Zìnni ha solo due giorni per «liberare» Arafat

Zìnni ha solo due giorni per «liberare» Arafat CORSA CONTRO IL TEMPO DELL'INVIATO AMERICANO CHE TENTA LA MEDIAZIONE Zìnni ha solo due giorni per «liberare» Arafat Mercoledì il vertice arabo dove è atteso il Rafss. Ieri un bilancio di 11 morti Aido Baquis TEL AVIV Il mediatore statunitense Anthony Zumi è impegnato in una serrata corsa contro U tempo nel tentativo di concordare un cessate il fuoco fra israeliani e palestinesi prima dell'inizio del vertice arabo di Beirut, il 27 marzo. In caso di successo - improbabile, visto che anche ieri sera la riunione tra i responsabili della sicurezza delle due parti, presieduta dall'inviato di Bush, è faUita - Israele potrebbe autorizzare la partecipazione di Yasser Arafat. In assenza di un accordo, il presidente palestinese sarebbe invece costretto a restare a Ramallah: ano sviluppo che inevitabilmente toglierebbe slancio all'iniziativa diplomatica di pace elaborata nelle settimane scorse dalla Arabia Saudita. In questo complesso gioco diplomatico, si inseriscono le attività militali di vari gruppi radicah. Ieri, in una delle giornate più turbolente delle ultime settimane, si sono segnalati episodi cruenti a Ga^a, Hebron, Ramallah, Jenin, e anche presso il solitamente pacifico Lago di Tiberiade. In serata, il bilancio dei morti era di undici: nove palestinesi e due israeliani. Da Jenin il leader locale delle Brigate martiri di al Aqsa (al Fatali), Nasser Oweis, ha rivendicato ieri la paternità dell'attentato suicida che giovedì ha' sconvolto il centro di Gerusalemme, e ha ribadito che il suo gruppo «pur orgoglioso di Abu Ammar (Yasser Arafat ndr) in quanto leader e simbolo del popolo palestinese, è determinato a perseverare nella via della Jihad (guerra santa ndr), della resistenza e del martirio fino alla fine della occupazione sionista». Gli incontri con Zinni, secondo Oweis, sono del tutto superflui. Riferendosi alla decisione degli Stati Uniti di includere le Brigate al Aqsa in una lista di gruppi che praticano il terrorismo, Oweis ha aggiunto di non accettare lezioni «da chi, come i criminali e terroristici Stati Uniti, hanno ucciso decine di migliaia di musulmani innocenti in Iraq e in Afghanistan». Poche ore dopo, un anonimo portavoce delle Brigate al Aqsa ha rivendicato la paternità di un agguato, teso nella zona di Ramallah, in cui una coIona ebrea è rimasta uccisa. In questo clima infuocato Zinni aveva inutilmente convocato anche la scorsa notte responsabili israeliani e palestinesi per cercare di concordare la apphcazione del Piano Tenet per una riduzione graduale delle violenze. Israele vorrebbe vedere i servizi segreti palestinesi smantellare le infrastrutture terroristiche nei Territori. «Finora Arafat non ha nemmeno iniziato il lavoro» ha sostenuto ieri Sharon, in una seduta di govemo. A marzo Israele ha registrato un numero record di vittime per attentati terroristici: 74 morti, centinaia di feriti. Nelle ultime due settimane sono stati sventati 17 attentati suicidi, secondo la stampa locale. «Arafat vuole andare a Beirut? Che vada - ha esclamato esasperato il ministro della Finanze Silvan Shalom, Likud. - Purché non tomi più. Con lui tutto è finito». Fra i palestinesi la esasperazione non è minore. La pubblicazione del piano saudita per la «conclusione del conflitto» con Israele aveva acceso le speranza degli elementi pragmatici nella leadership palestinese sul fatto che il govemo israeliano avrebbe reagito in maniera positiva. Il quotidiano libanese as-Safir ha anticipato i punti principali della inziativa del principe Abdallah: 1. Il ritiro totale israeliano dalle terre occupate nel 1967, Golan incluso 2. Creazione di uno stato palestinese indipendente, con Gerusalemme per capitale. 3. Una soluzione equa per i profughi palestinesi, basata sulla risoluzione 194 delle Nazioni unite. 4. Lo stabilimento di normali relazioni dì pace con Israele, da parte dei paesi arabi. Ma in Israele - hanno rilevato questi esponenti palestinesi - l'iniziativa saudita non ha innescato il dibattito sperato. Per tutta la giornata si sono susseguiti episodi di violenza, il più grave dei quali si è sviluppato nella alta valle del Giordano, nel punto preciso dove il fiume Yarmuk confluisce nel Giordano, pochi chilometri a Sud di Tiberiade. Là nella notte di sabato gendarmi giordani hanno mdividuato un veicolo sospetto: nello scontro a fuoco sono rimaste uccise due persone armate. Nel frattempo in Israele è stata segnalata l'infiltrazione di un commando e alla popolazione della zona è stato vietato dì abbandonare i propri insediamenti. Dopo un inseguimento di quattro chilometri nelle estreme propaggini del Golan, i membri di una unità di élite israeliana (aiutati da elicotteri) sono riusciti a sorprendere i quattro infiltrati e ad ucciderli, prima che attaccassero un villaggio o una delle arterie vicine. In mancanza di informazioni concrete, la prima ipotesi è che si trattasse di combattenti Hezbollah. In serata altri tre palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano di infiltrarsi armati nella colonia di Netzer Hazani, a Sud di Gaza. Infine un israeliano è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre era al volante della sua vettura nei pressi dell'insediamento di Beit Hagai, a Sud di Hebron (Cisgiordania). uv,. .k*fc I cadaveri dei quattro infiltrati palestinesi, intercettati e uccisi dagli israeliani nella zona del Golan