Arafat resta bloccato nel «carcere» di Sharon

Arafat resta bloccato nel «carcere» di Sharon SALVO SORPRESE NON SARA' OGGI AL VERTICE ARABO DI BEIRUT Arafat resta bloccato nel «carcere» di Sharon Uccisi ieri due osservatori (un turco e una svizzera) della forza Tiph Ultimi tentativi di Zinni per salvare la missione diplomatica americana Israele teme una spirale di violenza in occasione della Pasqua ebraica Aldo Baquis TEL AVIV Ore drammatiche in Israele, mentre sembrano essersi chiusi gli ultimi spiragli per un'autorizzazione del governo di Gerusalemme al controverso viaggio di Yasser Arafat a Beirut, dove oggi e domani si svolge il vertice della Lega Araba. Il Consiglio di difesa del governo di Ariel Sharon ha esaminato progetti militari di vasta portata nell'evenienza che il mediatore Anthony Zinni fallisca nel suo tentativo di raggiungere un cessate il fuoco fra israeliani e palestinesi. Il momento critico della terza spola di Zinni potrebbe essere stamane, quando l'emissario statunitense illustrerà a Sharon le condizioni dei palestinesi per la sospensione delle violenze ed esaminerà la possibilità di consentire ad Arafat di raggiungere il vertice di Beirut. Ieri sera, tuttavia, un comunicato dell'Autorità palestinese ha precisato che il Raiss ha già rinunciato al viaggio e «rimarrà nei territori palestinesi, con il suo popolo, per fare fronte all'aggressione israeliana». In questa fase cruciale la diplomazia degli Stati Uniti non ha lesinato sforzi per indurre Sharon a restituire ad Arafat la libertà dei suoi spostamenti, per indurre Arafat a sottoscrivere la proposta di Zinni sul cessate il fuoco e per sostenere il principe saudita Abdallah mentre si accinge a sottoporre la sua iniziativa di pace al vertice arabo. «Al Dipartimento di Stato i telefoni ieri scottavano», ha detto un funzionario nel tentativo di descrivere l'apprensione degli Stati Uniti di fronte a una possibile sconfitta della loro diplomazia nel Vicino Oriente. Ieri Sharon aveva comunque condizionato la partenza del presidente palestinese da Ramallah a un suo annuncio in lingua araba della cessazione delle ostilità. Il premier voleva inoltre ricevere dagli Stati Uniti precise assicurazioni di poter eventualmente impedire il ritomo di Arafat se in sua assenza si verificassero gravi episodi di violenza nei Territori o in Israele. «Avrei dovuto esigere già in passato dagli Stati Uniti l'espulsione di Arafat dalla zona», ha detto con rammarico Sharon in una intervista a «Maariv» che sarà pubblicata oggi. Nell'imminenza della Pasqua ebraica (che inizia stasera) la polizia israeliana ha proclamato lo stato di massima allerta. Informazioni di intelligence indicano la volontà da parte dei palestinesi di compiere un attentato terroristico talmente vistoso da «rovinare la festa» a tutto il Paese. Già ieri è fallito di misura un complesso attacco lanciato dalle Brigate dei martiri di al Aqsa (al Fatah) contro l'affollato centro commerciale di Malha, a Gerusalemme. L'automezzo su cui viaggiavano i palestinesi è stato bloccato dalla polizia. Ne è seguita una deflagrazione in cui due militanti delle Brigate al Aqsa sono rimasti uccisi. In serata, la tensione è ulteriormente cresciuta quando nella zona di Hebron due osservatori della forza della Tiph, a cui partecipano anche contingenti italiani, sono caduti in un'imboscata e sono rimasti uccisi. Un terzo passeggero della jeep in cui si trovavano (che ostentava in modo visoso il simbolo della Tiph) è rimasto ferito. Secondo la televisione israeliana i due norvegesi, si era detto in un primo tempo; un turco e una svizzera, è stato successivamente precisato - sarebbero stati vittime di attentatori palestinesi che ritenevano che nella jeep potessero trovarsi coloni. Ma in passato quegli osservatori - incaricati di perlustrare la città di Hebron - erano stati minacciati proprio dai coloni, che avevano chiesto il loro allontanamento. f Yasser Arafat: attorno al suo viaggio a Beirut ruota la diplomazia della pace in Medio Oriente