Castelli contestato a Genova «Un sindacalista mi minacciò» di Alessandra Pieracci

Castelli contestato a Genova «Un sindacalista mi minacciò» L'«AVENTINO» DI MAGISTRATI E AVVOCATI IN TOGA Castelli contestato a Genova «Un sindacalista mi minacciò» Il ministro della Giustizia: «Era un delegato Fiom, iscritto a Rifondazione, DOÌ fU SUbitO SOSDeSO COmUnQUe VOrrei Che nOn SÌ drammatiZZaSSe» il caso Alessandra Pieracci GENOVA ERA un delegato della Fiom, iscritto al partito di Rifondazione comunista, l'autore delle minaccia arrivate a me e ai miei collaboratori, volantini firmati da un sedicente brigatista rosso. Io lo chiamerei piuttosto un aspirante brigatista». La rivelazione del guardasigilli Roberto Castelli, in visita ieri a Palazzo di Giustizia in un clima di contestazione, rischia di far divampare la polemica tra governo e sindacati. Ma è lo stesso Castelli, subito dopo, a voler smorzare i toni: «Per la verità, una volta individuato, è stato immediatamente sospeso sia dal sindacato dei metalmeccanici, sia dal partito». Il guardasigilli ha precisato che «tutti i ministri impegnati su punti sensibili ricevono minacce, e per quanto riguarda ministero dell'Interno e ministero della Giustizia il livello è fisiologico». Nel suo caso, però, c'è stato un allarme «ritenuto di un livello leggermente superiore e gli investigatori sono stati bravissimi a individuare, dopo pochi mesi, l'autore dei volantini di insulti, ingiurie e minacce di morte». L'uomo è stato scoperto dalla polizia circa due settimane fa. «Comunque vorrei che non si drammatizzasse su questo episodio» ha detto ancora Castelli. Circa un centinaio tra magistrati e avvocati in toga schierati sullo scalone di Palazzo di Giustizia, con lo striscione «Per uno Stato di diritto», hanno polemicamente accolto ieri mattina il Guardasigilli, il cui arrivo è stato sottolineato da sonori «buu» e da isolati applausi. E ancora più polemica è stato il comportamento della sezione ligure dell'Associazione nazionale magistrati : solo il suo presidente, Andrea Beconi, si è presentato al ministro, consegnandogli una lettera dai toni forti, prima di andarsene, lasciando Castelli a parlare in un'aula magna semivuota, presenti soltanto gli alti vertici dei magistrati genovesi e i dirigenti. «Il complesso di riforme proposte dal suo ministero - dice la lettera comporta un balzo indietro di cinquant'anni in termini di autonomia e indipendenza della magistratura». «Se lei preferirà continuare sulla strada fin qui seguita sveleremo in ogni sede e in ogni momento la reale volontà sua e del governo di limitare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura» conclude il giudice Beconi. Secca la replica del ministro. «Trovo curioso che da un lato ci si appelli # al dialogo e poi dall'altro non si stia' nemmeno ad ascoltare quello che il ministro ha da dire. Il ministro viene. vorrebbe guardare negli occhi gli interlocutori, ma questo non è accaduto. Il rappresentante dell'Associazione è uscito dall'aula senza ascoltare la mia risposta». In quanto alla lettera, «è un documento criticabile sia nella forma che nella sostanza. Nella forma, perchè contiene passaggi che vanno al di là di quello che dovrebbero essere i rapporti tra le istituzioni. Nella sostanza, perchè pone condizioni e diktat». «Un ministro non vuole, non deve, e soprattutto non può accettare condizioni da nessuno, perchè fa parte di un governo democraticamente eletto, deve rispondere al popolo e ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di portare avanti le riforme». Un processo di riforma guidato «da una stella polare». Ovvero, «il sogno che alla fine il cittadino non debba più aspettare dieci anni per vedere riconosciuto il suo diritto di giustizia». Assolutamente «condivisibili» invece i contenuti della lettera secondo il segretario dell'Anm Lucio Aschettino, che definisce la protesta genovese «una maniera corretta e civile di manifestare dissenso rispetto a linee politiche di intervento sulla magistratura che non possiamo condividere». Il prossimo 20 aprile l'Associazione terrà un'assemblea a Roma per definire le modalità della risposta alle iniziative di legge annunciate dal ministro Castelli, senza escludere uno sciopero generale. Castelli era a Genova anche per presenziare al giuramento di 219 agenti del 690 corso di polizia penitenziaria. Durante la cerimonia, in piazza della Vittoria, ha detto: «Sono orgoglioso di voi e di come svolgete il vostro lavoro quotidiano e mi Piace dirlo a Genova dove, in occasione del G8, vi ho visto operare con grande professionalità e in situazioni di estrema difficoltà. Credo che nulla possano le eventuali condannabili manchevolezze che forse pochi singoli hanno commesso». Ma sulle presunte violenze commesse nella caserma di Bolzaneto attrezzata a centro di prima detenzione all'epoca del vertice, è sempre viva la protesta del Forum sociale. «Bolzaneto non si dimentica» si leggeva sugli striscioni di una cinquantina di manifestanti bloccati a un centinaio di metri di distanza. «Sulle violenze da parte delle forze dell'ordine non è stata fatta né luce né giustizia» ha detto una portavoce del Forum. Un rappresentante dell'Anm ha consegnato una lettera di protesta al Guardasigilli, che replica: «Prima si dice di volere il dialogo, poi non si sta nemmeno ad ascoltare ciò che ho da dire»

Luoghi citati: Genova, Roma