Tre mesi per la verità su Anna Maria di Claudio Laugeri

Tre mesi per la verità su Anna Maria NOMINATI I MEDICI PER LA PERIZIA PSICHIATRICA, OGGI SI DECIDE PER LA SCARCERAZIONE Tre mesi per la verità su Anna Maria «Non capisco perché pensino che sia pazza» Claudio Laugeri TORINO Tra 90 giorni ci sarà la prima verità su Anna Maria Franzoni, in carcere per l'omicidio del figlio Samuele, di appena 3 anni. Ieri 9 esperti hanno accettato l'incarico di studiare la mente della donna, a 24 ore dall'udienza davanti al tribunale del Riesame che dovrà decidere sulla scarcerazione. La madre di Samuele sembra non tradire emozioni, non ha partecipato all'udienza svoltasi in carcere per la nomina dei periti e dei consulenti di parte che dovranno sottoporla a perizia psichiatrica. Una scelta dettata dalla difesa che ha preferito attendere l'esito del ricorso contro la custodia cautelare prima di farla incontrare con psichiatri e medici. Ieri la Franzoni ha ribadito: «Non capisco perchè pensino che sia pazza, si sbagliano a credere che sia stata io a uccidere Samuele». Tre sono i periti nominati dal giudice Gandini (Francesco Barale, docente di psichiatria all'università di Pavia; Francesco De Fazio, dell'istituto di Medicina legale di Modena; Alessandra Luzzago, docente di psicopatologia forense all'università di Pavia); altrettanti sono stati scelti dalla procura di Aosta (Ugo Pomari, docente in psichiatria dell università diTorino; Massimo ficozzi, criminologo degli atenei dì' Ca^tellanza e di Panna; Francesco Viglino, .medico legale torinese) e dalla difesa dell'indagata (lo psichiatra Filippo Bogetto, dell'università di Torino; Giancarlo Nivoli, psichiatra, dell'università di Sassari; il medico legale torinese Carlo Torre). Tutto è avvenuto secondo la procedura dell'«incidente probatorio», che consente ad accusa e difesa di partecipare agli accertamenti tecnici ordinati dal giudice nominando esperti di loro fiducia. Tre sono i quesiti: accertare la capacità di intendere e di volere di Anna Maria Franzoni la mattina dell'omicidio (il 30 gennaio); valutare la sua eventuale «pericolosità sociale»; dare un giudizio sulla capacità della donna di partecipare in modo cosciente e consapevole al procedimento penale contro di lei. E incuriosisce la presenza di tre medici legali (De Fazio, Viglino e Torre) in un gruppo di esperti incaricati di fare una perizia psichiatrica. Due le spiegazioni, una bonaria e l'altra maligna. Quella bonaria: la difesa (prima a nominare il medico legale), la procura e il giudice vogliono avere il conforto di uno specialista nella compatibilità tra eventuali tendenze della donna evidenziate dagli psichiatri e alcune dinamiche «fisiche» legate all'omicidio. Quella mali¬ gna: il difensore di Anna Maria, Grosso, vuole tentare di introdurre in questa perizia una ricostruzione del delitto del tutto diversa da quella fatta dalla procura. Spingendo così i magistrati Del Savio Bonaudo e Cugge a contrastare questo tentativo con la nomina di un altro esperto di medicina legale. E costringendo anche il giudice Gandini a fare lo stesso, «blindando» poi i quesiti agli psichiatri in modo da renderli «impermeabili» a infiltrazioni medico-legali. Ieri mattina, nel carcere delle Vallette sono arrivati il procuratore Del Savio Bonaudo, il giudice Gandini, l'avvocato Grosso e 8 periti. Mancava soltanto Torre. «Ho ritenuto superflua la mia presenza in questa fase dell'inchiesta» ha spiegato al telefono ai cronisti. Con ogni probabilità, ha lavorato anche alla relazione da presentare questa mattina ai giudi¬ ci del tribunale del Riesame. Anna Maria continua a ricevere le visite dei parenti e anche del figlio Davide, accompagnato dal padre Stefano Lorenzi. E proprio Lorenzi ha deciso di continuare a difendere la moglie accusando i vicini. Il marito ipotizza una ricostruzione alternativa a quella della procura. Nessun nome, ma ci vuol poco a capire che l'elettricista punta l'indice contro qualcuno che abita a pochi metri dalla casa del delitto. «Sono sconvolto, è fin troppo evidente che queste dichiarazioni sono a orologeria, un giorno prima dell'udienza davanti al tribunale del Riesame - dice l'avvocato Claudio Soro, nominato da Ulisse Guichardaz e Daniela Feirod per tutelare il buon nome delle due famighe - sono cortine fumogene, messaggi. Dopo Pasqua, presenterò querela per diffamazione. Mi pare il minimo». Davide ha abbracciato la mamma nel carcere di Torino e il padre accusa ancora i vicini di casa che annunciano querele I giudice per le indagini preliminari Fabrizio Gandini all'uscita dal carcere delle Vallette di Torino

Luoghi citati: Aosta, Modena, Pavia, Sassari, Torino