stai tranquillo». E lui scioglie quell'aria burbera, accenna anche un sorriso: «E' solo un po' nervoso, passa sùbito», dice, quasi a voler rassicurare la madre già sull'uscio/ nflijr roti Le domande del cronista spengono quell'accenno di sorriso. Lui vorrebbe dimenticare, riuscire ad avere almeno quel modesto beneficio dalla «cura» del lavoro. «Non mi faccia dire altro, parlerà l'avvocato», aggiunge. Oggi è Pasqua, ma per lui come per i Ferratone sarà un giorno di lavoro. Il cielo grigio, come lo stato d'animo di chi era vicino di casa ed è stato trascinato nel fango del sospetto. [e. lau.] «Non credo che lei tornerà in paese Ci sentiamo come se ci avessero sparato addosso»
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